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Il Foglio Rassegna Stampa
24.09.2009 Guerra, le strategie per vincere di Nitze e Kennan
L'analisi di Christian Rocca

Testata: Il Foglio
Data: 24 settembre 2009
Pagina: 3
Autore: Christian Rocca
Titolo: «Il primo falco e la prima colomba»

Sul FOGLIO di oggi, 24/09/2009, a pag. I, l'analisi di Christian Rocca, dal titolo " Il primo falco e la prima colomba", Nitze e Kennan, storia degli intellettuali che hanno elaborato la strategia per vincere (evitandola) una guerra mondiale.

 da sin. Paul Nitze, George
Kennan

Paul Nitze e George Kennan sono due personaggi scomparsi da almeno un decennio dalle cronache dei giornali e da almeno due o tre il loro nome non mette più soggezione nelle cancellerie occidentali, eppure sono stati i due “cold warrior” americani per antonomasia, gli intellettuali e funzionari pubblici che hanno dominato il gran dibattito strategico e culturale della Guerra fredda dalla fine degli anni Quaranta fino alla caduta del Muro di Berlino e che, sotto altre forme, ma con qualche somiglianza ideologica, continua ancora oggi a dividere il mondo politico e intellettuale di fronte alle minacce dei nuovi nemici. Nitze e Kennan sono stati amici, hanno lavorato assieme al Piano Marshall e poi nel corso degli anni sono diventati avversari per aver ispirato ed elaborato le due principali dottrine di politica estera anticomunista del XX secolo. Nitze quella del “roll back” e Kennan quella del “containment”. Nitze voleva che Washington superasse i sovietici nella corsa agli armamenti e ribattesse colpo su colpo, e ovunque nel mondo, alle mosse imperialiste di Mosca. Kennan è stato invece il teorico del contenimento della minaccia comunista, l’uomo che ha convinto l’America a mantenere le distanze da Mosca, rimanendo però più che cauta nell’uso della forza militare. La linea Kennan è quella che ha prevalso negli anni Cinquanta e che ha posto le basi strategiche per la vittoria del mondo libero nella Guerra fredda. L’approccio di Nitze è stato più coerente con la natura missionaria dell’America e ha fornito credibilità e muscoli alla strategia di Kennan fino a diventarne l’elemento decisivo negli ultimi anni del conflitto est-ovest. Nitze, insomma, è il prototipo di politico e intellettuale “falco”, mentre Kennan è l’archetipo di “colomba”. Il loro obiettivo era identico, sconfiggere il nemico sovietico, al contrario di quanto capita molto spesso tra i falchi e le colombe di oggi. “The hawk and the dove”, il falco e la colomba, è il titolo di una biografia parallela di questi due giganti del mondo occidentale appena pubblicata negli Stati Uniti da Nicholas Thompson, giornalista di Wired e nipote di Nitze, ma con chiare simpatie per le tesi di Kennan. Nitze è morto a 97 anni nel 2004, Kennan a 101 l’anno successivo e nel 1999, quando si sono scritti per l’ultima volta in seguito a un articolo di Nitze contro le armi nucleari, hanno ritrovato la sintonia iniziale. Thompson ha potuto consultare l’archivio privato di Nitze e, grazie agli eredi di Kennan, anche quello dell’amico e avversario di suo nonno, fino a scrivere una brillante “storia della Guerra fredda”, come recita il sottotitolo del libro edito da Henry Holt & Company, attraverso il pensiero di due dei suoi più influenti protagonisti. L’avventura civile, politica e intellettuale di Nitze e Kennan non ha soltanto una rilevanza storica, ma anche un aspetto di viva attualità. Nitze, infatti, è considerato l’ispiratore della politica di sicurezza nazionale neoconservatrice. Non soltanto perché tra i suoi stagisti, nel 1969, c’erano Richard Perle, Paul Wolfowitz ed Edward Luttwak e nemmeno perché la scuola di studi internazionali della John Hopkins University di Washington di cui Wolfowitz è stato a lungo rettore è stata rinominata a suo nome. La lezione di Nitze, codificata in un leggendario documento di sicurezza nazionale del 1950, il “NSC-68”, è stata al centro del più influente gruppo di pressione di politica estera degli Stati Uniti, il “Committee on the present danger”, nato su iniziativa di Nitze