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Ugo Volli
Cartoline
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Che lezione di sublime cinismo, c'è sempre da imparare 27/09/2009

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

" Che lezione di sublime cinismo, c'è sempre da imparare "

Aboul Gheit, ministro degli esteri egiziano

Lo sapete certamente, noi ebrei abbiamo fama di essere commercianti dotati; non è sempre vero e io sarei un ottimo esempio del contrario, ma resta l'esperienza secolare del solo mestiere che ci è stato concesso in tanti posti. Ma c'è sempre la possibilità, anzi l'obbligo di progredire, di imparare da maestri migliori, soprattutto se illuminati da un'alta spiritualità e da un'etica superiore. La lezione c'è stata l'altro ieri a New York, i giornali israeliani ne hanno parlato abbondantemente, quelli italiani no, forse perché troppo interessati a quella straordinaria esperienza culturale e artistica che è la trasmissione di Santoro, vilipesa secondo i nostri migliori giornali dai cultori di amori mercenari. Non avendo la penna di Orazio o di Platone o di Tucidide che sole potrebbero permettermi di descrivere la battaglia per la libertà della stampa italiana, mi accontento di raccontarvi la grande lezione sul commercio che gli israeliani hanno ricevuto a New York. Il maestro è una persona importante, addirittura il ministro degli esteri della Repubblica Araba d'Egitto, Aboul Gheit, che assomma nella sua cultura la millenaria tradizione dei Faraoni e l'ispirazione che gli deriva dalla sottomissione al giogo del profeta. Ha detto così, in una conferenza stampa a margine dell'Assemblea delle nazioni unite (le citazioni vengono da Haaretz):
"Se volete un soldato, se avete bisogno di una certa merce e siete disposti a pagare per quella merce, allora pagate per il soldato, date ai palestinesi quello che vogliono... penso che il loro prezzo per Shalit sia di 1000 prigionieri... Io mi sento di incoraggiare la gente a darglieli... perché no? che c'è di male? dategli i 1000 e prendetevi il vostro soldato e datelo indietro alla famiglia e agli amici che se lo godano."
["If you want a soldier, if you need a certain commodity and you are ready to pay in that commodity then pay for the sake of the soldier - give the Palestinians what they are after... I think what they are after (is) 1,000 prisoners that would be exchanged for the sake of the soldier Shalit...I would encourage people to do ... Why not? What is wrong? Give them the thousand and take your soldiers and give him back to his family and his people and let the family enjoy having him back."
Sublime, no? Un essere umano rapito da tre anni e privato di ogni diritto in fondo non è altro che una "commodity", che per il dizionario significa una merce comune e non preziosa (in fondo di soldati ce ne sono tanti, no?); i rapitori non sono banditi o terroristi o semplicemente Hamas; sono "i Palestinesi"; i terroristi condannati sono "prigionieri", nobile ruolo che Shalit, essendo solo una merce qualsiasi, non può aspirare a ricoprire; lo stato di Israele è nominato come "people", quella gente lì che non chiamiamo per nome per non sporcarci la bocca. E poi fare commercio, anche di carne umana viva e rubata, non è mai "sbagliato"; poco sensato invece è avere una tale affezione per un "soldato", che, si sa, è una commodity usa e getta; ma se siete così scemi da volere un soldato senza valore, pagate il prezzo richiesto, per cortesia, non protestate che è troppo, uscite in fretta dal negozio e godetevi la merce. Soprattutto smettete di rompere:
"Il problema è che gli Israeliani insistono che non ci sia un'apertura permanente dei confini [con Gaza] finché Shalit non sarà rilasciato... Ciò che noi vogliamo dire agli Israeliani, ha detto Aboul Gheit è di fare lo scambio e risolvere le cose per voi e i palestinesi"
["The problem is the Israelis are insisting there will not be a permanent opening of the crossings unless Shalit is released... What we are telling the Israelis," Aboul Gheit said, "[is] make the exchange and facilitate for yourself and for the Palestinians."]
Sono un problema questi israeliani, questa "gente", che proprio dà fastidio a tutti, ai poveri commercianti palestinesi e anche agli onesti sensali egiziani: La volete capire che dovete pagare e non cercare di avere lo sconto chiudendo i confini di Gaza e dando la caccia ai criminali rapitori? Non sono pratiche commerciali oneste. le merci si pagano con merci, in particolare i soldati con "prigionieri" voi pagate; e se a voi paiono terroristi liberati, che ricominceranno a cercare di catturare nuova "merce" da scambiare, o proveranno a farla fuori, be' cavoli vostri, volete la bicicletta e pedalate. Dopo che avrete pagato e smesso di dar fastidio a Gaza, divertitevi a fare festa al vostro Shalit e non ci rompete più le scatole. In questa maniera, non occorre dirlo, avremo anche noi la nostra convenienza: per il bene di tutti, eh
Che lezione, che sublime cinismo; ci voleva il ricordo di Ramsete per produrre uno spirito commerciale (o un commercio spirituale?) così elevato. My compliments, mister Aboul Gheit, prendiamo nota della lezione. Dov'è la cassa?

Ugo Volli

PS: Volevo anche dirvi, sempre dai giornali israeliani, che sempre alle nazioni unite a un certo punto non ha parlato nessuno ed era Abu Mazen. Del suo non discorso non sappiamo nulla; tutti erano troppo distratti a fare aeroplanini e parole crociate per badargli.

PPS: Domani è Kippur, la cartolina non esce. Hatimà tovà, buona iscrizione nel libro della vita, a tutti i lettori


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