Riportiamo dall'ESPRESSSO n°40 del 02/10/2009, a pag. 90, l'intervista di Lally Weymouth a Mahmoud Ahmadinejad dal titolo " Il mio futuro nucleare ".
Nell'intervista Ahmadinejad difende il programma nucleare iraniano, sostenendo prima che ha scopi pacifici, poi che nello statuto dell'Aiea due articoli sancisono l'obbligo per i Paesi già in possesso di nucleare, di aiutare quelli che il nucleare ancora non ce l'hanno a sviluppare le tecnologie necessarie per averlo. Infine il dittatore iraniano arriva a sostenere che il suo programma nucleare ha scopi farmaceutici.
Nel corso dell'intervista, Lally Weymouth non lo contraddice mai su questi punti e non accenna minimamente al fatto che per Israele e occidente, la percezione sul nucleare iraniano è ben diversa. Le accuse che Ahmadinejad continua a lanciare a Israele, le sue minacce, e la sua inarrestabile corsa al nucleare sono tre elementi che non lasciano spazio a dubbi. L'intervista è stata tratta da NEWSWEEK, giornale che appoggia l'Iran e il suo programma nucleare sostenendo che questo equilibrerebbe tutto il Medio Oriente, perciò non ci stupisce l'indulgenza che Weymouth dimostra nei confronti di Ahmadinejad. Ecco l'intervista:
compagni di merenda ?
Le intelligence occidentali hanno scoperto a Qom un secondo impianto (segreto) per arricchire l'uranio. E sono aumentati i già corposi sospetti che l'Iran voglia dotarsi della bomba atomica. Non bastasse, il regime di Teheran ha aumentato la tensione con la comunità internazionale effettuando due test missilistici con nuove testate in grado di colpire Israele e una parte dell'Europa. La provocazione è evidente e l'Aiea (Agenzia internazionale per l'energia atomica) lamenta la mancata collaborazione delle autorità iraniane. Spirano venti di guerra in Medio Oriente ma il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, in questa intervista, nega ogni ipotesi bellicosa. Sostiene che il suo Paese ha una ridotta capacità tecnica in materia e vorrebbe acquistare uranio arricchito dagli Stati Uniti per scopi farmaceutici. Parla anche, Ahmadinejad, di Afghanistan e delle contestate elezioni del giugno scorso .
Signor presidente, l'Occidente teme che il suo Paese voglia dotarsi della bomba atomica. Lei è disposto a collaborare per dimostrare che non è vero come ha sempre sostenuto?
"La questione nucleare è di pertinenza dell'Aiea. L'Aiea ha delineato un percorso molto chiaro per parlare di queste faccende. Noi abbiamo sicuramente degli obblighi e degli impegni da rispettare, ma abbiamo anche diritti. Manterremo gli obblighi e godremo anche dei nostri diritti".
Ma voi non avete mantenuto fede ai vostri obblighi. Le Nazioni Uniti vi hanno sanzionato e hanno sospeso i vostri diritti per ciò che concerne l'Aiea. Sospenderà il programma iraniano di arricchimento dell'uranio? Coopererà con il protocollo aggiuntivo dell'Aiea che inizialmente aveva firmato? (In seguito l'Iran si è ritirato dal trattato, NdR).
"Sulla base di numerosi rapporti ufficiali resi noti dall'Agenzia, l'Iran ha portato avanti e condotto le sue attività nucleari nell'ambito legale delineato dall'agenzia. Abbiamo anche accettato di nostra volontà i nuovi obblighi. Ma non abbiamo sfruttato fino in fondo i nostri diritti. L'Articolo 2 e l'articolo 4 dello statuto dell'Aiea affermano che quanti sono in possesso della tecnologia nucleare devono assistere i Paesi che non ne sono in possesso a sviluppare le tecnologie nucleari a scopi pacifici. Ma né l'agenzia né i suoi stati membri hanno fornito alcun aiuto all'Iran".
