Fratelli guerrieri Aaron Cohen e Douglas Century
Traduzione Alessio Lazzati
Longanesi Euro 16,60
“Questo libro è un mio ritratto personale di Israele: un racconto del mio viaggio attraverso le IDF, dell’addestramento e delle missioni con il Sayeret Duvdevan; esperienze che continuo a portare nel mio cuore”. “Fratelli guerrieri” che la casa editrice Longanesi pubblica nella collana “I grandi libri d’azione” è il racconto autobiografico che Aaron Cohen, ebreo canadese, ha scritto con Douglas Century sulla sua straordinaria esperienza di lochem cioè di guerriero nel corpo d’élite delle forze speciali israeliane cui ha potuto accedere dopo un durissimo addestramento. Perché rischiare la morte ogni giorno in azioni di antiterrorismo nei Territori travestito da arabo? Perché sostenere un addestramento duro, sopportare umiliazioni fisiche e psicologiche e perché una volta conseguito l’obiettivo di entrare nel Sayeret Duvdevan, corpo d’élite d’eccellenza, decide di abbandonare il mondo delle IDF per tornare in America? Aaron Cohen racconta il suo percorso di vita e di scelte estreme in un libro che è avvincente quanto un romanzo e che tratteggia con una prosa di forte impatto emotivo situazioni di grave pericolo e di rischio per la sua stessa vita e per quella dei suoi compagni. Dopo un’adolescenza turbolenta trascorsa fra Miami e Beverly Hills in California dove la madre si è trasferita per seguire una promettente carriera di sceneggiatrice e produttrice, Aaron viene mandato all’Accademia militare Robert Land dove subisce il fascino delle forze armate israeliane grazie al carisma del colonnello Bowman addestratosi per un certo periodo in Israele. Dopo due anni di scuola militare Aaron decide di trasferirsi in Israele lavorando duramente nel kibbutz HaZorea, situato alle pendici del monte Carmelo, per entrare al termine di un addestramento massacrante in una delle unità antiterrorismo più prestigiose, la Sayeret Duvdevan (dal nome di una ciliegia che cresce in Israele e solo in apparenza è commestibile) considerata “ la punta avanzata della guerra contro il terrorismo”. Dopo l’esplosione della Prima Intifada vengono create nuove unità antiterrorismo mista’aravim (diventare come gli arabi), squadre cioè in grado di eseguire incursioni lampo e in incognito nei Territori. Il percorso che condurrà il giovane Aaron ad entrare a far parte del Duvdevan passa attraverso un duro addestramento fisico e psicologico al Wingate Institute, il centro sportivo delle special forces, e successivamente alla base militare Miktan Adam sede ufficiale per l’addestramento militare delle forze armate. L’educazione impartita dai suoi istruttori e la rigida disciplina modificheranno la psiche di Aaron per consentirgli di affrontare le tecniche di combattimento quali il Krav Maga (un sistema di autodifesa e un’arte marziale sviluppata principalmente in Israele), le marce estenuanti come la “massa kumta” letteralmente la marcia forzata del berretto (“Da Tel Aviv a Gerusalemme sono 120 chilometri, con la schiena che si curva sotto il peso di venti chili di munizioni ed equipaggiamento tattico”), l’uso della mimetizzazione e infine la ricognizione topografica. L’iter formativo non escluderà un’attenta disamina dei successi e dei fallimenti delle operazioni antiterrorismo (come il famoso raid a Entebbe, l’operazione Isotopo e il massacro di Ma’alot del 1974, “rimasto ancora oggi uno dei più terribili atti di terrorismo nella coscienza collettiva di Israele”), oltre che naturalmente l’infiltrazione fra i gruppi terroristici palestinesi. In questo ambito e grazie alle competenze acquisite Aaron comprenderà come sia prioritario individuare i burattinai del terrorismo e delineare con accuratezza il loro modus operandi. Il duro percorso formativo non mette Aaron al riparo da situazioni di forte drammaticità come l’uccisione di un adolescente palestinese che gli provocherà momenti di disorientamento pur rendendolo consapevole “della necessità di non esitare a sparare se volevo proteggere le vite dei miei fratelli”. In un ambiente dove è assai difficile socializzare Aaron incontrerà Ilan e Inon compagni con i quali stringerà legami d’acciaio ma sarà soprattutto una donna di nome Golda conosciuta ad una cena di shabbat a casa di amici, scampata all’Olocausto da bambina e poi divenuta uno degli agenti più esperti e decorati del Mossad che gli sarà vicino per tutto il periodo dell’addestramento con consigli e offrendogli quel calore familiare indispensabile per ritemprarsi e ritrovare fiducia dopo azioni altamente pericolose. Dopo tre anni di servizio militare e dopo una lunga e profonda riflessione Aaron Cohen decide di ritornare negli Stati Uniti e di mettere a frutto con successo le sue competenze fondando nel 2000 a Los Angeles l’IMS Security addetta alla protezione di uomini celebri e all’addestramento delle forze dell’ordine e che impiega ex membri delle forze speciali israeliane. La reputazione della società crescerà in maniera vertiginosa dopo i drammatici eventi dell’11 settembre. Dopo una disamina accurata delle differenze tra le strategie antiterroristiche israeliane e quelle delle forze speciali americane, mettendo in evidenza come il sistema americano sia troppo militaresco e presti più attenzione ai muscoli che al cervello, l’autore sottolinea con grande chiarezza come l’eccessiva enfasi che in Europa e anche negli Stati Uniti si pone sul rispetto dei diritti civili rappresenti un limite enorme alla realizzazione di una politica antiterroristica veramente efficace. Il libro autobiografico di Aaron Cohen è il simbolo di un paese che lotta per la sua sopravvivenza e che si protegge come meglio può rifacendosi al famoso discorso che Moshe Dayan pronunciò nel 1955: “ Non possiamo proteggere tutti gli acquedotti dagli attacchi, né impedire che gli alberi vengano sradicati, non possiamo impedire l’uccisione dei nostri lavoratori nelle piantagioni, delle famiglie nei loro letti, ma possiamo pretendere un prezzo adeguato per il nostro sangue, un prezzo che risulti troppo alto perché la comunità, l’esercito e i governi arabi possano permettersi di pagarlo”.
Giorgia Greco