Chissà che goduria per il signor Caracciolo, erano anni che cercava la notorietà e finalmente l'ha trovata. Eppure non sarebbe difficile capire come la libertà di parola nulla abbia a che vedere con la diffamazione, con la negazione della storia. Non è una interpretazione negare la Shoà. Per Caracciolo basterebbe la legge Mancino, ma chi vuol porvi mano ? Senza dimenticare che la forma di odio più diffusa fra i negazionisti non è più tanto l'antisemitismo in sè, ma il suo equivalente "moderno", l'antisionismo, molto rappresentato fra i professori universitari.
Ecco i due articoli:
Alessandra Retico: " Sospendete il prof negazionista, ma lui insiste, è libertà di parola "
Gli ispiratori di Caracciolo: sda sin. il vescovo Williamson,David Irving,M.Ahmadinejad,Roger Garaudy. ma la lista è lunga
ROMA - «Vada a Dachau». Il Rettore della Sapienza Luigi Frati recapita l´invito di primo mattino al ricercatore negazionista Antonio Caracciolo, 59 anni, professore aggregato di Filosofia del diritto. Ha appena letto Repubblica: "L´Olocausto è una leggenda" è il titolo "tratto" da uno dei blog del prof che lavora a Scienze Politiche. «Valuteremo provvedimenti». Il caso scoppia presto. Il sindaco Alemanno chiede la sospensione del ricercatore, la comunità ebraica vuole ricorrere a via legali, il ministro Gelmini si definisce «allibita». Tra i docenti pochi lo conoscono. «Hai letto?», dice il preside Gianluigi Rossi al telefono alla direttrice del dipartimento di Teoria della Stato, Teresa Serra. «Brutta giornata».
Infatti. Professori sconcertati, studenti increduli. Massimo, 21 anni, di Firenze, studia Relazioni internazionali: «Non lo conosco, ma le sue sono dichiarazioni gravi». Lidia, 20 anni, di Frosinone: «Inaccettabile, qui si studia, non si fa propaganda». Caracciolo, studioso col "pallino" di Carl Schmitt, il filosofo e giurista tedesco che nel ‘33 aderì al partito nazista, scrive su uno dei suoi oltre 30 blog una replica all´articolo che lo indica come negazionista: «Professionalmente parlando non sono uno storico revisionista, etc. etc. Non mi intendo e non mi occupo di camere a gas e cose simili. Naturalmente ho letto e vado leggendo libri a sostegno dell´una e dell´altra posizione. Una qualche opinione me la vado formando, ma ribadisco che sono io il primo a non dare importanza ad una mia opinione che non è mai diventata posizione sul merito delle questioni. Mi batto con tutte le mie forze sulla posizione di vuol difendere il sacro principio della libertà di pensiero e di ricerca: articolo 21 e 33 della Costituzione».
La libertà sarebbe quella di negare l´Olocausto e di definire «una leggenda» lo sterminio degli ebrei. Ai docenti di Scienze Politiche non risulta che il ricercatore, trasferito da Teramo a Roma nel ‘91, abbia sostenuto tesi del genere a lezione. D´altra parte, di studenti ne ha avuto solo uno nel primo e unico corso da lui tenuto lo scorso semestre (marzo 2009). Il prossimo, a marzo 2010. «Se non ci saranno iscritti valuteremo se cancellarlo» spiega Serra, docente di filosofia politica. «Nessun provvedimento. Da noi si lavora solo in un modo: su testi storici e documenti. Lo ribadirò con un´iniziativa in facoltà per la Giornata della memoria. Io e Caracciolo siamo del tutto distanti». C´è stato consiglio di dipartimento ieri, «ma non abbiamo parlato del caso: la posizione di questo ricercatore è singolare, in tutti i sensi, e non ci riguarda». Nessuna lamentela prima, «qualche mail dopo la vicenda Faurisson». Claudio Moffa, ordinario di Storia e istituzioni dei Paesi afroasiatici, nel 2007 invitò il negazionista francese dell´Olocausto, Robert Faurisson, a parlare all´Università di Teramo. La comunità ebraica insorse, l´incontro fu annullato. Caracciolo difese Moffa, e naturalmente Faurisson.
Fulco Lanchester, preside di Scienze politiche per 9 anni fino al 2008, insegna diritto costituzionale italiano e comparato: «Affermazioni come quelle di Caracciolo, fatte a titolo privato, vanno smentite con l´evidenza storica. L´università italiana si oppone a ogni propaganda, la Costituzione è il nostro architrave». Da rinforzare spesso.
Paola Coppola,Marco Pasqua: " Ma nell'indifferenza generale negli atenei cresce il razzismo "
ROMA - Lancia un appello al mondo accademico, perché «si ribelli» e intervenga «a tutela degli studenti». Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica romana, ha già preannunciato che denuncerà il professore negazionista e i suoi siti, ma chiede anche ai colleghi di agire per «evitare che certe persone possano entrare in contatto con gli studenti». Al telefono da Israele dice: «Il corpo docente non volti la faccia, prenda atto del problema e ci aiuti affinché l´Italia si doti di leggi che rendano reato il negazionismo».
Il caso di Caracciolo è tutt´altro che isolato: per Pacifici negli atenei italiani esisterebbe una «vera e propria rete negazionista», che unisce «alcuni docenti e studenti». La definisce una "joint venture" nel nome dell´odio per Israele e gli ebrei, alimentata, tra le altre cose, dalle esternazioni del presidente iraniano. Una rete antisemita che ha trovato nel web un alleato. Già nell´ottobre dello scorso anno, l´esponente della comunità ebraica aveva consegnato alla polizia postale un dossier, nel quale era riportato un nutrito elenco di siti con contenuti antisemiti e negazionisti. Le indagini sono ancora in corso, ma adesso, dice, «è arrivato il momento di parlarne». «Il problema della rete è che non ha controlli - sottolinea Pacifici. Il rischio, di fronte ad un sito aperto a Mosca, è che ci si possa scrivere di tutto. Bisogna intervenire dal punto di vista legislativo anche in questo senso». Le dichiarazioni di sdegno, che si sono susseguite nel corso della giornata, «non sono sufficienti», continua: «Non basta una condanna unanime. Bisogna agire sul profilo penale».
«Non è la prima volta», ricorda David Meghnagi, docente all´università di Roma Tre e membro della Delegazione italiana presso la Task Force for International Cooperation on Holocaust Remembrance and Education. È già successo «all´università di Teramo e in Sardegna dove un professore aveva inserito negli annali del suo ateneo un articolo pieno di frasi antisemite e poi è stato espulso». E denuncia: «È grave che sia un docente a diffondere idee negazioniste anche per il ruolo che ricopre. Questo caso una questione etica». Anche perché aggiunge Meghnagi: «Quello che dice non ha nulla a che vedere con la libertà di pensiero né di parola: la sua è un´operazione pericolosa e spregiudicata nell´ambito del dibattito contemporaneo. È una falsificazione di fatti storici strumentale, che vuole colpire la comunità ebraica. Gli organi accademici devono affrontare la questione».