Egregio signor Jean Daniel, l'articolo da lei firmato oggi su Repubblica contiene, purtroppo, numerosi errori che non posso non sottolineare. Lei inizia col parlare di uno Stato di Israele nato grazie alla Shoah: "gli arabi in generale avevano l´impressione di una profonda ingiustizia sentendosi chiedere dall´Occidente di «pagare» per un crimine al quale erano del tutto estranei". Lo Stato di Israele è formalmente nato nel 1948, ma già prima era in incubazione. Certo lei non può non sapere che già nel 1917 gli inglesi (il generale Allenby) entrarono in Palestina aiutati dalla legione ebraica. E nel successivo gennaio 1919 arabi ed ebrei firmavano gli accordi che prevedevano la nascita di due stati, uno per gli ebrei, e l'altro per gli arabi. E di Shoah nessuno pensava ancora, in quegli anni. Per le stesse ragioni sono fuori luogo le successive sue parole: " tutti gli ebrei del mondo, e certamente tutti i loro alleati, avrebbero dovuto cogliere in quelle parole (di Obama al Cairo) una chance per arginare la diffusione di un antisionismo di stampo antisemita e razzista, e separare gli insegnamenti della Shoah da tutti i conflitti passionali e territoriali". Poi lei scrive, a proposito di una volontà di sterminio degli ebrei solo europea, l'inesistenza "di una volontà o di un´intenzione di sterminio" degli arabi. Ha solo dimenticato l'alleanza del gran Mufti con Hitler, al quale venne in aiuto un gran numero di combattenti arabi. La guerra è poi continuata, per volontà degli stessi uomini rimasti orfani del loro dittatore nazista. Scrive successivamente che "il nemico bisogna conoscerlo. In questo modo il nemico avrebbe potuto trasformarsi in avversario, e infine, chissà, anche in un partner". Non usi, per favore, espressioni di questo genere, del tutto estranee alla verità, proprio nei giorni nei quali perfino lo stato "amico" dell'Egitto rifiuta di pubblicare traduzioni di libri di israeliani se non, eventualmente, fatte passando tramite traduzioni da altre lingue che non sia l'ebraico. E' questo il modo di conoscere il nemico? E, proprio oggi, gli egiziani hanno disdetto l'invito a scienziati israeliani; è questo il modo nel quale gli arabi "amici" vogliono conoscere il loro "nemico israeliano"? Scrive successivamente: "da un lato, con l´emergere della rivoluzione khomeinista in Iran, l´islamizzazione della resistenza palestinese; dall´altro, con George Bush, la completa «likudizzazione» della politica americana. Quest´esplosiva convergenza ha condotto all´espansione dell´antisionismo, trasformato in antisemitismo e divenuto via via sempre più negazionista. Il conflitto mediorientale ha finito per cementare una comunione di risentimenti tra le popolazioni arabe e musulmane, che pure da secoli tutto contribuiva a dividere". Le ricordo quanto succedeva già in occasione delle guerre del 67 e del 73, anche in Europa. Sono aspetti che, se lei li avesse considerati, le avrebbero impedito di scrivere quelle parole. E quindi anche il successivo "ascrivere ad Ahmadinejad" la nascita del fondamentalismo islamico non è altro che un errore storico. La guerra dichiarata dal fondamentalismo è dettata dalla volontà di vendicare le sconfitte nelle crociate (vedansi infiniti documenti, a partire dalle parole di Bin Laden e dallo statuto di Hamas); non può quindi lei scrivere che tutto nasca "dal conflitto israelo-palestinese". E quindi la ricerca di una soluzione a questo conflitto non è dettata dalla necessità di "sottrarre un alibi al proselitismo islamico, che si sta sempre più trasformando in una macchina da guerra contro gli Stati Uniti", ma dalla obiettiva necessità di risolvere un conflitto che dura da 90 anni. Quando lei scrive di un "deplorevole intervento israeliano a Gaza", dovrebbe suggerire che cosa uno stato democratico poteva fare per fermare i 10000 razzi già sparati contro il proprio territorio. Nello stesso modo dovrebbe suggerire che cosa fare per evitare che nei paesi arabi, anche in quelli in pace con Israele, si possano "trovare testi come il «Protocollo dei Saggi di Sion» o gli scritti negazionisti di Roger Garaudy e Robert Faurisson". Altrimenti le sue parole non hanno significato. Ancora errate (e infatti non spiegate) sono le successive parole: " George Mitchell ha già incominciato a ottenere risultati molto positivi da parte del mondo arabo". Non risulta che Mitchell sia riuscito ad ottenere alcuna concessione dagli arabi. Infine, lasci stare il presidente Peres; lei scrive: "Il grande Shimon Peres, presidente della Repubblica, inattaccabile e in questo caso purtroppo anche irresponsabile, non si è elevato al disopra dei due popoli per celebrare la pace". Ma si rende conto che qui, per Peres, si tratta della sopravvivenza dello Stato di Israele? Ha letto come anche Peres viene attaccato, anche da un primo ministro amico come dovrebbe essere quello turco? Dispiace che i lettori di un quotidiano di rilevanza nazionale debbano leggere notizie non veritiere; come possono farsi una opinione corretta, e non pilotata? Emanuel Segre Amar