Sono molti gli articoli, oggi, 22/10/2009, possibilisti sulle buone intenzioni dell'Iran. Il CORRIERE della SERA, titola addirittura " Nucleare, sì dell'Iran alla bozza di accordo ", sottolineando anche il giudizio positivo di Washington. La realtà è ben diversa, L'Iran è molto abile nel confondere le carte. Corretto invece il titolo del pezzo di Glauco Maggi su LIBERO, "Farsa atomica dell'Iran, tratta sull'uranio ma prepara la bomba ", che riprendiamo:
Riformisti e Fondamentalisti, ma chi dirige è Khamenei
«I colloqui in corso a Vienna alla Agenzia Atomica Internazionale non hanno nulla a che fare con i nostri programmi nucleari domestici». Così ha detto il ministro degli esteri di Teheran Manoucher Mottakki martedì commentando dalla sua capitale le trattative tra America, Francia, Russia e Iran sull’accordo, che dovrebbe essere finalizzato entro venerdì 23, sul trasferimento all’estero di una fetta sostanziale dell’uranio che il governo di Ahmadinejad deve arricchire per alimentare le sue centrali nucleari. Mottakki ha insistito che l’Iran non rinuncerà mai alla sua capacità di produrre nuovo “carburante” nucleare in proprio. I paesi occidentali, che sono convinti che l’Iran voglia dotarsi di uranio arricchito per costruire centrali atomiche a scopi bellici, stanno da anni offrendo a Teheran, che sostiene a parole di volere impianti nucleari per finalità civili, l’alternativa di una fornitura controllata di materiale lavorato in Russia (la Francia è stata cassata da Teheran). La contropartita, ovviamente, dovrebbe essere quella della rinuncia da parte di Ahmadinejad a continuare ad arricchire uranio in proprio. Ma oltre alle chiarissime parole del ministro Mottakki, che finora esclude una tale eventualità, ci sono i fatti: durante il G20 di Pittsburg di qualche settimana fa, Obama, con a fianco il presidente francese Sarkozy e il primo ministro britannico Gordon Brown, tenne una drammatica conferenza stampa per denunciare la scoperta di un secondo sito nucleare segreto che gli iraniani usavano, e continuano ad utilizzare, proprio per arricchire l’uranio, in smaccata violazione degli impegni presi da Teheran e in spregio di tre risoluzioni dell’Onu. Questo è il contesto, tale da non dare soverchie illusioni per una vera soluzione finale, alla libica, delle ambizioni atomiche di Teheran. I colloqui “tecnici” avviati questa settimana dopo l’incontro dei diplomatici americani e iraniani del primo ottobre hanno prodotto una bozza di intesa. Salutata con ottimismo dal direttore della Agenzia Atomica Internazionale El Baradei, dovrà essere ratificata dai governi interessati. Secondo la proposta, l’Iran potrebbe usare in tutto o parzialmente i 1.500 chilogrammi di uranio a basso arricchimento nel proprio impianto di Natanz. In un secondo tempo l’uranio sarebbe arricchito all’estero e convertito in “carburante” per il reattore nucleare che fornisce materiale medicale ad oltre 200 ospedali in Iran. L’accordo farebbe guadagnare tempo a Obama, che potrebbe dire a Israele che l’Iran ha fermato la sua produzione interna, illudendo così se stesso e il mondo che la soluzione alla questione delle bombe atomiche di Ahmadinejad è vicina. In realtà, il fanatico che vuole spazzare Israele dalla faccia della terra sta salvando la capra dell’uranio per le sue cliniche e i cavoli della produzione “domestica” per i suoi fini inconfessabili.
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