Muhammar Gheddafi potrebbe essere soltanto un personaggio pittoresco, quanto basta per tenere sveglio un uditorio che rischierebbe sovente la sonnolenza. Purtroppo è un criminale a capo di una nazione, un terrorista che straparla, un losco figuro. Ma c'è un lato positivo nel suo interveno all'Onu, ha parlato per un'ora e mezzo, e questo ci rende felici, perchè avrà rotto le scatole a quasi tutti. Pubblichiamo dal CORRIERE della SERA la cronaca di Maurizio Caprara, a pag.5, dal titolo " Show di Gheddafi dalla tribuna ' L'onu un consiglio del terrore", e, prima, una breve nota sulle disavventure di Gheddafi e la sua tenda.
niente tenda a New York !
La famosa tenda beduina del colonnello Gheddafi, già eretta nella tenuta del miliardario Donald Trump a 60 chilometri da Manhattan, dovrà essere smantellata per ordine delle autorità cittadine. Motivo: mancano i permessi. Il leader libico ieri ha deciso così di soggiornare alla residenza libica di New York (AP/Craig Ruttle)
dal che si dimostra che ai dittatori basta dire No che ubbidiscono subito.
Ecco il pezzo di Caprara:
ha parlato per un'ora e mezza !!
NEW YORK — A un certo punto, mentre la platea era divisa tra stupore e sonnolenza, l’ufficiale che a 27 anni prese il potere con un colpo di Stato in Libia ha usato toni da sindacalista. Consapevole di certi fastidi inconfessati in pubblico dai capi di Stato democratici, dai ministri e dai dittatori radunati a New York per il rito annuale dell’Assemblea generale dell’Onu, Muammar Gheddafi ha detto: «L’America ha diritto di prendere tutte le misure di sicurezza, ma non dobbiamo sopportarle tutte. Un presidente s’è lamentato perché la sua guardia non è potuta venire negli Stati Uniti. Un altro ha raccontato che il suo medico non è potuto esserci perché non gli hanno dato il visto. Ci sono limitazioni nei movimenti…».
Da questo presupposto, che faceva leva sia sui disagi logistici di satrapi potenti sia sull’orgoglio dei Paesi in via di sviluppo, il Colonnello ha fatto derivare una proposta di riunire le prossime assemblee in Cina o in India oppure in Libia. «Non è un insulto all’America, piuttosto è un servizio», ha aggiunto in un raro, e naif, sussulto diplomatico volto a rendere meno taglienti le proprie tesi (a Obama ha riservato un raro elogio: «Obama è un figlio dell’Africa, un raggio di luce nel buio: saremmo contenti se fosse presidente per sempre»). Per Gheddafi, il beduino orgoglioso di esser tale che Ronald Reagan tentò di eliminare nel 1986 con le bombe sulla sua casa di Tripoli, ieri è stata un giornata da record per lo strappo del cerimoniale, arte nella quale è un maestro. Costretto a cambiare per tre volte il posto dove montare la tenda che lo accompagna nei viaggi, il leader della Rivoluzione ha scompaginato i programmi dell’Assemblea. Non tanto perché ha strapazzato con le mani la Carta delle Nazioni Unite o perché ha accusato i Paesi con seggi permanenti nel Consiglio di sicurezza di aver tollerato 65 guerre dopo il secondo conflitto mondiale riducendo l’organismo a un «Consiglio del terrore » o perché se l’è presa con «la sodomia » .
Tenuto a intervenire nella sua qualità di presidente dell’Unione africana, Gheddafi è stato presentato al Palazzo di Vetro come «re dei re» del suo continente, autodefinizione sulla quale ha il copyright. Per il suo primo discorso all’Onu, nel suo primo viaggio negli Usa da quando è al potere, Gheddafi si è impossessato del microfono per un’ora e 35 minuti. Gli spettava un quarto d’ora al massimo, però il presidente dell’assemblea, il libico Ali Treki, si è ben guardato dall’essere, diciamo, fiscale. Berlusconi, che aveva fatto lavorare la diplomazia per poter intervenire nella mattinata newyorkese in modo da apparire nei tg italiani delle 20, si è ritrovato catapultato indietro come nel gioco dell’oca. In cambio, il Colonnello gli ha riservato, sul colonialismo, un elogio non comodo negli Usa, Paese nel quale non è stata gradita l’accoglienza riservata da Tripoli all’attentatore di Lockerbie rilasciato dalla Gran Bretagna quest’estate. Barack Obama e Hillary Clinton avevano lasciato l’aula per evitare di incrociare il «re dei re».
«Non c’è emigrazione dalla Libia verso l’Italia perché l’Italia ha riconosciuto i propri torti nei confronti della Libia, ha chiesto scusa e risarcisce i danni costruendo ospedali e infrastrutture », ha sottolineato il fondatore della Jamahiriya riferendosi al Trattato che farà arrivare a Tripoli 5 miliardi di dollari in vent’anni. «L’Italia ha compiuto un’azione molto civile. Plaudiamo a quello che hanno fatto il governo Berlusconi e il suo predecessore », ha sottolineato alludendo a Romando Prodi.
Il premier italiano ieri non se l’è sentita di dar riscontro al complimento. Su Gheddafi, il suo primo commento è stato: «Non ho avuto modo di ascoltarlo. Ho partecipato a una riunione con Obama…». In aula Franco Frattini aveva applaudito il Colonnello. E il ministro degli Esteri ha negato imbarazzi dichiarando a Skytg24 : «Si devono sentire in imbarazzo coloro che non hanno mai avuto rapporti con la Libia e adesso chiedono aiuto all’Italia».
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