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Corriere della Sera Rassegna Stampa
29.09.2009 La corrispondenza di amorosi sensi fra Romano e Ahmadinejad
Affermazioni incredibili e inaccettabili

Testata: Corriere della Sera
Data: 29 settembre 2009
Pagina: 55
Autore: Sergio Romano
Titolo: «Il discorso di Ahmadinejad all'Onu»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 29/09/2009, a pag. 55, la risposta di Sergio Romano ad un lettore dal titolo "Il discorso di Ahmadinejad all'Onu".

Più che un articolo, è una lode sperticata e continua del dittatore iraniano. Romano ha letto con evidente piacere e interesse il testo del discorso di Ahmadinejad. Nella sua risposta si legge : " Le otto dele­gazioni che hanno abbando­nato la sala (tra cui Francia, Germania, Gran Bretagna, Ita­lia, Paesi Bassi, Stati Uniti) avrebbero fatto meglio ad ascoltarlo fino in fondo. Certe forme di diplomazia spettaco­lo (come l’interminabile di­scorso di Gheddafi all’Onu) sono infantili, demagogiche e, in ultima analisi, inutili.  ". Le delegazioni che hanno abbandonato l'aula hanno tutta la nostra approvazione. Non si è trattato di " diplomazia spettacolo " nè di una forma di demagogia inutile, ma di una presa di posizione chiara e netta. Mettere sullo stesso piano l'uscita dall'aula delle otto delegazioni con l'interminabile discorso di un altro dittatore (Gheddafi) è inappropriato. In democrazia il diritto di parola va garantito a tutti, è vero. Ma esistono anche il diritto di non ascoltare e quello di dissentire con quanto si sta ascoltando. Le delegazioni che sono uscite dall'aula hanno semplicemente messo in atto una forma di protesta pacifica contro le gravissime accuse del dittatore iraniano.
La simpatia di Romano per Ahmadinejad è evidente anche dal fatto che, dopo aver elencato i nodi fondamentali del discorso di Ahmadinejad, si è sentito in dovere di fare un esempio di quali fossero corretti e un esempio di quali fossero "giustificabili" in quanto "
riflettono i senti­menti e le convinzioni della grande maggioranza del mon­do musulmano  ", ma non ha fatto altrettanto con le dichiarazioni scorrette, anche se ce n'erano parecchie.  Invitiamo i lettori  a leggere la sua risposta, riga per riga, forse Romano non si è mai spinto tanto in là nell'interpretare con tanta adesione le folli politiche del dittatore iraniano. Che queste opinioni appaiano sul CORRIERE della SERA è scandaloso. Invitiamo i nostri lettori a scrivere non a Romano ma al direttore del Corriere Ferruccio de Bortoli.

Ecco lettera e risposta di Romano:

Riguardo all’intervento di Ahmadinejad e Gheddafi all’Onu, un lettore scrive che certi personaggi non dovrebbero essere autorizzati a servirsi del proprio seggio per minacciare e calunniare un altro Paese o per attaccare l’Onu stessa ( Corriere , 25 settembre).
Io penso invece che per raggiungere la pace qualche volta bisogna dar voce anche al più atroce «nemico». D’altro canto il muro contro muro non ha mai risolto nessun problema. In ogni caso non dobbiamo dimenticare che per combattere certi soprusi abbiamo un’arma potentissima, che consiste nell’abbandonare la piazza quando questi prendono la parola. Come hanno fatto i delegati del nostro Paese nell’ultima riunione
nel Palazzo di Vetro con il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad.

Silvano Stoppa


Caro Stoppa,

O
gni discussione sulle parole di Ahmadinejad all’Onu dovrebbe co­minciare dal testo del discor­so. L’ho letto nella versione in­glese e cerco di riassumerne, molto sommariamente, i pun­ti essenziali.
Ahmadinejad ha esordito con alcune riflessioni sul mo­noteismo, sul ruolo storico dei grandi profeti (Noè, Abra­mo, Mosè, Gesù e Maometto) per la redenzione dell’umani­tà, sull’importanza delle fede e della spiritualità nelle rela­zioni internazionali. Gli accen­ti ecumenici del discorso sa­rebbero piaciuti a Giovanni XXIII, il duro giudizio sul­l’agnosticismo
(una forma di relativismo) dovrebbe essere piaciuto a Benedetto XVI.
Ha detto che i maggiori pe­ricoli, per l’umanità sono le ar­mi di distruzione di massa e il terrorismo, fra cui in partico­lare il terrorismo di Stato.
Ha ricordato che Saddam, durante la guerra contro l’Iran, fu armato dall’Occiden­te e impiegò armi chimiche.
Ha affermato che Al Qaeda nacque dal sostegno degli Usa ad alcuni gruppi della resi­stenza antisovietica e che l’ar­senale nucleare israeliano ha beneficiato della complicità americana.
Ha duramente descritto le vessazioni subite dai palesti­nesi
nella loro terra. Ha sostenuto che alcuni Pa­esi cercano d’impedire ad al­tri il libero accesso alle tecno­logie del progresso.
Ha rivendicato il carattere democratico dell’Iran: un Pae­se in cui, dopo la rivoluzione, «si è votato 27 volte».
Ha auspicato un maggiore impegno dell’Onu per il disar­mo e ha chiesto all’Aiea (Agen­zia Internazionale per l’Ener­gia atomica) di promuovere l’applicazione dell’art. IV del Trattato di non proliferazione sul libero accesso dei Paesi fir­matari alle tecnologie nuclea­ri.
Ha ripetuto che l’Iran non vuole armi nucleari, ma che potrebbe, se vi fosse costretto dalle circostanze, riconsidera­re la sua politica.
Ha denunciato il «regime sionista di occupazione», ma non ha auspicato la distruzio­ne di Israele e non ha negato
la realtà del genocidio ebrai­co.
Ha dichiarato di essere pronto e negoziare.
Alcune delle affermazioni di Ahmadinejad sono conte­stabili o grossolanamente esa­gerate. Ma altre sono vere (la benevolenza degli Usa per l’Iraq durante le guerra con­tro l’Iran) o, come quelle sui palestinesi, riflettono i senti­menti e le convinzioni della grande maggioranza del mon­do musulmano. Le otto dele­gazioni che hanno abbando­nato la sala (tra cui Francia, Germania, Gran Bretagna, Ita­lia, Paesi Bassi, Stati Uniti) avrebbero fatto meglio ad ascoltarlo fino in fondo. Certe forme di diplomazia spettaco­lo (come l’interminabile di­scorso di Gheddafi all’Onu) sono infantili, demagogiche e, in ultima analisi, inutili.

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