Mi interesso della questione arabo-israeliana da diverso tempo.
La mia non čuna semplice curiositā, ma direi un forte desiderio di capire come si č potuto gioungere ad uno stadio che, purtroppo, non vede una via d'uscita
semplice e vicina.
Ho scritto una prefazione ad un libro sull'argomento, ho
tenuto una conferenza nel mio comune sul tema e sono stato nei luoghi di cui
ho scritto. Ovviamente questo non fa di me un esperto, nč tantomeno
un'autoritā in gradi di esprimere giudizi su di una realtā che, meglio
precisare, non vivo sulla mia pelle.
Quello che mi chiedo, e arrivo alla domanda, č come sia possibile equiparare una critica allo stato Israele con l'antisemitismo! Vi prego di spiegarmelo perchč a me sembra semplicemente assurdo.
Chi meglio di voi sa che anche all'interno dello stesso sionismo ci
sono state diversitā di vedute che hanno costituito differenti correnti
sionistiche? Il sionismo umanista di cui faceva parte Buber (Brith shalom),
il sionismo religioso che non vedeva di buon occhio la creazione di una
nazione ebraica in Palestina, per non parlare dei post-sionisti. Quante
critiche giungono da ebrei israeliani verso l'operato del proprio governo?
David Grossman su tutti. Sono antisemiti anche loro? Vi pongo questa
domanda, che giā mi facevo da tempo, dopo aver letto un vostro commento
sull'articolo di Odifreddi. Scrivete testualmente: "Essere contro lo Stato
ebraico e i suoi cittadini non č diverso da essere antisemiti". Credevo che
prerogativa di Israele, e la sua forza, fosse il fatto di essere una
democrazia. Credevo che prerogativa della democrazia fosse il fatto di poter
essere criticata, di sviluppare un'opinione pubblica libera sia all'interno
che all'esterno dei propri confini. Credevo, infine, che una critica
politica fosse diversa da una critica razziale, e che l'antisemitismo non
c'entrasse nulla con il diritto di dissentire per alcune decisioni prese da
una democrazia.
Evidentemente mi sbagliavo su tutto: non so cosa vuol dire democrazia, nč
cosa significa antisemitismo. Sbagliavo a pensare che Israeliano non fosse
il sinonimo di sionista, e che non tutti gli ebrei fossere sionisti. Sarei
lieto se mi diceste dove sbaglio e come posso rimediare, cosė da non
svegliarmi un giorno e scoprirmi un razzista antisemita invasato, senza
neanche accorgemene.
Matteo Di Grazia
Gentile lettore,
Rispondiamo nell'ordine ai diversi argomenti toccati.
Anche noi riteniamo che purtroppo una via d'uscita al conflitto non sia vicina. Da parte di Netanyahu, ancora nel discorso all'ONU, č stato ribadita la volontā di giungere ad una pace con uno stato palestinese che nasca vicino ad Israele. Da parte palestinese si continua invece a sostenere che deve nascere uno stato dei palestinesi ma non si vuole riconoscere uno stato degli ebrei. La pace si fa tra due, di solito, quando entrambi la cercano.
Non si deve equiparare una critica generica allo stato di Israele ad antisemitismo. Ma se vengono sistematicamente criticati tutti gli atti di tutti i governi israeliani, allora č bene verificare se si č di fronte a normale dialettica o a razzismo (la storia deve insegnare). L'ebraismo, nella sua storia, č sempre stato caratterizzato da grande dialettica interna, e questa č sempre stata una delle sue forze. Se le critiche sono argomentate e serie, e non preconcette, sono bene accette. Coloro che (estremisti religiosi ebrei) vanno ad omaggiare Ahmadinejad, e pretendono che lo stato di Israele non debba esistere fino alla venuta del Messia, beh, non riteniamo di ascoltarli con troppa attenzione. Dal '48 molti movimenti ultrareligiosi sono razionalmente passati da un'iniziale opposizione assoluta alla nascita dello stato ad una piena accettazione dello stesso. Pochi soltanto non hanno compiuto questo passo.
In quanto a Odifreddi č un personaggio oramai ben noto, ed IC se ne č spesso occupato. Il suo rifiuto agli ebrei del diritto di avere uno stato č difficilmente giudicabile in modo diverso da IC. Per simili personaggi, quando si arriva a fare una tara che dimostra non solo il rifiuto di alcuni atti dei governi israeliani, ma ben di peggio, allora riteniamo che sia doveroso equipararne l'atteggiamento ad antisemitismo storico.
E' vero che la forza dello stato di Israele č di essere una vera democrazia. E questo si dimostra anche con la libertā della quale godono nel paese persino associazioni anti-israeliane sostenute economicamente da persone ed enti che da sempre dimostrano il loro odio per lo stato di Israele (tipo B'Tselem, fin dal primo giorno sponsorizzata dalla fondazione Carter). Ma bisogna sempre fare attenzione a quando la critica divente deleggittimazione: la si deve condannare per non tornare ai tempi bui del passato.
In quanto a lei non tema, il dubbio č un forte antidopo per evitare l'odifreddite.
un saluto cordiale,
IC redazione