Sulla STAMPA di oggi, 10/10/2009, a pag.16, con il titolo " L'ingegnere del Cern lavorava per Al Qaeda ", Domenico Quirico racconta come l'organizzazione terroristica sia entrata nell' Istituto europeo di ricerca nucleare. Un'altra prova di come l'Occidente sottovaluti il pericolo rappresentato dal terrorismo islamico.
Il Cern a Ginevra
«Francesi, sgomberate dall’Afghanistan o ve la faremo pagare»: sui siti del fanatismo internazionale la minaccia corre da mesi mettendo in faccende i servizi di sicurezza. Sarkozy non ha obbedito, anzi ha spedito rinforzi e ribadisce quasi ogni giorno che quella che divampa tra le montagne di Kabul è una guerra giustissima che bisogna vincere. Della punizione erano probabilmente incaricate le menti assai nocive di due fratelli francesi di origine algerina, per fortuna arrestati a tempo a Vienne, nell’Isère. Due sospetti «di alto livello», hanno fatto capire soddisfatti i funzionari dell’antiterrorismo, da due giorni impegnatissimi a carpire tutti i segreti nascosti nelle pieghe informatiche di due computer, tre dischi duri e numerose chiavette Usb dei due ardenti catilinari islamici. Perché questa volta nelle maglie della rete non sono rimasti impigliati i soliti piccoli malavitosi di banlieue convertiti dalle chiacchiere infiammate di qualche predicatore fanatico: uno dei due fratelli è un ingegnere di 32 anni che lavora al Cern di Ginevra, l’istituto europeo di ricerca nucleare che si trova proprio dall’altro lato delle frontiera.
E’ lui il vero colpo grosso degli agenti, che lo stavano braccando da un anno e mezzo inseguendo una delle tante ramificazioni della pista afgana. Fin qui i fatti certi.
Al Cern ieri si sono affannati a relativizzare e tranquillizzare; con un comunicato in cui si smentisce che l’arrestato («non è un dipendente, ha un contratto con un istituto esterno») sia mai entrato per le sue ricerche «in contatto con qualche elemento che possa essere utilizzato a fini terroristici». E negano che al Cern siano in atto ricerche «che possano avere una utilizzazione militare». Sarà: resta l’imbarazzante constatazione che uno scienziato che ha imboccato i cammini di Al Qaeda e nelle mail ai suoi arruolatori algerini indicava una serie di obiettivi importanti praticabili in Francia, aveva libero accesso a un istituto di ricerca atomica.
A far scattare l’arresto sarebbe stata proprio la scoperta che l’ingegnere complottava via Internet con elementi collegati alla sezione nordafricana di Al Qaeda. E’ il movimento terrorista che due anni fa ha preso il posto del declinante terrorismo algerino, ma con maggiori e più pericolose ambizioni: federare tutto l’estremismo dei Paesi del Maghreb e allearsi con i movimenti di fanatici in attività nel Corno d’Africa. Scopo dichiarato: una possente Jihad africana che replichi i sanguinosi trionfi afgani. Sogni? Niente affatto, visto che l’organizzazione è in grado di colpire al cuore i regimi nordafricani considerati traditori, atei e venduti all’occidente. La Francia resta il suo bersaglio principale, non tanto per le stinte malefatte coloniali quanto per l’appoggio che fornisce a molti governi della zona. Qui è in grado di arruolare reclute tra i cinque milioni di musulmani sempre più tentati dalle estremistiche sirene del wahabitismo. L’arresto dell’ingegnere di Vienne ora apre inquietanti domande: quanti altri agenti di così alto livello sono iscritti tra le reclute dei fanatici del Maghreb?
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