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Islam in classe 23/10/2009
La proposta di Urso e Fini di istituire un’ora di religione islamica nella scuola di Stato è servita per sollevare il problema, ma ha provocato anche forti reazioni da parte di noti articolisti e uomini politici per diversi motivi: difficoltà di vario genere, per par condicio bisognerebbe anche impartire lezioni riguardanti le altre varie religioni presenti sul territorio, chi già ritiene che non sia il compito di uno Stato laico indottrinare gli alunni a nome di una determinata religione pensa che sia assurdo raddoppiare tale anomalia. Aggiungerò che mi pare del tutto sconsigliabile, se si ritiene che uno degli scopi della scuola pubblica statale consista nel favorire l’integrazione dei giovani immigrati nella realtà italiana e nell’ avvicinare le varie componenti della nostra società, separare ulteriormente i ragazzi.. Il discorso riguarda anche noi ebrei, che questo isolamento lo abbiamo sempre vissuto nelle scuole pubbliche e al quale il naturale rimedio è stato la creazione di scuole ebraiche. Mi piacerebbe che si prendesse la palla al balzo per formulare una proposta realizzabile senza neanche bisogno di una legge ad hoc. Togliamoci di mente l’idea di abolire a breve scadenza l’ora di religione cattolica: siamo in Italia e la soppressione del Concordato non è per domani. Passerebbe anche difficilmente il progetto di istituire dei corsi di storia delle religioni destinati a tutti: relativismo! dice il papa. Fin da oggi il problema sarebbe risolvibile con un po’ di buona volontà: è nelle mani dei professori di Storia e di Filosofia. Basta che nell’ambito del loro insegnamento essi dedichino il tempo necessario per fare conoscere sinteticamente, ma autenticamente le varie religioni e altri punti di vista di indirizzo non religioso. Anche i non musulmani impareranno tra l’altro che l’Islam è stato una grande civiltà, i non ebrei sapranno che l’ebraismo non si ferma con la Distruzione del Tempio, e tutti che il cristianesimo non si realizza soltanto nel cattolicesimo. Rispetto e simpatia reciproci, imparzialità da parte del docente, indipendentemente dalle personali convinzioni sono le condizioni necessarie. Il docente dovrebbe fare uno sforzo per documentarsi direttamente alle varie rispettive fonti: fa parte del suo mestiere. Non mi dispiacerebbe che egli sottolineasse che in base alla nostra Costituzione l’Italia ripudia la guerra anche se a volte bisogna difendersi: per lo meno che non si uccida a nome di Dio. Tutto ciò non si farà in un giorno, ma sarebbe bello che qualcuno cominciasse a dare l’esempio.
Elia Boccara

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