L'ultimo rapporto dell'Aiea dice che l'Agenzia 'non ritiene che l'Iran abbia adeguatamente affrontato e risolto la natura stessa della questione. Pertanto, l'Agenzia ha chiesto all'Iran di fornire risposte più esaustive e di garantirle accesso a persone, informazioni e siti'. Il direttore generale dell'Aiea, Mohamed El Baradei, considerato il suo più forte difensore a Washington, si chiede se lei si stia o meno adeguando all'Aiea o se lei non stia lavorando a un programma di armamenti nucleari.
"Il rapporto è diviso in due parti. Una parte riferisce i dettagli relativi alle domande dell'Agenzia stessa. Le domande erano chiare e rispondemmo a tutte. L'Agenzia convalidò le risposte ricevute da noi. Poi gli Stati Uniti si fecero avanti con alcune accuse e insinuazioni contro di noi, chiedendo all'Agenzia di occuparsi anche di quelle. Questo chiaramente costituiva una evidente violazione dello statuto dell'Agenzia e degli accordi sottoscritti tra l'Agenzia e l'Iran. Per le pressioni politiche americane l'Agenzia accettò l'elenco di accuse presentato dagli Usa e all'improvviso mise la questione all'ordine del giorno. Sin dall'inizio noi fummo in disaccordo con questo approccio perché non si basava su categorie legali e normative predefinite. Le accuse mancano di qualsiasi credibilità legale".
Il presidente Barack Obama, dopo aver aperto al dialogo con voi, è arrivato a dire che valuterà 'azioni militari' se non chiarirete le vostre intenzioni sul programma nucleare.
"Noi siamo pronti a discutere con lui. Siamo disposti ad acquistare uranio arricchito in misura pari al 20 per cento per il nostro fabbisogno interno. Abbiamo a Teheran un reattore utilizzato per scopi medici e tecnologie radioattive. Richiede uranio arricchito nella misura del 19,75 per cento. Siamo disposti a comperarlo. Siamo disposti a far sì che i nostri esperti nucleari si siedano a discutere di cooperazione nucleare al fine di acquistare materiali che ci servono con gli esperti della controparte, per impegnarci nella cooperazione internazionale e a discutere del nostro bisogno di comperare queste materie. Penso che si tratti di una proposta molto concreta, di una buona occasione per iniziare a dialogare".
Ma mentre siamo qui a parlarne, in Iran stanno arricchendo l'uranio. È vero? L'Aiea dice che lei dispone di sufficiente uranio arricchito - nell'ordine del 4,5 per cento - per costruire un ordigno nucleare. Invece, da quello che lei ha appena detto, sembra lasciar intendere di voler sospendere l'arricchimento dell'uranio.
"Il nostro livello di arricchimento è attualmente del 3,5 per cento. I materiali così prodotti sono avviati agli impianti nucleari, ma sono inservibili per costruire una bomba. Una bomba necessita di uranio arricchito nella misura del 99,7 per cento. Noi crediamo che sia sbagliato avere bombe nucleari. Sa quante bombe atomiche hanno gli Stati Uniti?".
Non lo so. Sarebbe disposto a promettere che non costruirà mai ordigni nucleari?
"Noi partiamo dal presupposto che sia sbagliato, tanto per cominciare, che ci siano Paesi che debbano avere armi nucleari e altri che non debbano avere armi nucleari. A tal fine abbiamo promesso di impegnarci in colloqui sul disarmo. Secondo i rapporti che abbiamo ricevuto, negli Stati Uniti ci sono diecimila testate nucleari. Dobbiamo spianare la strada per un accesso di tutti alle tecnologie nucleari pacifiche con la collaborazione di tutte le parti. Anche dal punto di vista ambientale crediamo di dover avere accesso all'energia pulita e sicura e che questa debba esserci garantita".
