Al blocco dell'attività degli insediamenti non ci crede più neanche Obama, perchè insistere? 09/10/2009
Nei giorni scorsi è stato a Roma quel signore che non c'è che di mestiere fa il presidente dell'Autorità Palestinese. Dato che non c'è, non si ha memoria di quel che abbia detto o fatto, ma solo di quello che hanno fatto a lui. Intanto qualcuno gli ha regalato una bella villa, perché ne faccia l'ambasciata di uno Stato che non c'è: un bel giocattolo, come le casette che una volta si regalavano ai bambini. Poi gli hanno fatto dei discorsi. Berlusconi ha detto: "Insistiamo con i nostri amici di Israele affinché il primo passo sia il congelamento dei loro insediamenti." Frattini ha detto che Israele deve arrestare gli insediamenti per iniziare le trattative. Alemanno ha detto "«È indispensabile che Israele faccia ogni sforzo per bloccare in modo definitivo gli insediamenti in Cisgiordania» Vengono in mente due cose. La prima: non non era in crisi la maggioranza di Berlusconi? La seconda è la vecchia definizione dell'Austria-Ungheria: sempre indietro di un'idea, di un arma, di un trattato. Ormai al blocco dell'attività degli insediamenti non ci crede neanche Obama. Ha commentato D'Alema: "L'Europa dovrebbe far sentire di più la sua voce". Chi, grazie al suo sguardo acutissimo è riuscito a vedere il presidente che non c'è, sostiene che sorridesse.