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Ugo Volli
Cartoline
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La lucina in fondo al tunnel nei rapporti fra Israele e i palestinesi si è spenta 14/10/2009

Cari amici,
qualche cartolina fa vi avevo parlato di una lucina in fondo al tunnel nei rapporti fra Israele e i palestinesi, in riferimento alla scelta dell'Autorità Palestinese di non spingere la discussione del rapporto Goldstone alla Commissione per diritti umani (sappiamo che commissione, sappiamo che diritti, non ne riparliamo qui). La ragione era semplice: Israele aveva avvertito che di fronte alla proibizione giuridica di combattere il terrorismo in un territorio popolato, com'è il caso del West Bank, non era proprio possibile pensare al ritiro delle truppe che difendono la pace delle città israeliane poste a pochissimi kilometri dal confine e dunque a portata di razzi qassam (quasi tutte, a partire da Gerusalemme e Tel Aviv. Dunque, se i principi del rapporto Goldstone passano, di ritiro israeliano e della suddivisione del territorio non è proprio più possibile parlare: semplice buon senso.
Be', la lucina si è spenta. Ancora una volta, messi di fronte alla scelta fra andare avanti su un possibile vero percorso verso la pace e cogliere un'opportunità propagandistica per far montare l'odio verso Israele, la società palestinese ha scelto la seconda strada. Contro la decisione di non spingere il rapporto Goldstone c'è stata una vera e propria rivolta organizzata: dimissioni di ministri, un "processo" di bambini contro di lui allestito da Hamas a Gaza per aver tradito le "vittime" concluso con una condanna all'ergastolo ( http://www.jpost.com/servlet/Satellite?cid=1255204782770&pagename=JPost%2FJPArticle%2FShowFull ), manifestazioni e così via.
Il signor Nessuno che fa il presidente dell'AP, che non brilla né per attaccamento alla pace (Quel che importa non è la pace ma la Palestina libera, ha ripetuto spesso) né per coraggio personale, né ovviamente per carattere, ha subito mollato, dicendo che c'era stato un qualche misterioso errore o equivoco nel comportamento della delegazione palestinese a Ginevra  e ha ricominciato a spingere per l'approvazione del rapporto e le conseguenti richieste di incriminazione in tutte le sedi. Ha ricevuto alcuni interessanti incoraggiamenti in questa svolta: non solo quello di tutto il mondo musulmano, ma anche quello del segretario dell'Onu Ban (lo stesso che non rifiuta di andare a cena col primo presidente ricercato dal tribunale dell'Onu all'Aia per crimini contro l'umanità, il sudanese Al Bashir: http://www.jpost.com/servlet/Satellite?cid=1255204782920&pagename=JPost%2FJPArticle%2FShowFull ) e anche del giurista italiano Sabino Cassese (l'articolo è oggi sul "Finantial Times").
Nel frattempo i palestinesi hanno montato una cortina fumogena intorno al Monte del Tempio, asserendo che gli israeliani vogliono assaltarlo, edificare un Terzo Tempio, minare la moschea di Al Aqsa e altre cose del genere, che hanno provocato qualche incidente fra fanatici religiosi e polizia: abbastanza per dire che la ripresa della discussione del rapporto Goldstone era motivata da ulteriori "violazioni dei diritti umani" israeliane contro i difensori delle moschee di Gerusalemme.
Sarebbe il solito teatrino propagandistico, cui non varrebbe la pena di prestare troppa attenzione, se non trovasse solerti alleati in Eurabia e nel mondo ansiosi di mettere in pratica queste accuse: non solo Cassese, ma anche i giudici spagnoli e inglesi che a varie riprese hanno cercato di processare e arrestare ufficiali e responsabili politici israeliani, gli avvocati che li denunciano, gli islamisti che sperano di indebolire l'Occidente e Israele coi suoi stessi mezzi.
Questa tendenza a sostituire la lotta politica con l'intervento giudiziario è una cosa che noi italiani conosciamo molto bene dai tempi di "Mani pulite" e ancora ci viviamo in mezzo. Ma per quanto riguarda Israele, bisogna prendere atto che ci sono tre livelli interconnessi di guerra: quella sul terreno, con scontri armati e soprattutto terrorismo; quello della propaganda, con il fine della delegittimazione dello stato di Israele, in cui Eurabia si è distinta, e quella giudiziaria, che si sta aprendo adesso, col paradosso di tutto un establishment giuridico internazionale schierato dalla parte dei terroristi e contro gli Stati democratici.
 E' una tendenza che riguarda potenzialmente non solo Israele, ma anche gli Stati Uniti e l'Europa, che hanno compiuto operazioni belliche per esempio contro la Serbia, l'Iraq e l'Afganistan. E però sembrano non rendersene conto e non temerlo. Forse pensano che come il solo "muro" al mondo è la barriera di sicurezza eretta da Israele, così i soli "eccessi" di difesa possibili sono quelli israeliani. Vedremo. Per il momento la fiammella di una possibile soluzione della questione palestinese non si vede più, nascosta dietro il nero delle toghe giudiziarie.

Ugo Volli


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