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E' bello sognare 15/10/2009

Mi riferisco alla "cartolina da Eurabia" del 13.10. Posso capire che possa dare fastidio che gente dall'Italia si impicci di questioni che non la dovrebbero riguardare, che in fondo "di conflitti al mondo ce ne sono tanti ma perchè mai vogliono la pace proprio in Medio Oriente?"...

Posso capire che i contendenti preferirebbero potersele dare in santa pace, senza dover rendere conto a nessuno... proprio come in tanti altri posti al di là del Mediterraneo.

Ma perchè sempre "sputtanare" tutto (mi scuso per la parolaccia, ma d'altra parte se può permettersela il nostro premier, ubi maior minor cessat)? Perchè non ritenere possibile che ci sia gente che spende del proprio, sia economicamente che di tempo, energie, entusiasmi per comprendere il conflitto che da troppo oppone due popoli che sente come amici?

Fra i 400 "pacifisti in gita" ci sono anche 30 veronesi, 18 dei quali studenti, che non si sono limitati alla vacanza (che peraltro in una settimana ci può anche stare, in fondo la "terra Santa" è uno dei luoghi più belli e affascinanti del pianeta...) ma stanno trascorrendo una settimana molto impegnativa, con visite, incontri da una parte e dall'altra. Per cercare di comprendere, di rafforzare con elementi concreti l'empatia che vivono nei confronti dei coetanei israeliani e palestinesi. Senza chiedere loro di far finta di essere sempre d'accordo.

Ieri notte mi ha scritto un diciassettenne israeliano, che nello scorso gennaio è stato protagonista di una lunga discussione via web con tanti coetanei israeliani e palestinesi che, sopo essersi incontrati ed essere diventati amici, si dovevano confrontare con quanto stava accadendo a Gaza. Nella sua lettera mi raccontava l'incontro con i nostri ragazzi, in "gita" in Galilea, e a margine di questo, rifletteva sul serrato confronto che era stato riportato in un libretto che gli è stato portato in dono. Vi "incollo" la sua riflessione: "in alcuni momenti, mentre scrivevo sul forum, mi sentivo bene perchè mi potevo permettere di essere in totale disaccordo con i miei amici di Jenin. Ma questo perchè parlavamo così onestamente, così naturalmente come solo i veri amici possono fare quando parlano l'uno con l'altro e possono permettersi di essere anche in disaccordo. Per me questo è quello che chiamo un puro dialogo".

Certamente è più comodo dire sempre che gli altri non capiscono nulla, che sono in mala fede, che ci marciano... ma francamente preferisco essere un ingenuo idealista ma aver fede nella capacità di ragazzi come questo di costruire, insieme ai suoi coetanei israeliani, palestinesi ed italiani, un futuro di pace.

Gentile lettore,
non vogliamo certo impedirle di sognare. ma riteniamo che l'amicizia debba fondarsi su basi non soltanto emotive. che cosa vuol che sia un rapporto epistolare privato di fronte a quel che accade in Medio Oriente ? sono ben altri i parametri per valutare ragioni e torti. lei cita Jenin, bene, scriva quella parola nel nostro archivio (in HP cerca nel sito), vedrà quanto la questione è più complessa.
cordiali saluti
IC redazione


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