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La Stampa Rassegna Stampa
07.10.2009 Firmato il primo Protocollo di Cooperazione tra la Camera dei Deputati e la Knesset
Analisi di Fiamma Nirenstein, intervista a Reuven Rivlin di Emanuele Novazio

Testata: La Stampa
Data: 07 ottobre 2009
Pagina: 1
Autore: Fiamma Nirenstein - Emanuele Novazio
Titolo: «Oggi è stato compito un passo molto importante nei rapporti tra Italia e Israele - Lo Stato ai palestinesi? No, solo un'autonomia»

Riportiamo le dichiarazioni dell’On. Fiamma Nirenstein, Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera sull'incontro fra il Presidente della Camera Fini e dal Presidente della Knesset Rivlin in visita in Italia, e la firma del primo Protocollo di Cooperazione tra la Camera dei Deputati e la Knesset. Riportiamo, inoltre, dalla STAMPA di oggi, 07/10/2009, a pag. 16, l'intervista di Emanuele Novazio a Reuven Rivlin dal titolo "Lo Stato ai palestinesi? No, solo un'autonomia". Ecco gli articoli:

Fiamma Nirenstein : " Oggi è stato compito un passo molto importante nei rapporti tra Italia e Israele "

 Fiamma Nirenstein

“Oggi è stato compito un passo molto importante nei rapporti tra Italia e Israele: è stato firmato, dal Presidente della Camera Fini e dal Presidente della Knesset Rivlin in visita in Italia, il primo Protocollo di Cooperazione tra la Camera dei Deputati e la Knesset.

Il Protocollo nasce dall’idea che la cooperazione tra Italia e Israele derivi dalla comune fede nei valori di libertà, democrazia e tolleranza, e stabilisce una serie di obiettivi congiunti tra i due Parlamenti, in cui sono stati istituiti due gruppi di collaborazione che dovranno incontrarsi periodicamente per attuare un concreto lavoro. I due gruppi si dedicheranno a un lavoro comune di progettazione e di studio, in ambito economico, amministrativo e formativo e in generale tutte le sfere che competono alla vita parlamentare.

Il gruppo Italiano è formato da me in quanto presidente e da altri 6 Onorevoli in rappresentanza di tutti i gruppi parlamentari: Adornato, Polledri, Fiano, Pianetta, Vernetti e Barbareschi.

 Questa iniziativa è il culmine istituzionale di tante altre prese di posizione di un Parlamento che nel corso di questa legislatura non ha mai fatto mancare a Israele la propria solidarietà in un contesto invece a volte aggressivo e privo della comprensione necessaria per un paese sempre minacciato da terribili nemici: il Parlamento italiano è stato il primo a votare una mozione che impegnava il governo al ritiro dalla conferenza di Durban 2; ha svolto una manifestazione in piazza Montecitorio, cui è intervenuto anche il Presidente Fini, in solidarietà a Israele nella guerra contro Hamas; ha sostenuto la sezione italiana della Coalizione Interparlamentare contro l’Antisemitismo (ICCA) promuovendo una indagine conoscitiva sull’Antisemitismo che si avvierà a breve; non ha mai ricevuto Ahmadinejad quando ha visitato l’Italia.

Questo accordo è quindi il coronamento di un lungo e particolare impegno del Parlamento italiano”.

Roma, 6 ottobre 2009

La STAMPA - Emanuele Novazio : " Lo Stato ai palestinesi? No, solo un'autonomia "

 Reuven Rivlin

Presidente Reuven Rivlin, nei colloqui di Ginevra Teheran ha dimostrato reale disponibilità al dialogo sul dossier nuclerare?
«A Ginevra l’Iran ha cercato ancora una volta di guadagnare tempo, ma è il momento di dire basta, il tempo è scaduto, siamo già ai supplementari. Non è solo un problema di Israele, che è ben consapevole della sua sicurezza e della necessità di proteggersi: è un problema di tutto il mondo. La scoperta dell’impianto di Qom ha segnato una svolta».
Come dire che Israele è pronto ad attaccare?
«Anche questo non è un problema che riguarda soltanto Israele. Non credo che Israele si stia preparando ad attaccare l’Iran con un’operazione che dovrebbe, semmai, riguardare tutto il mondo libero. Teheran ha fatto del fondamentalismo la sua idelogia. Non è stato sempre così: durante la guerra con l’Iraq abbiamo avuto contatti informali con l’Iran. Ma adesso Ahmadinejad ha dichiarato guerra all’esistenza stessa di Israele».
Le sanzioni possono ancora funzionare?
«Certo, sanzioni efficaci spingerebbero il popolo a ribellarsi».
Per quanto riguarda i rapporti con i palestinesi, crede nella soluzione «due popoli due stati»?
«Lo Stato palestinese non può essere un vero Stato ma un’autonomia. Avrebbe la sovranità ma non la possibilità di minacciare l’esistenza di Israele».
Si può negoziare su Gerusalemme?
«Gerusalemme è un microcosmo che consente a israeliani e arabi di vivere insieme. Dividerne di nuovo la sovranità significherebbe trasformarla in una Belfast mediorientale, un vulcano che erutterebbe conflitti in tutta la regione».
Ritiene possibile negoziare con Abu Mazen, che lei ha definito un «presidente sulla carta»?
«Abu Mazen ha capito che la pace con Israele è una necessità strategica per il popolo palestinese: ma non controlla Hamas, che nega a Israele il diritto all’esistenza. Dice di essere pronto a tutto per la pace, ma ammette di non poter convincere la sua gente che il rientro dei profughi è impossibile. E’ disposto a negoziare, ma non può garantire che le decisioni prese saranno rispettate. E’ possibile arrivare a un accordo con lui, ma non siamo disposti a raggiungere un accordo soltanto con lui».
Fare la pace con Siria è possibile?
«Certo, se Assad verrà a Gerusalemme e parlerà alla Knesseth come fece Sadat sarà il benvenuto. Ma dovrà annunciare di voler vivere in pace con noi: se cerca negoziati soltanto per riottenere il Golan, sappia che non siamo stupidi. Il Golan è una testa di ponte per attaccare Israele».
Non pensa che il rifiuto israeliano di bloccare gli insediamenti sia un serio ostacolo al negoziato?
«Il problema non sono gli insediamenti, ma il conflitto fra israeliani e palestinesi sul problema centrale dell’esistenza di Israele».

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