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A Jean Daniel, ebreo antisionista 22/10/2009

Copia di mail inviata a Repubblica:

Egregio signor Jean Daniel,
l'articolo da lei firmato oggi su Repubblica contiene, purtroppo, numerosi
errori che non posso non sottolineare.
Lei inizia col parlare di uno Stato di Israele nato grazie alla Shoah: "gli
arabi in generale avevano l´impressione di una profonda ingiustizia
sentendosi chiedere dall´Occidente di «pagare» per un crimine al quale erano
del tutto estranei". Lo Stato di Israele è formalmente nato nel 1948, ma già
prima era in incubazione. Certo lei non può non sapere che già nel 1917 gli
inglesi (il generale Allenby) entrarono in Palestina aiutati dalla legione
ebraica. E nel successivo gennaio 1919 arabi ed ebrei firmavano gli accordi
che prevedevano la nascita di due stati, uno per gli ebrei, e l'altro per
gli arabi. E di Shoah nessuno pensava ancora, in quegli anni.
Per le stesse ragioni sono fuori luogo le successive sue parole: " tutti gli
ebrei del mondo, e certamente tutti i loro alleati, avrebbero dovuto
cogliere in quelle parole (di Obama al Cairo) una chance per arginare la
diffusione di un antisionismo di stampo antisemita e razzista, e separare
gli insegnamenti della Shoah da tutti i conflitti passionali e
territoriali".
Poi lei scrive, a proposito di una volontà di sterminio degli ebrei solo
europea, l'inesistenza "di una volontà o di un´intenzione di sterminio"
degli arabi. Ha solo dimenticato l'alleanza del gran Mufti con Hitler, al
quale venne in aiuto un gran numero di combattenti arabi. La guerra è poi
continuata, per volontà degli stessi uomini rimasti orfani del loro
dittatore nazista.
Scrive successivamente che "il nemico bisogna conoscerlo. In questo modo il
nemico avrebbe potuto trasformarsi in avversario, e infine, chissà, anche in
un partner". Non usi, per favore, espressioni di questo genere, del tutto
estranee alla verità, proprio nei giorni nei quali perfino lo stato "amico"
dell'Egitto rifiuta di pubblicare traduzioni di libri di israeliani se non,
eventualmente, fatte passando tramite traduzioni da altre lingue che non sia
l'ebraico. E' questo il modo di conoscere il nemico? E, proprio oggi, gli
egiziani hanno disdetto l'invito a scienziati israeliani; è questo il modo
nel quale gli arabi "amici" vogliono conoscere il loro "nemico israeliano"?
Scrive successivamente: "da un lato, con l´emergere della rivoluzione
khomeinista in Iran, l´islamizzazione della resistenza palestinese;
dall´altro, con George Bush, la completa «likudizzazione» della politica
americana. Quest´esplosiva convergenza ha condotto all´espansione
dell´antisionismo, trasformato in antisemitismo e divenuto via via sempre
più negazionista. Il conflitto mediorientale ha finito per cementare una
comunione di risentimenti tra le popolazioni arabe e musulmane, che pure da
secoli tutto contribuiva a dividere". Le ricordo quanto succedeva già in
occasione delle guerre del 67 e del 73, anche in Europa. Sono aspetti che,
se lei li avesse considerati, le avrebbero impedito di scrivere quelle
parole. E quindi anche il successivo "ascrivere ad Ahmadinejad" la nascita
del fondamentalismo islamico non è altro che un errore storico.
La guerra dichiarata dal fondamentalismo è dettata dalla volontà di
vendicare le sconfitte nelle crociate (vedansi infiniti documenti, a partire
dalle parole di Bin Laden e dallo statuto di Hamas); non può quindi lei
scrivere che tutto nasca "dal conflitto israelo-palestinese". E quindi la
ricerca di una soluzione a questo conflitto non è dettata dalla necessità di
"sottrarre un alibi al proselitismo islamico, che si sta sempre più
trasformando in una macchina da guerra contro gli Stati Uniti", ma dalla
obiettiva necessità di risolvere un conflitto che dura da 90 anni.
Quando lei scrive di un "deplorevole intervento israeliano a Gaza", dovrebbe
suggerire che cosa uno stato democratico poteva fare per fermare i 10000
razzi già sparati contro il proprio territorio.
Nello stesso modo dovrebbe suggerire che cosa fare per evitare che nei paesi
arabi, anche in quelli in pace con Israele, si possano "trovare testi come
il «Protocollo dei Saggi di Sion» o gli scritti negazionisti di Roger
Garaudy e Robert Faurisson". Altrimenti le sue parole non hanno significato.
Ancora errate (e infatti non spiegate) sono le successive parole: " George
Mitchell ha già incominciato a ottenere risultati molto positivi da parte
del mondo arabo". Non risulta che Mitchell sia riuscito ad ottenere alcuna
concessione dagli arabi.
Infine, lasci stare il presidente Peres; lei scrive: "Il grande Shimon
Peres, presidente della Repubblica, inattaccabile e in questo caso purtroppo
anche irresponsabile, non si è elevato al disopra dei due popoli per
celebrare la pace". Ma si rende conto che qui, per Peres, si tratta della
sopravvivenza dello Stato di Israele? Ha letto come anche Peres viene
attaccato, anche da un primo ministro amico come dovrebbe essere quello
turco?
Dispiace che i lettori di un quotidiano di rilevanza nazionale debbano
leggere notizie non veritiere; come possono farsi una opinione corretta, e
non pilotata?
Emanuel Segre Amar


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