Benny Morris è a Roma per il festival della cultura ebraica. LA REPUBBLICA di oggi, 24/10/2009, a pag.54, con il titolo "La verità degli archivi e la memoria di Israele" pubblica il suo intervento. Eccolo:
Benny Morris
Come può la memoria di un individuo, o un insieme di memorie individuali, essere messa alla pari con documentazioni contemporanee, reperibili solitamente negli archivi, ai fini della ricostruzione di un fatto o di un processo storico?
Vorrei partire da un mio ricordo, augurandomi che sia attendibile. In una conferenza di una decina di anni fa al Queens College di New York parlai della guerra del 1948, della forza relativa delle parti belligeranti. Dissi che vinsero i più forti, gli israeliani. Durante la prima parte della guerra, la guerra civile, furono più forti le milizie sioniste di quelle arabo-palestinesi, e tali rimasero da luglio o ottobre in poi anche rispetto agli eserciti arabi impegnati contro di loro nella seconda metà della guerra.
La potenza militare di una società è un´equazione data dalla sua organizzazione, il comando e il controllo, le risorse in termini di uomini – e ciò comprende a sua volta altri fattori, come la qualità della manodopera, le motivazioni dei civili e dei combattenti, il tipo e la quantità di armi e di munizioni a disposizione, unitamente alla finestra di tempo considerata, alla forza economica e così via. Insomma, in definitiva i sionisti/israeliani furono più forti delle milizie arabo-palestinesi e degli eserciti arabi che avevano invaso la Palestina e attaccato Israele, il che spiega perché Israele ne uscì vittorioso, anche se la sua popolazione complessiva era soltanto di 650-750.000 abitanti contro l´1,3 milioni di arabi palestinesi e le decine di milioni di arabi degli Stati circostanti.
A quel punto del mio discorso si è alzato in piedi Yitzhak Navon, in prima fila tra il pubblico, e ha detto: «No, non andò così». Navon, presidente israeliano ormai in pensione, nel 1948 era un giovane haganah e ufficiale dell´intelligence IDF a Gerusalemme. Navon ha detto: «Io ero a Gerusalemme e ricordo che erano loro i più forti, e noi più deboli. Loro avevano artiglieria e carri armati, noi nulla, soltanto bottiglie Molotov e le nostre mani nude. Noi eravamo più deboli, e fummo i veri perdenti».
La cosa è stata alquanto imbarazzante. (...) Navon poteva aver ragione su un determinato giorno o alcuni giorni, come pure sulle sue impressioni del 1948, e ricordare le sensazioni di relativa impotenza degli israeliani e di forza preponderante degli arabi. In realtà, invece, Navon aveva torto. Egli ricordava solo una particolare finestra temporale di una guerra durata un anno intero (...). Parlava inoltre di una località anch´essa particolare, il fronte di Gerusalemme, dove in realtà gli haganah/Idf erano rimasti assediati per una parte del 1948 e furono più deboli dell´esercito giordano che dovettero affrontare da maggio in poi. In qualsiasi altro momento, però, e per la maggior parte di quella guerra e in molti altri luoghi, nel 1948 le forze sioniste furono più forti delle milizie palestinesi e sì, in definitiva, anche più forti degli eserciti arabi. E quindi vinsero.
Questo episodio è esemplificativo degli errori cui si va incontro facendo affidamento solo sulla memoria e allorché si intervisti qualcuno per usarne la testimonianza come strumento di indagine storica. (...) La memoria umana è fallibile e a maggior ragione lo è 40 anni dopo un avvenimento, quando quell´evento è parte di un conflitto in corso, nel quale la memoria stessa è parte del combattimento e ci si aspetta che ognuna delle parti in causa ne faccia uso a proprio vantaggio.
I singoli individui possono non aver conosciuto la verità all´epoca, anche se possono sicuramente aver assistito di persona ad avvenimenti, gente, processi nelle loro vicinanze, alla portata del loro sguardo e del loro orizzonte intellettuale, ma non oltre. Nel corso degli anni i loro ricordi sbiadiscono e/o sono influenzati da quelli degli altri e da ciò che leggono o ascoltano (...) Tutto ciò ci riporta agli archivi, quantunque i documenti contemporanei possano essere incompleti, o i loro autori possano occasionalmente alterare la verità, deliberatamente o per semplice ignoranza dei fatti o per mentalità politica. Nel complesso, però, ci sono molte meno possibilità di errore. (Traduzione di Anna Bissanti)
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