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L'Espresso Rassegna Stampa
19.10.2009 Le motivazioni sbagliate di Tahar Ben Jelloun
che continua il gioco delle tre carte

Testata: L'Espresso
Data: 19 ottobre 2009
Pagina: 96
Autore: Tahar Ben Jelloun
Titolo: «L’autogol di Ahmadinejad»

Riportiamo dall'ESPRESSO n°42 del 22/10/2009, a pag. 96, l'articolo di Tahar Ben Jelloun dal titolo " L’autogol di Ahmadinejad ".

Israele ha respinto il rapporto Goldstone perchè totalmente pro Hamas. Tahar Ben Jelloun scrive : " Ciò incoraggia l’iraniano Ahmadinejad a parlare di «leggenda dell’Olocausto».". Ahmadinejad ha sempre negato la Shoà, questo non ha nulla a che vedere con la guerra a Gaza nè con il rapporto Goldstone. " La confusione su questo argomento è totale e non serve assolutamente la causa palestinese. ". Negare la Shoà non è una questione di confusione, ma di antisemitismo. " Tutti i negazionisti che si sono avvicinati ai palestinesi per dar loro un aiuto non hanno fatto che ingenerare nuova confusione. Si tratta di aiuti di cui i palestinesi non hanno bisogno, perché la loro causa non ha nulla a che spartire con il passato nel quale l’Europa si rese colpevole dello sterminio degli ebrei.". Non si deve negare la Shoà perchè  c'è stata. In ogni caso, contrariamente a quanto crede Tahar Ben Jelloun, gli arabi hanno molto a che spartire con la Shoà, visto il supporto offerto dal Gran Muftì di Gerusalemme a Hitler. Lo sterminio in Palestina non c'è stato solo grazie alla sconfitta italo-tedesca ad El Alamein. Tahar Ben Jelloun scrive anche del nucleare iraniano, un pericolo per Israele : " Non resta che sperare che la pazienza e la saggezza di Obama siano più validi dello spirito bellicoso di Netanyahu. ". Lo spirito di Netanyahu non è bellicoso, ma razionale. E' quello di un uomo che vede l'esistenza del proprio Stato minacciata dal programma nucleare di un pazzo criminale. Comunque nemmeno il  "saggio" Obama ha escluso l'opzione militare contro l'Iran. Tahar Ben Jelloun se ne faccia una ragione. Ecco l'articolo:

 Il Gran Muftì di Gerusalemme con Hitler

Ury Avnery, militante israeliano per la pace, si è posto la questione di sapere perché il governo israeliano abbia boicottato la commissione Goldstone incaricata dall’Onu di indagare su quello che è realmente accaduto a Gaza. «Perché sapeva che la commissione, a prescindere da quale fosse, sarebbe arrivata alle conclusioni alle quali è arrivata». Richard Goldstone è stato giudice della Corte costituzionale del Sudafrica, primo procuratore del Tribunale penale internazionale ed ex militante anti-apartheid. Ha accettato di guidare questa commissione perché crede nella supremazia dei diritti e delle leggi di guerra. L’inchiesta è stata condotta in condizioni difficili. Non essendo stata autorizzata a entrare sul suolo israeliano né nei Territori palestinesi, per accedere a Gaza - dove è stata accolta dai dirigenti di Hamas che hanno risposto alle sue domande - la commissione è dovuta passare dall’Egitto. Il rapporto che ha redatto è schiacciante per Israele e non risparmia Hamas. Il rapporto parla infatti di 1387 palestinesi morti, di cui 300 bambini, 115 donne e 85 uomini di età superiore ai 50 anni; di 2.700 edifici distrutti a; e di 13 israeliani uccisi, di cui 5 soldati. Queste cifre non necessitano di alcun commento. Il problema è che Israele, come Hamas, ha ammazzato dei civili e ha commesso quindi “crimini di guerra”: è questa la conclusione alla quale approda il rapporto, anche se la guerra è stata particolarmente sbilanciata. Human Rights Watch che svolge inchieste sulle violazioni dei diritti umani, non è riuscita a interrogare i responsabili israeliani e nel rapporto si deplora questo fatto. Le reazioni delle autorità di Israele confermano in qualche modo una colpevolezza di cui si rifiutano le premesse. Così, per esempio, il presidente Shimon Peres ha dichiarato che questo rapporto è una «pagliacciata storica, che non distingue tra chi aggredisce e uno Stato che esercita il proprio diritto alla legittima difesa». Quanto al primo ministro Netanyahu, ha paragonato i razzi di Hamas ai blitz dei nazisti in Inghilterra! Queste modalità di difesa e di negazione della realtà non fanno che deteriorare sempre più l’immagine dello Stato di Israele presso l’opinione pubblica internazionale e in particolare arabo-musulmana. Ciò incoraggia l’iraniano Ahmadinejad a parlare di «leggenda dell’Olocausto». La confusione su questo argomento è totale e non serve assolutamente la causa palestinese. Non si rende un servizio alla Storia e al popolo palestinese negando la tragedia che ha sterminato gli ebrei. Tutti i negazionisti che si sono avvicinati ai palestinesi per dar loro un aiuto non hanno fatto che ingenerare nuova confusione. Si tratta di aiuti di cui i palestinesi non hanno bisogno, perché la loro causa non ha nulla a che spartire con il passato nel quale l’Europa si rese colpevole dello sterminio degli ebrei. La Germania nazista, l’Italia fascista, la Francia di Vichy hanno mandato gli ebrei a morire. Perché oggi i palestinesi che lottano per avere una patria sarebbero responsabili dei massacri commessi dall’Europa? Quando Netanyahu mette su uno stesso piano i razzi di Hamas e i blitz nazisti, cambia i termini reali della questione, che è e rimane quella dell’occupazione dei Territori, una faccenda coloniale, che non ha nulla a che spartire con l’Olocausto degli ebrei. Nel mondo arabo prevale un sentimento anti-israeliano molto forte. Alcuni vorrebbero confonderlo con l’antisemitismo. Il razzismo contro gli ebrei esiste un po’ dappertutto nel mondo, ma le critiche e la denuncia della politica del governo israeliano non sono antisemitismo, anche se alcuni media indulgono un po’ in questa confusione. Gli israeliani, uomini politici o intellettuali, che criticano severamente il modo in cui il loro governo ha combattuto in Libano nel 2006 e a Gaza nel 2008 sono forse antisemiti? Ahmadinejad si spinge molto oltre nel suo odio per lo Stato di Israele, pur ricordando che in Iran vivono parecchie decine di migliaia di ebrei che non si lamentano. I suoi discorsi sono violenti, intollerabili. Nel momento in cui si prepara a sfidare gli Stati Uniti e l’Europa con il suo programma nucleare, provoca in primis Israele, che cerca in tutti i modi di impedire che l’Iran si procuri l’atomica. Tutto ciò è preoccupante, perché un attacco israeliano contro l’Iran avrebbe conseguenze più gravi dei bombardamenti dell’Iraq quando Saddam cercava di procurarsi uranio arricchito. Non resta che sperare che la pazienza e la saggezza di Obama siano più validi dello spirito bellicoso di Netanyahu.

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