ho letto questo ritratto di Amira Haas scritto da Ugo Volli, ve lo mando pensando sia di interesse per i lettori di informazione corretta, l'ho preso dal notiziario dell'Ucei: "A proposito di figure tragicomiche, è assolutamente da leggere l'editoriale (su Haaretz) della più antisraeliana delle giornaliste israeliane d'oggi, quella Hamira Hass che è un'eroina per tutti gli odiatori di Israele d'Italia. La Hass fa una grande ramanzina al presidente dell'Autorità Palestinese, Abu Abbas, per essere troppo morbido... con Israele, in particolare per non aver insistito per una discussione immediata del rapporto Goldstone al comitato dei diritti umani dell'Onu (quello famoso presieduto dalla Libia che ha organizzato Durban 2), dopo che Netanyahu aveva ripetutamente chiarito che l'approvazione del rapporto avrebbe reso a Israele impossibile intervenire legalmente in un territorio abbandonato come Gaza e quindi avrebbe reso impossibile lo sgombero dal West Bank, insomma avrebbe sabotato la pace. Ma quel che Amira Hass rimprovera con grande violenza verbale ad Abu Abbas è proprio di voler fare la pace con trattative normali: "The true choice is between negotiations as part of a popular struggle anchored in the language of the universal culture of equality and rights, and negotiations between business partners" [la vera scelta è fra negoziati come parte di una lotta popolare ancorata nella cultura universale dell'uguaglianza e dei diritti e negoziati fra partner di un'affare]. Quel che interessa a Hass è insomma che i negoziati non ci siano, anche quelli come in questo caso mediati dall'America di Obama, ma che non sparisca la "lotta popolare". Se ci fosse la pace, la loro militanza infatti resterebbe disoccupata. Che poi della "lotta" soffrano sia i palestinesi che gli israeliani, di fronte al romanticismo neomaoista della "lotta popolare" non le importa nulla. Tant'è vero che le sue parole sono la fotocopia di quelle di Hamas, riportate da Benkamin Barthe su Le monde. Loro sì che hanno interesse alla "lotta"!
Ugo Volli
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