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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Paul Giniewski, Una resistenza ebrea 13/10/2009

Una resistenza ebrea     Paul Giniewski
Cheminements                 Euro 22

Gli ebrei in Francia, la lotta di un popolo vista dagli ebrei, la Resistenza non fu soltanto lotta per la libertà politica e l'indipendenza nazionale. In gioco c'era la sopravvivenza stessa del loro popoio e della loro cultura. Lo illustra ampiamente il francese Paul Giniewski nelle sue memorie partigiane Une résistance juive («Una resistenza ebrea»), pubblicate dall'editore Cheminements (pagine 296, 22 euro). Non si trattava solo di combattere l'occupazione tedesca, ma di nascondere, aiutare nella fuga, sottrarre allo sterminio un gran numero di civili inermi, braccati senza pietà dai nazisti e dai loro alleati. E poi bisognava mettere al sicuro libri, documenti, oggetti preziosi. Un'azione che coinvolse anche molti non ebrei, sollecitati a intraprendere una rischiosa opera di salvataggio. Giniewski, che faceva parte di una rete clandestina del Mjs (Movimento della giovent sionista), individua inoltre una salda continuità tra la guerra antifascista e il successivo impegno per la creazione dello Stato d'Israele. Nato a Vienna nel 1926, da dove la sua famiglia era fuggita dai nazisti, l'autore divenne partigiano nel '43 a Grenoble, in un ambiente reso meno pericoloso dall'occupazione italiana, assai più bianda di quella tedesca. Il trattamento riservato ai perseguitati razziali dalle autorità fasciste, ricorda Giniewski, suscitava l'ira dei collaborazionisti di Vichy, tanto che la stampa antisemita definiva «paradiso degli ebrei» la zona presidiata dai nostri connazionali. Tutto ovviamente cambiò dopo l'8 settembre: lo stesso autore, la cui sorella Rosa non sarebbe tornata da Auschwitz, rischiò di essere fucilato come ostaggio dalla milizia di Vichy e fu salvato da un gendarme, appassionato come lui di poesia. Eppure oggi ricorda i giorni della Resistenza come un periodo felice. Perché quell'esperienza, spiega, gli ha permesso di scoprire le qualità eccelse di cui può dare prova il genere umano nelle circostanze più tremende.

Antonio Carioti
Corriere della Sera


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