lunedi` 25 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
09.10.2009 Romano è a favore della moschea a Milano
Ma 'dimentica' i rischi per la sicurezza connessi alla sua costruzione

Testata: Corriere della Sera
Data: 09 ottobre 2009
Pagina: 55
Autore: Sergio Romano
Titolo: «Una moschea a Milano, decisione da non delegare»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA dioggi, 09/10/2009, a pag. 55, la risposta di Sergio Romano ad un lettore " Una moschea a Milano, decisione da non delegare ".

Sergio Romano è favorevole alla costruzione di una moschea a Milano e scrive : " Non è possibile essere ospite dell’Expo, centro degli af­fari, incontro mondiale della moda e sede di una mezza doz­zina di università che cercano di attrarre studenti stranieri, ma negare alla propria comuni­tà islamica il luogo di culto a cui ha diritto ". E' vero, la libertà di culto va garantita, ed è giusto che esistano luoghi specifici, ma non si può ignorare la questione della sicurezza e del terrorismo. Molto spesso le moschee sono centri di reclutamento per terroristi islamici. Milano ha, purtroppo, una tradizione riguardo a questo. Basta pensare alle scuole islamiche ospiti di viale Jenner e via Quaranta, entrambe chiuse.
Le moschee non vengono sottoposte agli adeguati controlli e spesso diventano covi terroristi. Ma Romano sembra ignorare quasi totalmente la questione. La accenna a malapena con una frase. Non è possibile chiudere gli occhi davanti al terrorismo.
Il parallelismo con Parigi, poi, è ingiustificato. La società francese, contrariamente a quella italiana, è laica. I simboli religiosi (tutti) sono vietati nei luoghi pubblici. Le moschee abusive non spuntato come funghi senza che nessuno le sottoponga ad adeguati controlli. In ogni caso il modello francese non è l'idillio di integrazione che racconta Romano. Ricordiamo ai lettori l'assassinio di Ilan Halimi, ucciso da criminali fondamentalisti islamici perchè era ebreo, o la cittadina francese di Roubaix, dove il sociologo algerino Saboui teorizza liberamente la fine della legge francese per sostituirla con la sharia. Ecco lettera risposta di Sergio Romano:

 Sergio Romano

Mi piacerebbe avere un suo parere sul dibattito, che si protrae da anni, riguardo all’opportunità che Milano abbia la sua moschea. Sono convinta che la libertà di culto, che deve essere garantita, si coniughi con la integrazione laddove le minoranze abbiano la possibilità di riunirsi e pregare nei loro luoghi di culto. A questo proposito cito l’esempio illuminante della moschea di Parigi che, immagino, lei conoscerà. È vero che in Francia ci sono immigrati di terza o quarta generazione, ma la moschea è stata costruita all’inizio del secolo scorso.

Cristina Rodocanachi


Cara Signora,

A
Parigi non esiste soltan­to la Grande Moschea. Esiste anche il grande Istituto del mondo arabo, per cui è stato costruito un edificio moderno sulle rive della Senna. Fu voluto da Valéry Giscard d’Estaing, ma realizzato duran­te il primo mandato della presi­denza di François Mitterrand e inaugurato nel 1987. È una isti­tuzione accademica e museale dove si fanno ricerche, si tengo­no convegni e seminari, si orga­nizzano esposizioni particolar­mente importanti come quella
dell’anno scorso sulle contami­nazioni tra cultura occidentale e cultura araba all’epoca della spedizione di Bonaparte in Egit­to nel 1798. I rapporti della Francia con le sue comunità musulmane hanno attraversato momenti difficili, ma né i sei sanguinosi attentati di Parigi nel 1995, né la più recente rivol­ta delle banlieues, quando Nico­las Sarkozy era ministro degli Interni, hanno impedito ai go­verni francesi di coltivare la co­noscenza del mondo arabo-mu­sulmano, di promuovere le re­lazioni con la sua cultura, di fa­vorire la formazione di uno stuolo di studiosi, esperti, ana­listi e traduttori. Nulla di tutto questo sarebbe stato possibile, naturalmente, se la Francia non avesse assicurato ai suoi musulmani la possibilità di pra­ticare il loro culto in luoghi de­corosi e conformi alle esigenze della liturgia.

Sul problema della moschea sono d’accordo con lei e con l’editoriale di Elisabetta Soglio apparso nel
Corriere del 7 otto­bre. Non credo che Milano pos­sa delegare al ministro degli In­terni la soluzione di un proble­ma che la concerne e da cui di­pende in ultima analisi la sua immagine di grande metropoli europea. Non è possibile essere ospite dell’Expo, centro degli af­fari, incontro mondiale della moda e sede di una mezza doz­zina di università che cercano di attrarre studenti stranieri, ma negare alla propria comuni­tà islamica il luogo di culto a cui ha diritto. Certo esiste un problema di sicurezza, ordine pubblico e compatibilità con le esigenze del quartiere in cui la moschea verrà costruita. Ma la responsabilità del progetto è anzitutto della città e dei suoi amministratori. La consultazio­ne con il ministero dell’Interno è necessaria, ma deve avere luo­go sulla base di progetti milane­si. Una grande città non può de­legare ad altri la soluzione dei suoi problemi.

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT