Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/10/2009, a pag. 16, l'articolo di Maurizio Caprara dal titolo " L’Italia a Israele: «Basta insediamenti». Abu Mazen soddisfatto ". Ma quel che colpisce nell'ottima ricostruzione di Caprara è il lusso della nuova magione, detta anche "ambasciata". Abbiamo una curiosità: chi paga ? Finora la "delegazione" palestinese è vissuta in Italia a spese dello stato italiano, fatto unico nella storia diplomatica. Chi paga adesso la nuova sede ?
Abu Mazen,Arafat, Craxi (figlia)
ROMA — Mentre l’asserita Seconda muove i suoi passi verso non si sa dove, la Prima Repubblica è resuscitata ieri mattina dentro un giardino di Roma. E’ rispuntata sotto forma di una riunione inusuale di alcune delle sue più giovani leve. Di destra e sinistra. A far scattare l’evento è stata l’inaugurazione di una nuova sede per la delegazione dell’Autorità nazionale palestinese in Italia.
Tra ulivi e tartine, di fronte ai ruderi delle Terme di Caracalla, una cerimonia con il presidente Abu Mazen ha radunato politici che trent’anni fa avevano ruoli in certi casi importanti nei rispettivi partiti senza essere abituati a incontri collettivi con gli stessi invitati di ieri. Nella villa di viale Baccelli 10 offerta dal Comune di Roma ai palestinesi, si sono raccolti intorno ad Abu Mazen, già studente in Unione Sovietica, il sindaco Gianni Alemanno, che quando era nel Fronte della gioventù fu arrestato con l’accusa di aver lanciato molotov contro l’ambasciata sovietica, e il deputato del Pd Massimo D’Alema, che ha detto di aver tirato una bottiglia incendiaria assai prima di diventare segretario della Federazione giovanile comunista. Con loro, Oliviero Diliberto, che più tardi contribuì a una scissione di Rifondazione, affiancato da Franco Giordano che ne è stato l’ultimo segretario. Poi gli ex giovani comunisti Piero Fassino e Antonio Bassolino. Stefania Craxi, oggi sottosegretario, è entrata in politica ben più tardi, ma porta un cognome di peso nella fase finale della Prima Repubblica. E talmente importante nei rapporti tra Italia e Organizzazione per la Palestina, con la quale avevano contatti sia il Pci che il Msi, da far scattare un applauso appena ha citato suo padre.
Il raìs palestinese, in giornata, è stato da Napolitano, Berlusconi, Fini e dal Pd. Il presidente del Consiglio gli ha detto che sta insistendo con gli israeliani «affinché il loro primo passo» per negoziare «sia il congelamento dei loro insediamenti». Buon risultato per Abu Mazen, rispetto alle scarpe contro la sua immagine lanciate nelle stesse ore a Gaza da contestatori mentre Hamas mette in forse la data del 25 ottobre per un accordo con al Fatah.
A Roma, adesso, il ritratto di Abu Mazen è appeso accanto a quello di Yasser Arafat nella stanza migliore di una palazzina immersa nel verde che neppure troppi ricchi della città possono permettersi. Tra scale in mogano, una torretta antica, computer, e, ormai, senza le tartine di ieri.
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