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Il Manifesto Rassegna Stampa
06.10.2009 Contro Israele e pro Hamas. Anche a costo di attaccare Abu Mazen
Questa la scelta di Michele Giorgio

Testata: Il Manifesto
Data: 06 ottobre 2009
Pagina: 8
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Tutti contro il raìs per il voltafaccia sui massacri di Gaza»

Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 06/10/2009, a pag. 8, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " Tutti contro il raìs per il voltafaccia sui massacri di Gaza ".

L'articolo è una dimostrazione di come Michele Giorgio,  sia disposto, pur di difendere Hamas, ad attaccare persino l'Anp e Abu Mazen, che invece difende quando attacca Israele. Sullo stesso argomento invitiamo a leggere la Cartolina da Eurabia di Ugo Volli di ieri, dal titolo "Goldstone, feticcio pacifista, è un serio ostacolo a qualunque trattativa, un nemico della pace ."
Ecco l'articolo di Michele Giorgio:

 Abu Mazen

Ènotte fonda per il presidente Abu Mazen dopo la decisione presa dall’Anp (la scorsa settimana a Ginevra) di rinviare di almeno seimesi il voto sul rapporto presentato al Consiglio dei diritti umani dell’Onu dal giudice sudafricano Richard Goldstone, che ha indagato sull’offensiva israeliana «Piombo fuso» dello scorso gennaio e documentato «crimini di guerra» assimilabili a crimini contro l’umanità. Lo sdegno è forte, non solo in Cisgiordania e Gaza. Desta inoltre sconcerto (e qualche sorriso) la decisione di Abu Mazen di formare una commissione d’inchiesta incaricata di accertare chi abbia dato disposizione all’ambasciatore palestinese all’Onu Ahmad Khreishi di congelare il voto. Unamossa con la quale, evidentemente, Abu Mazen vuole lasciar intendere alla popolazione di non essere responsabile di un ordine tanto controverso che, tuttavia, per la sua eccezionale importanza solo lui può aver dato. Ieri mentre oltre mille palestinesi – attivisti della sinistra e rappresentanti di ong e associazioni locali - sfilavano nelle strade di Ramallah per chiedere le dimissioni di Abu Mazen e del premier Salam Fayyad, la Siria ha annunciato il rinvio della visita di Abu Mazen a Damasco in segno di protesta, ha scritto il quotidiano semi ufficiale siriano al Watan, per il voto bloccato al Consiglio per i diritti umani. Nei giorni scorsi anche la Lega Araba aveva espresso sorpresa per il mancato voto su di un rapporto che denuncia crimini di guerra commessi durante una campagnamilitare in cui hanno perduto la vita 1.400 palestinesi, tra i quali centinaia di civili. La stampa palestinese più indipendente e i siti dell’opposizione riferiscono di proteste senza precedenti anche all’interno di Fatah e dell’Olp che Abu Mazen e il suo entourage non hanno consultato in alcun modo. Ma anche di uno scontato scaricabarile. C’è chi punta l’indice contro il negoziatore Saeb Erekat e il consigliere (ed ex ambasciatore a Roma) Nemer Hamad, altri accusano l’ambasciatore Khreishi. Da Londra il direttore di al Quds al Arabi, Abdel Bari Atwan, in un impietoso editoriale ha accusato Abu Mazen di essere l’unico responsabile di quanto accaduto a Ginevra e gli ha chiesto non solo di presentare dimissioni immediate ma anche di sciogliere l’Anp ormai totalmente «asservita» agli interessi israeliani e statunitensi. Sullo sfondo delle polemiche e delle proteste che non cessano, circolano indiscrezioni su minacce di Israele, pronto a congelare i dazi doganali e l’Iva che raccoglie per conto dell’Anp se i palestinese avessero portato avanti il procedimento di Goldstone. Si parla anche di un rifiuto di Israele di assegnare le frequenze alla seconda compagnia di telefonia mobile nei Territori, al Wataniya, in modo da privare l’Anp dei 300 milioni di dollari. Minacce che governo e presidenza dell’Anp avrebbero ritenuto prioritarie sul rispetto del diritto internazionale e la memoria delle vittime di Gaza.

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