Leggo l'articolo di Angelo Pezzana Il peggior nemico di Israele è quello interno e faccio mio il quesito con cui il brano si chiude. E' giusto che in Israele non si valuti adeguatamente -di questo si tratta, a mio parere- il comportamento di quei cittadini che, in nome della libertà di parola, sono in definitiva, conniventi con i nemici esterni allo Stato? Non mi riferisco ovviamente (solo) ai deputati del partito arabo che siedono alla Knesset e poi vanno in gita, a spese dello Stato stesso, a Damasco per inneggiare alla distruzione dell' "entità sionista", ma anche a professori, intellettuali, opinion makers vari, dediti alla remunerativa professione degli odiatori. Un paio di anni fa, in occasione di un Convegno tenutosi nella mia città, assistetti ad un vivace scontro tra Benny Morris e una collega di altra Università israeliana, che innannellò una serie talmente lunga di sciocchezze e luoghi comuni della sinistra da far invidia ai soloni di casa nostra. Il tutto proclamato con l'aria di chi afferma verità scontate. Morris le rispose da par suo, ma l'amaro in bocca mi rimase (e penso non solo a me). A parte che il paziente -e duro e impopolare- lavoro di chi opera, in casa nostra, per smontare la disinformazione su Israele e Medio Oriente viene così sminuito, il nocciolo sta appunto nel fatto che il prezzo per vivere in una democrazia lo pagano proprio quei soldati, oggetto non solo di rapporti ONU vergognosi, ma anche di calunnie di alcuni connazionali. E non mi consola il ritornello è la democrazia, bellezza. Non è giusto che chi rema contro abbia il plauso generale, anche in Patria, o almeno piena legittimità, come direi che sovente capita ora. E' un aspetto di Israele che ha suscitato in me sempre molta perplessità. Mi rendo conto che non sia facile operare una distinzione, ma c'è un limite (yesh gvul, consentitemi di usare un termine amato proprio da certi gruppi "contro"). Non, non è giusto. Se non altro per gli israeliani di alto sentire morale che ho avuto il piacere di incontrare e di coloro che, con profonda partecipazione, ci rende familiari Giulio Meotti nel suo stupendo libro Non smetteremo di danzare. Chi calunnia non sa nemmeno accennarlo, un passo di danza. Un cordiale saluto. Mara Marantonio Bernardini (Bologna) |