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Ugo Volli
Cartoline
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E' giusto boicottare la direttrice di un giornale se riceve nel suo ufficio un ambasciatore israeliano 30/09/2009

 Hala Mostafa, Al Ahram

Oggi vi racconto brevemente il seguito di due storie che abbiamo seguito qualche tempo fa e che convergono. La prima è la vicenda di quel ministro egiziano per la cultura (o piuttosto "ministro contro la cultura") che aveva avuto la bella idea di candidarsi a dirigere l'Unesco, cioè l'ente che coordina la cultura mondiale, dopo precedenti come aver dichiarato in parlamento di voler bruciare tutti i libri ebraici che avesse trovato in Egitto e l'aver approfittato del ruolo di direttore del centro culturale egiziano a Roma per far scappare i terroristi dell'Achille Lauro. Come sapete il signor Hosni, partito favorito, è stato trombato anche per la mobilitazione di un buon numero di intellettuali. Hosni e l'Egitto se la sono molto presa, è chiaro e hanno attribuito la sconfitta alla solita permanente e onnipotente "lobby ebraica", oltre che alla "politicizzazione dell'Unesco". Ohibò l'Unesco politicizzata e faziosa? Ma siamo impazziti? Non era partito di lì l'appello a un "nuovo ordine mondiale della comunicazione" contro la prevalenza dell'imperialismo occidentale sulla comunicazione. E non è l'Unesco che difende l'idea che qualunque cosa è cultura, che bisogna uscire dall'etnocentrismo dell'arte e della letteratura occidentale per cui Shakespeare e le favole Bororo, Raffaello e l'infibulazione femminile sono sempre beni culturali e hanno lo stesso identico valore?
Lasciamo stare le delizie del multiculturalismo e procediamo. L'altra storia riguarda quella leggerona direttrice di un supplemento settimanale di Al Ahram, il più grande giornale egiziano e mediorientale, che molto giustamente si chiama Democracy. Pensate che questa signora, il cui nome è Hala Mostafa ha avuto l'incoscienza di ricevere nel suo ufficio l'ambasciatore ufficialmente accreditato di uno stato in pace con il suo, l'israeliano Shalom Cohen. Come vi ho già raccontato la visita ha fatto scandalo, perché viola una politica, perfettamente amichevole e pacifica, com'è chiaro a tutti, del sindacato egiziano dei giornalisti di boicottare ogni contatto con gli israeliani. Ma sembrava che questa simpatica politica non si estendesse al Gruppo Al Ahram, che è una vera e propria istituzione in Egitto. Be', lunedì il giornale arabo basato a Londra A Sharq al Awsat  ha informato che il consiglio d'amministrazione della casa editrice ha deciso per il boicottaggio:
"Il boicottaggio include la proibizione di incontrare e intervistare israeliani e a partecipare a eventi come seminari lezioni, conferenze cui prendano parte degli israeliani. Inoltre il consiglio di amministrazione ha deciso di proibire agli isrealiani di entrare negli edifici del gruppo, inclusi i diplomatici accreditati in Egitto. Nella stessa riunione si è deciso di prendere provvedimenti contro Hala Mustafa [...] che ha suascitato rabbia e disapprovazione per il suo incontro con l'ambasciatore israeliano. Un rapporto sulle decisioni del consiglio d'amministrazione è stato trasmesso personalmente al presidente egiziano Mubarak. [...] Hala Mustafa ha detto di non aver ancora ricevuto notifiche dell'azione intrapresa contro di lei, ma che intendeva difendersi sostenendo che, poiché Egitto e Israele avevano firmato un trattato di pace, l'incontro con l'ambasciatore non violava nessuna legge egiziana" Davvero spudorata, non credete?
E che c'entra, mi direte, il caso dell'Unesco con quello di Al Aharam? Molto semplice. Sapete come chiamano in Egitto il nuovo boicottaggio? "la vendetta di Hosni". Contento lui...

Ugo Volli


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