Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/10/2009, a pag. 14, l'articolo di Marco Ventura dal titolo " No islamico alla squadra gay: il vero scontro è fra musulmani ".
Marco Ventura mette in rilievo il fatto che anche l'allenatore della squadra Paris Foot Gay è musulmano. Il che torna a merito della squadra gay.
Questo però non fa sì che l'episodio (la squadra musulmana che rifiuta di giocare contro quella gay) si trasformi in uno scontro tra islamici radicali e non. La questione non è cambiata. Il fatto che esistano musulmani più aperti non rende quelli integralisti meno colpevoli. Nessuno scontro fra islamici. Scontro fra civiltà e inciviltà. Ecco l'articolo:
La squadra musulmana Créteil Bébel
«Siamo musulmani», dice in tv l’allenatore del «Créteil Bébel», équipe parigina di calciatori dilettanti. Siamo musulmani osservanti. E allora? Allora quando ho saputo che dovevamo giocare contro una squadra che difende gli omosessuali, il Paris Foot Gay, ho scritto al loro presidente per annullare la partita. Sono cittadino francese, aggiunge, ma sono anche un osservante musulmano: «Le nostre convinzioni sono di gran lunga più importanti di un semplice incontro di calcio». Per i nostri principi religiosi, «non possiamo giocare contro di voi».
La storia fa il giro del mondo. Lo schema interpretativo è scontato. Una fede retrograda sfida la società aperta, gli integralisti attaccano i secolarizzati, l’intolleranza musulmana odia l’Europa plurale. Poi compare su France 2 Brahim Naït-Balk, l’allenatore del Paris Foot Gay; colorito scuro, viso affilato. Moi, je suis d’origine marocaine, proclama, sono d’origine marocchina. Sono musulmano anch’io. Allora capiamo che lo scontro non è tra un gruppo di fedeli e una società di infedeli. Il conflitto è dentro la religione, tra musulmani; tra modi differenti di sentirsi nell’Islam. L’allenatore barbuto del Créteil Bébel reclama il primato dell’ortodossia. Conosce i principi, lui; li osserva. Ma Brahim non cede l’esclusiva. La mia squadra è contro l’omofobia perché accetta la differenza; giocano con noi ebrei e musulmani, omosessuali e eterosessuali. Sono musulmano anch’io.
Ai bisticci dell’Islam parigino fanno eco i conflitti dell’Islam arabo. Il grande imam dell’Ahzar si è appena pronunciato contro l’uso del velo integrale in Egitto. L’altro ieri il re Abdullah ha rimosso un membro del Consiglio degli Ulema contrario all’apertura della prima università mista, per ragazzi e ragazze, salutata dal sovrano saudita come «casa del sapere e luogo di tolleranza». Ribolle l’Islam; ovunque. Quelli che si rifiutano di scendere in campo sono «i praticanti », i più musulmani degli altri, i custodi della purezza e dei principi: gli osservanti. Gli altri sono i musulmani normali, quelli che si identificano con l’Islam senza pretendersene i campioni. Per gli integralisti sono loro la vera minaccia. Perché pensano, come Brahim l’allenatore, che «gli uomini rigirano la religione come fa loro più comodo». Perché al fischio dell’arbitro non hanno paura di stare in campo.
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante