Per la serie " Islam italiano", dal CORRIERE della SERA di oggi, 25/09/2009, a pag.28, un articolo di Alessandra Arachi dal titolo "In Italia centinaia di bambine sono vittime dell'infibulazione", molto esplicito. Eccolo:

ROMA — Non è stato un sondaggio standard. Perché per far dire ad una donna «si è vero, ho subito mutilazioni ai genitali», non bastava certo un esperto di statistica. C’è voluta un’équipe, per ogni donna: psicologi, medici, mediatori culturali, esponenti di associazioni femminili. Ed ecco un numero, alla fine. Il primo ufficiale nel nostro Paese: in Italia vivono 110 mila donne provenienti da paesi dove si praticano le mutilazioni ai genitali e tra queste quelle che i genitali li hanno effettivamente mutilati sono 35 mila. Almeno.
Almeno è d’obbligo: all’Istituto Piepoli sono convinti che fin troppe donne abbiano mentito ai sondaggisti. Che questo numero sia soltanto una stima approssimata per difetto. Come del resto l’altro numero: 1.100 di queste donne hanno meno di 17 anni. Bambine, cioè. Ovvero le principali vittime di questa barbarie. Che è destinata ad aumentare, proprio dentro il nostro Paese. C’è un numero dell’Istituto Piepoli, infatti, che più di tutti gela il sangue a leggerlo: sono almeno qualche centinaio l’anno le bambine alle quali vengono mutilati i genitali, in qualche posto del nostro Paese. È illegale oltre che tremendo.
Mara Carfagna, ministro per le Pari Opportunità, ne è consapevole: «Vogliamo fermare questa deriva barbara. Per questo stiamo approntando un piano: oltre alla ricostituzione di una commissione di studio per la prevenzione e il contrasto, vogliamo prevedere il finanziamento di progetti di assistenza ai genitori di bambine immigrate che frequentano le scuole».
È stato proprio il ministero delle Pari Opportunità a finanziare questo studio dell’Istituto Piepoli, il primo che al di là di stime generiche è andato a prendere ad una ad una le donne che arrivano dai Paesi dove vengono praticate le mutilazioni ai genitali femminili. Ovvero: l’escissione della clitoride, se non addirittura l’infibulazione. Pratiche che soltanto a nominarle vengono i brividi.
In tanti paesi (26 soltanto quelli africani) li praticano per lo più alle bambine piccole. Ma anche alle donne che hanno appena partorito o che si sono appena sposate. Parliamo di Paesi come Egitto, Eritrea, Gibuti, Guinea, India, Mali, Sierra Leone, Iraq, Malesia, Israele, Etiopia, Mauritania. Per citarne qualcuno. Questi sono i Paesi che hanno attraversato le nostre frontiere ed hanno portato qui da noi queste abitudini.
La regione dove ci sono più donne con i genitali mutilati è la Lombardia: il 35% del totale. Ovviamente è la regione dove vivono più donne provenienti dai Paesi che hanno questa tradizione: sono circa 14 mila su quasi 40 mila che ci abitano. Segue il Veneto (14%): 4 mila e 600 mutilate su oltre 15 mila. Poi l’Emilia Romagna (13%, ovvero 4 mila 245 su oltre 14 mila) e il Lazio (10%, ovvero quasi 4 mila su oltre 11 mila). Ultimi il Piemonte (8%, ovvero 2 mila e 600 su oltre 8 mila e 600) e la Toscana (5%, ovvero oltre millecinquecento su 5 mila). In tutte le altre regioni d’Italia se ne contano poco più di 4 mila su quasi 16 mila 500 (ovvero il 15% del totale).
«Abbiamo voluto commissionare questo studio perché in Italia sino ad oggi non c’era un’idea chiara delle dimensioni e della rilevanza di questo fenomeno», spiega il ministro Carfagna. Poi commenta: «La verità è che questi risultati sono decisamente superiori alle attese che avevamo. Vuol dire che attraverso l’immigrazione questa pratica barbara e inaccettabile è arrivata fin dentro i nostri quartieri ».
Dentro i nostri quartieri ci sono arrivate che avevano già subito la barbara mutilazione? Oppure è proprio nel nostro Paese che si sono fatte operare? All’Istituto Piepoli sono convinti che molte tra le intervistate che hanno negato un’operazione in Italia possano aver mentito.
Per tradizione, infatti, le mutilazioni genitali vengono praticate su soggetti molto giovani, in media che non abbiano compiuto i 15 anni, preferibilmente però bambine piccoline. Da qui i dubbi: così piccoline sono tornate nel loro paese soltanto per farsi praticare l’infibulazione?
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