Tempesta tra le palme Sami Michael
Giuntina Euro 15
Dall’Iraq, Sami Michael è fuggito nel ’49.
Un viaggio di sola andata, direzione Israele. Ma dice: “A Bagdad torno spesso. Nei sogni. Se ci tornassi davvero temo che troverei un luogo che non conosco più”. Ed è in quella città dei ricordi che ha ambientato “Tempesta tra le palme”. Filtrando l’esperienza di un pogrom attraverso gli occhi di un ragazzo: “Perché io allora ero davvero un ragazzo e perché la violenza pone fine all’innocenza di una persona per sempre”.
Nel suo libro c’è un qui, l’Iraq, e un’ora, l’inizio della Seconda guerra mondiale. Ciò che accade alla comunità ebraica, però, assume un significato universale. “Se c’è qualcosa che unisce gli uomini, ahimè, è la guerra e le sue conseguenze: lo sradicamento, l’esilio e la condanna alla nostalgia. Mi sembra incredibile che oggi, a ottant’anni suonati, debba vivere in un mondo che non accenna a essere meno violento”.
Il libro descrive anche un modello di convivenza tra musulmani ed ebrei che si rompe.
“Ho vissuto in un mondo in cui la convivenza tra religioni era possibile; poi ho visto il prevalere di sentimenti nazionalisti, di odio, razzisti. Cerco di raccontare entrambe le esperienze e alla fine spero che il lettore provi un forte desiderio per il primo periodo”.
Nuri, il ragazzo protagonista, si ribella al terrore, alla decisione degli ebrei di non reagire.
“Gli ebrei vivevano a Bagdad da migliaia di anni. Tuttavia avevano paura di affrontare la massa musulmana durante i tumulti e si chiudevano in casa a pregare. Nuri è un simbolo di coraggio, rinascita, del desiderio di un’altra possibilità, quella di essere indipendenti e impavidi, esseri umani come gli altri, con pari diritti. Ma i sogni di un bambino spesso si scontrano con la realtà”.
Alessia Gallione
La Repubblica delle Donne