Non capisco in che modo la sua proposta di comperare combustibile, ovvero uranio arricchito, si inquadri nel contesto generale del suo programma nucleare.
"Questi materiali nucleari che cerchiamo di comperare sono a scopi farmaceutici. Il materiale arricchito al 20 per cento serve a produrre farmaci per curare varie patologie. È una faccenda umanitaria".
Se lei fosse in grado di ottenere ciò, che cosa sarebbe disposto a dare in cambio?
"Potremmo pagare i materiali ottenuti. Si tratta di un buon inizio per la cooperazione. Direi anche che acconsentiremmo a far sedere i nostri esperti a discutere di queste cose con gli esperti di nucleare dell'altra parte. Questo favorirebbe un clima di fiducia e rimuoverebbe le preoccupazioni che ci sono da entrambe le parti È la nostra proposta e credo sia una proposta positiva.".
Un altro tema su cui la comunità internazionale vorrebbe la vostra collaborazione è l'Afghanistan. Pensa sia possibile?
"I nostri rapporti con l'Afghanistan sono intensi e stretti. Mi piacerebbe vedere ripristinata la sicurezza in quel Paese quanto prima. Sin dall'inizio ho detto che siamo disponibili a dare una mano, a patto che cambino le politiche odierne. Penso che le scelte politiche in Afghanistan siano completamente sbagliate e che non ci sia neppure bisogno di dimostrarlo. Dall'arrivo delle truppe della Nato sono stati commessi molti crimini. Non esiste una soluzione militare per l'Afghanistan. Se non auspicassimo il miglior esito possibile saremmo rimasti zitti, ma preferiamo dire forte e chiaro che in Afghanistan si sta sbagliando politica. Le ricchezze degli europei e del popolo americano sono investite senza nessun risultato concreto, fuorché la sconfitta. Queste ricchezze possono essere utilizzate invece per instaurare rapporti di amicizia, per ricostruire il Paese. Siamo preoccupati. Tutti sanno che la Nato è molto vicina alla sconfitta finale in Afghanistan. Potremmo starcene in disparte e restare a guardare, tenuto anche conto che alcuni stati membri della Nato sono nostri antagonisti. Potremmo quasi rallegrarci della loro sconfitta, ma non lo facciamo. Quanto sta accadendo ci rattrista profondamente".
Ultima questione, le elezioni politiche del giugno scorso in Iran. Lei è stato accusato di averle vinte in modo fraudolento. Pensa di portare in giudizio il suo rivale Mir Hossein Moussavi?
"Le elezioni si sono svolte nell'ambito della legalità e sono state libere. In ogni elezione è solo uno a vincere. Le accuse contro di me sono propaganda, e non presto molta attenzione a queste cose. Non intendo portare nessuno in tribunale".
Quindi Moussavi non sarà processato?
"Questo dipende dal sistema giudiziario. Non ha nulla a che vedere con il governo. Se ci sono state delle violazioni, se ne occuperà la Corte. In caso contrario, no".
Molti osservatori sono preoccupati per il trattamento riservato ai cittadini che hanno dimostrato contro le elezioni. Uno degli altri candidati avrebbe le prove di torture.
"Il codice di procedura penale in Iran è molto severo. Ogni individuo può chiedere la revisione del processo prima che sia emesso il verdetto finale. Quindi quando in Iran una persona va in carcere significa che ci sono stati cinque processi, quattro dei quali hanno comportato la revisione dell'intero iter. Il nostro sistema giudiziario pertanto ha fatto il massimo sforzo per garantire la difesa dei diritti. Questo non significa naturalmente che un funzionario da qualche parte non possa violare la legge. Proprio come la polizia di New York o di qualsiasi altro posto negli Stati Uniti, che potrebbe finire col picchiare qualcuno. Quell'agente commette un reato, ma nessuno può accusare il governo degli Stati Uniti di essere negligente per questo. Il nostro sistema giudiziario si occuperà di questi casi".
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