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Ugo Volli
Cartoline
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E' il suo primo successo in politica estera, fantastico, no ? 10/11/2009

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

" E' il suo primo successo in politica estera, fantastico, no ? "

 Il prossimo passo

Cari amici, quasi quasi mi pento di aver fatto una cartolina contro la Norvegia qualche giorno fa, perché ora mi tocca presentarvi forse il più esclusivo club di pensionati  che esista al mondo ... ed è un club norvegese. Eccolo: Thorbjørn Jagland , nato nel 1950, deputato laburista, ex primo ministro, ministro degli esteri e segretario del Partito Laburista; Kaci Kullmann Five ,1950,  ex deputato e ministro conservatore;. Sissel Rønbeck, 1950, ex parlamentare e ministro laburista. Inger-Marie Ytterhorn, 1941, ex deputato per il Partito del Progresso; Ågot Valle deputato e membro del partito socialista di sinistra. Età media sulla sessantina, appartenenza media al partito laburista, tutti parlamentari o ex in disarmo, politici di lungo corso a fine corsa. Sapete chi sono questi signori? Il comitato eletto dal parlamento norvegese che assegna il Premio Nobel per la Pace. Come se da noi lo dessero Bertinotti, Occhetto, Forlani e Rosa Iervolino, sotto la presidenza di D'Alema. Diciamo che l'autorità è discutibile.
Qualcuno di voi si ricorda invece di Martti Ahtisaari, Wangari Maathai, Kim Dae-Jung, John Hume, David Trimble, Carlos Filipe Ximenes Belo, José Ramos Horta? Sono alcuni di coloro che il nostro club ha prescelto negli ultimi quindici anni. Li conoscete? Temo di no. Badate che non sto parlando dei primi vincitori del 1901 che per la gloria furono i celbri Jean Henri Dunant, Frederic Passy, o  degli altrettanto famosi Auguste Marie François Beernaert, Paul-Henri-Benjamin d'Estournelles de Constant, vincitori di un secolo fa, o anche di Philip Noel-Baker che ottenne il premio cinquant'anni fa, tutti – temo – per voi perfetti sconosciuti (si sa, la storia è ingrata e i monumenti ritraggono di solito gente assolutamente insignificante per chi passa sotto le loro imponenti statue)  ma di vincitori freschi, cui dovremmo essere tutti grati, o almeno ricordarcene un po'. E invece no. Non erano importanti loro, non era giusta la scelta, a siamo tutti così distratti? Forse entrambe le cose. E' sicuro però che il club non ci acchiappa sempre. Certo ci sono stati personaggi un po' più noti, come Al Gore, candidato democratico alla presidenza americana avversario di Bush, Kofi Annan segretario dell'Onu e  avversario di Bush anche lui, sebbene in un altro senso, El Baradei, il segretario dell'Agenzia atomica che ha coperto il riarmo dell'Iran e naturalmente anche Arafat, Rigoberta Manchu, Gorbaciov e altre icone progressiste. Segno della radicata appartenenza politica del club. E perfino qualche eccezione come Peres, Rabin, Wiesel, Aung Suu Ki.
Perché vi ho fatto questo elenco del telefono? La ragione è semplice, per farvi riflettere su questo buffo premio preventivo a Obama. Ci sono le medaglie d'oro alla memoria e ci sono quelli che diventano re a dodici anni, di solito però in quanto eredi di qualcuno. Obama appartiene più alla seconda categoria. E' il suo destino: ha fatto il presidente senza aver governato niente, ora ha il Nobel per la pace senza aver concluso nulla per la pace. La sua vita è tutta un venire più presto della norma – il che in certi casi, non solo nel sesso, non è una buona cosa. C'è qualcosa di patetico in questa popolarità, come in quella di Michael Jackson, un essere fuori dal tempo, un vivere sommersi dalla propria icona. L'immagine patetica di quegli enfant prodige che invecchiano portandosi sulle spalle i propri ineguagliabili successi infantili.
Come ha scritto un politologo che certo simpatizza con le sue opinioni terzomondiste come Gilles Kepel intervistato dalla "Stampa", "in fondo questo è il suo primo successo in politica estera". Fallite le mani tese all'Iran, inutile il discorso del Cairo, incerta la politica su Afganistan e Iran, regalato molto alla Russia senza risultato, senza esito la spinta in politica interna a favore dell'assicurazione sanitaria per tutti, Obama non ha raccolto quasi nessun risultato dal suo primo anno di presidenza: una specie di record, perché di solito è la fresca elezione ad aiutare e le difficoltà vengono dopo. La sola cosa che ha avuto sono stati titoli di giornali, folle plaudenti, giornalisti che lo definiscono "messia". Puro effetto di popolarità, senza concretezza. E sì, un premio precocemente assegnato da un gruppetto di deputati socialdemocratici dell'Eurabia profonda del Nord. Altro effetto di popolarità senza premesse concrete. Un premio ricco, ma che l'etichetta costituzionale lo obbliga a dar via in beneficienza. Cambierà qualcosa? Più o meno quanto i premi a Annan e El Baradei hanno reso più autorevoli l'Onu e l'Agenzia atomica, cioè nulla. Semmai, renderà la vita più difficile al premiato, che si sentirà rimproverare il premio a ogni fallimento o ogni volta che sarà obbligato a difendere gli interessi dell'Occidente con un po' di energia.
Mi tocca aggiungere che questo premio segnala qualche cosa di noi, del nostro mondo: la prevalenza delle dichiarazioni sui fatti, dell'immagine sulle azioni, della popolarità sulle politiche. Un premio "reality show", un premio virtuale, un premio applauso. Io ho sempre pensato che le teorie del postmoderno non fossero particolarmente adeguate a capire le dinamiche reali del nostro tempo, ma questa volta quasi quasi cambio idea: un premio alla postmodernità

Ugo Volli

PS: Vorrei però riportarvi un commento rubato su Facebook: "How to kill a political hero: give him the Nobel before he has accomplished anything. Is the Republican party supporting the Nobel commitee?" [come uccidere un eroe politico: dategli il Nobel prima che abbia conclusoi qualunque cosa. Il Nobel è sponsorizzato dal partito Repubblicano?] Non è vero, sono tutti socialdemocratici, progressisti, sinistri sinistri. Ma c'è quel vecchio proverbio che dice che quando un dio ti vuol punire, ti accorda quel che desideri. E poi sono cavoli tuoi


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