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Ugo Volli
Cartoline
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Giornalisti senza frontiere ? mavalà, piuttosto senza vergogna 22/10/2009

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

" Giornalisti senza frontiere ? mavalà, piuttosto senza vergogna "

 Eccoli, non vedono e non sentono. però parlano tanto

Ve l'ho promesso e ne parlo. Non vale niente, ma proprio per questo ne parlo qui: in fondo dare la caccia alle sciocchezze è il mio mestiere. Di cosa sto parlando? Ma di quella che pomposamente chiamano "Classemant mondial 2009" della libertà di stampa, opera di "Reportes sans frontieres", giornalisti senza confini – o forse sconfinati. Ne avete già letto ieri su IC e quindi non vi ripeto le cose essenziali, le incongruenze su Israele e la bizzarria della doppia classifica, dentro e fuori dal suo territorio (ma non erano giornalisti che non badavano ai confini?).
Una riflessione però ci vuole. La libertà di stampa è una cosa seria, credo che siamo tutti d'accordo con questo; ma non la diffamazione, l'invito all'odio, la menzogna sistematica. Non insomma la Svezia (o se volete  tutta la mia opinione, non "Repubblica" che pretende di avere il diritto di non essere querelata da quelli che si ritengono diffamati dai suoi articoli).
Il problema di questa classifica è innanzitutto di essere una classifica. Chi la compila? Con che criteri? Se aprite il sito di "reporters san frontieres" (http://www.rsf.org/-francais-.html) trovate solo dichiarazioni vaghe, rivendicazioni dell'estensione della rete dell'organizzazione, buone intenzioni. Ma se cercate di scoprire come è stata fatta la classifica, trovate uno strano questionario in cui si inizia col numero dei giornalisti morti e si finisce col numero dei media di opposizione, ma non si capisce affatto il criterio con cui questi dati sono applicati ai paesi giudicati. Alla fine però vengono fuori dei numeri, e da quanto si capisce sono come quelle confessioni dal parroco raccontate nelle barzellette: "quante volte figliola?" E più sono le volte, più devi fare penitenza. Prendete per esempio, giusto per non far polemica, facendo finta di non vedere la Scozia, i primi quindici classificati:

1 Danemark 0,00
- Finlande 0,00
- Irlande 0,00
- Norvège 0,00
- Suède 0,00
6 Estonie 0,50
7 Pays-Bas 1,00
- Suisse 1,00
9 Islande 2,00
10 Lituanie 2,25
11 Belgique 2,50
- Malte 2,50
13 Autriche 3,00
- Lettonie 3,00
- Nouvelle-Zélande 3,00

Possiamo anche essere d'accordo che si tratta di paesi liberi. Ma c'è qualche ragione per cui l'Olanda (punteggio 1) sia tre volte più libera della Nuova Zelanda (punteggio 3)? O la Svizzera (punteggio 1) sia meno libera dell'Estonia (0,50)? Mi sapete spiegare cos'ha fatto di male la povera Nuova Zelanda, con tutte le sue pecore inoffensive? Forse qualche montone ha incornato un escursionista senza frontiere? Quando dall'Italia (punteggio 11,49, posto 49, che strana ripetizione di numeri... chissà perché 11,49 e non 11,50... forse ci stava meglio, sembrava più credibile... più scientifico), se andate oltre il Brennero e vi trovate in Austria, vi sentite quattro volte più liberi? Respirate di sollievo sfogliando lo scandalistico Kurier invece del Corriere, che – siamo d'accordo- sta molto peggiorando? E se non vi basta, vi rifugiate in Svizzera a triplicare la vostra libertà con la Neue Zuercher Zeitung, così noiosa, così precisa, ma liberissima?  Davvero la Guayana, il Suriname e le Isole di Capo Verde sono più libere dell'Italia? Hanno una stampa articolata e combattiva come la nostra? Non vi sembra un po' ridicolo? E Haiti, un posto fra i più pericolosi del mondo, dove negli ultimi anni una dittatura si è succeduta all'altra e che sta in piedi solo grazie all'intervento dell'Onu, è davvero quasi altrettanto libero di noi (punteggio 15, posto 57)? Subito dopo Haiti, seguono  Taiwan a 15,08, Kuwait a 15,25, il Libano a 15,42,  il Botswana a 15,50... Ma che senso hanno questi decimali? E il Libano, vi sembra un bel posto per fare i giornalisti, con Hizbullah che sorveglia? Ci andreste a lavorare, voi, a Beirut, invece di occuparvi del palazzo romano? Io no, francamente...
La mia impressione è che tutta questa storia  non sia altro che una via di mezzo fra un concorso di Miss Italia, non credibile per definizione e  un trucco intimidatorio, in sostanza un'operazione spettacolo, un gioco propagandistico. Volete la prova? Gli Stati Uniti hanno fatto un salto in su di 20 posizioni nell'ultimo anno passando dal posto 40 al 20. Volete sapere perché? Ma sì, lo sapete già...Ecco la ragione: hanno eletto un presidente che si chiama Obama. ("L’arrivée du nouveau président Barack Obama et son attitude moins belliqueuse que celle de son prédécesseur à l’égard de la presse y est pour beaucoup."). A parte il fatto che in questi giorni è in atto una vera e propria guerra fra l'amministrazione Obama e un gruppo editoriale, la Fox, che essa giudica "un partito politico nemico", negandole tutte le interviste dei pubblici funzionari e il diritto di far domande alle conferenze stampa del presidente, vi sembra possibile che l'elezione di un presidente, pur affetto che sia di culto della personalità modifichi davvero il ruolo della stampa in un paese grande e complesso come gli Stati Uniti? No, è puro sostegno politico, come il premio Stalin (o era il premio Lenin? Non ricordo bene) che i socialisti norvegesi hanno dato a Obama.
Il caso di Israele è simmetrico: confinato al novantatreesimo posto (dopo la Mongolia e la Guinea Bissau !) con il punteggio di 23,75 (circa dieci volte meno libero della Lituania), perde 47 posti in un anno. E sapete il perché? Ma è chiaro: perché si è difeso a Gaza, naturalmente: "L’opération militaire "Plomb durci" menée par Israël contre la bande de Gaza a eu également des répercussions sur la presse."
Vogliamo dirla tutta? Questi reporter non sono senza frontiere, sono senza vergogna. Premiano o puniscono spudoratamente secondo le loro simpatie politiche. Poi ammantano tutto di numeri, con lo stesso rigore scientifico della Smorfia: 23, morto che parla; Obama, 20 punti in più. Berlusconi, 10 punti in meno. Che loro abbiano le loro opinioni, a me va benissimo. Che le travestano in una veste pseudoquantitativa molto meno. Ecco, forse sono semplicemente cattivi giornalisti, quelli che raccontano le cose come gli fa comodo, senza verificare e senza spiegare.

Ugo Volli


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