Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 05/10/2009, a pag. 20, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " La modella-soldato attacca la Refaeli: La leva, un dovere ".

Esti Ginzburg e Bar Refaeli
GERUSALEMME — Quando la buttano giù dalla branda all' alba, che non le capitava nemmeno per le sfilate. Quando deve marciare tenendo il passo, che non doveva farlo neanche in passerella. Quando deve lavarsi la divisa, che prima bastava chiamare la laundry dell'albergo. Ecco, dice Esti Ginzburg, allora sì che le viene in mente chi non deve fare queste cose. Una soprattutto: Bar Refaeli.
Modella come lei. Israeliana come lei. Eppure bell'imboscata. Esti ha imparato subito a puntare («se dobbiamo aiutare il nostro Paese, non c'è da discutere: arruolarsi è un dovere, non una scelta...»), a mirare («c'è un milione di cose che anche a me non piacciono, ma le faccio lo stesso...») e a far fuoco: «Il servizio militare fa parte delle cose in cui credo, dei valori in cui sono cresciuta. Evidentemente, c'è chi crede in altro».
Fuoco amico. Fuoco collega. Si apre l'annuale caccia alla top model più esportata e detestata d'Israele, rea due anni fa d'avere scansato la naja e d'essersene pure vantata. Stavolta, a sparare è un visino paffuto e feroce che il primo giorno di caserma si guadagna qualche titolo scaricando l'arma sulla (ben più famosa) Refaeli. Della diciottenne Esti Ginzburg, finita per due anni alla base di Tel Hashomer, nessuno si sarebbe probabilmente accorto: ci ha pensato lei, annunciando il probabile ritiro dal Fashion System («ho già diciotto anni... ») e d'avere comunque ottenuto qualche licenza-premio per partecipare al ciak d'un film.
Non è solo una lite da backstage. Il background di questa storia è che, a Bar, non ne fanno più passare mezza. Da fidanzata di Leo DiCaprio, si prese gl'insulti degli arabi che l'accusavano d'avere trasformato il divo di Hollywood, sostenitore di Obama, in un «agente sionista». Non appena il governo Olmert decise di soprassedere sulla naja scansata, e nominò la ragazza ambasciatrice culturale a Londra, ci fu chi andò a stracciare le copertine della top model davanti all'ambasciata israeliana. Negli ultimi mesi la Wizo, organizzazione delle donne sioniste, ha protestato per l'uso d'una foto in bikini della Refaeli in una pubblicità d'acque (slogan: «il Bar che hai sempre voluto a casa tua») e in una campagna di cellulari: la società telefonica Cellcom s'è dovuta scusare. Il 20 per cento dei ragazzi israeliani — religiosi, obbiettori o semplicemente indifferenti — ogni anno riesce a imboscarsi e la faccenda, chiaro, non piace a chi sta ai check-point a rischiare la pelle. Qualche mese fa, il governo ha ordinato alle amministrazioni pubbliche di non invitare artisti che abbiano evitato la divisa: a Marina Blumenthal, cantante d'origine russa diventata famosa coi reality, renitente alla leva, è stato vietato d'esibirsi a una festa del capodanno ebraico. La Refaeli ha chiesto aiuto a un celebre pr, per rifarsi l'immagine. Mica facile. L'unica forse è imitare Miri Mesika, altra cantante: stufa d'essere apostrofata pure per strada, a 26 anni ha mollato la band. E ha imparato a rifarsi la branda.
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