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E la chiamano pace 10/10/2009
Leggo su Avvenire l'articolo di Luca Liverani dal titolo: 
«In marcia verso Gerusalemme - La Perugia-Assisi sbarca in Terra Santa"
 
Molte sono le considerazioni che mi vengono spontanee al riguardo a cominciare dal titolo: che trovo sia un inno alla retorica!
L'esperienza insegna che le "marce" fatte da estranei al territorio non hanno mai risolto niente, è una specie di solletico che non smuove .
Partire dall'Italia in 500 solo per "protestare" o aprire dialoghi e tavole rotonde e dibattiti e... riempie chi li organizza, ma non cura il male.
Viene spontaneo chiedersi: chi paga?
Leggo che gli organizzatori assicurano non si tratti di pacifismo, nè di buonismo.... ma chi vi conosce veramente, chi vi ha sentiti e visti all'opera ben sa quale sia la vostra pace. Chi davvero ha a cuore la vita degli israeliani e dei palestinesi non continua a maledire il muro che invece è stata la barriera difensiva di tante vite!
Fra i dettagli del programma della "marcia" si legge che parteciperanno anche studenti del Liceo Maffei di Verona e che il Liceo già prevede marce in maggio ad Assisi... (no comment!)
Ma la cosa più criticabile della "marcia in Terra Santa", che io mi ostino a chiamare Israele, è quello che nel vostro programma viene chiamato"Il giorno della memoria" in cui presente e passato verranno mescolati per ricordare i morti israeliani e palestinesi a causa delle guerre e attentati dal 1948 in poi, per incontrare i profughi palestinesi del '48 e del '67 e concludere con la visita a Yad Vashem.
La domanda è: cosa si vuole dimostrare????
mariapiabernicchia

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