e che in varie articolazioni è arrivato fino ai nostri giorni sotto la direzione di Joe Lieberman, Norman Podhoretz e di altri esponenti del mondo neoconservatore che dopo gli attacchi islamisti dell’11 settembre hanno ispirato la risposta dell’Amministrazione Bush. Nasce dalla stessa impostazione ideologica l’azione della lobby intellettuale, riunita intorno alla Foreign Policy Initiative, che oggi chiede al presidente Barack Obama di non rinunciare all’impegno solenne espresso in campagna elettorale e nei primi mesi alla Casa Bianca di sconfiggere l’estremismo islamista in Afghanistan. Ancora più rilevante, e certamente più rispettata nei salotti buoni delle capitali occidentali, è tuttora l’influenza della dottrina Kennan, elaborata nel celebre “Long Telegram” inviato da Mosca nel 1946 e l’anno successivo ripresa in un formidabile articolo pubblicato su Foreign Affairs conassieme al successivo impegno di Kennan per l’American “Committee on East-West Accord”, l’organizzazione che contrariamente al “Committee on present danger” di Nitze provava a ridurre le tensioni tra le due superpotenze – rappresentano il modello di una politica estera americana più cauta e responsabile e sono ancora oggi fonte d’ispirazione per il più celebrato circolo dell’establishment di politica estera di New York e Washington, il Council on Foreign Relations le cui tesi di scuola realista sembrano aver fatto breccia nelle stanze che contano dell’Amministrazione Obama. Nitze ha lavorato, uno dietro l’altro, per dieci presidenti, da Franklin Delano Roosevelt a George Bush senior, diventando numero tre del Pentagono e segretario della marina militare con John Kennedy e numero due alla Difesa con Lyndon Johnson. Kennan, invece, ha elaborato la tesi madre della Guerra fredda, inpiegando il mezzo secolo successivo a criticare l’interpretazione e l’esecuzione di Nitze. La tesi antisovietica di Kennan era chiara: la politica americana di lungo termine deve puntare al contenimento paziente, ma fermo e vigile, delle tendenze espansioniste di Mosca. Kennan però, al contrario di Nitze, non credeva che i sovietici avessero intenzione di attaccare direttamente l’America, quindi che non fosse necessario radicalizzare ulteriormente il conflitto. Nel 1950 Nitze, assunto al dipartimento di stato proprio da Kennan come suo vice, scrisse il famoso memorandum di 58 pagine “NSC-68”, diventato pubblico soltanto nel 1975. Il documento di Nitze era un testo ideologico sulla base del quale gli Stati Uniti hanno avviato un riarmo militare che ha loro consentito di prepararsi ad affrontare un nemico definito “diverso da qualsiasi altro aspirante al ruolo egemonico e animato da una nuova fede fanatica, opposta alla nostra”. Nitze era partito dagli scritti del suo mentore Kennan, specificando però che l’Unione Sovietica ambiva a imporre la sua autorità assoluta sul resto del mondo. L’impostazione di entrambi i due intellettuali della Guerra fredda era quella di un battaglia ideologica tra libertà e democrazia da una parte e schiavitù e oligarchia dall’altra, ma mentre Kennan puntava a fronteggiare la minaccia sovietica con misure diplomatiche e pressioni politiche, Nitze era convinto fosse necessario possedere una significativa superiorità militare per tenere a bada il pericolo comunista. Nel 1947 Kennan guidava l’angusto ufficio di Policy Planning del dipartimento di stato ed era la star dell’Amministrazione di Harry Truman. A poco a poco la sua influenza però è cominciata a diminuire, specie quando ha provato a fermare la nascita della Nato con l’obiezione che l’Alleanza atlantica, così come la formazione di un governo nella Germania occidentale, avrebbe ulteriormente diviso l’ovest dall’est e aumentato la probabilità di un conflitto armato. Kennan era contrario anche al riconoscimento dello stato di Israele, una posizione condivisa da tutto l’establishment di politica estera americana con l’eccezione di Truman. Due anni dopo, nel 1949, Kennan assunse come suo vice Nitze. Sei settimane dopo l’arrivo di Nitze, racconta Thompson, gli americani scoprirono per caso di un’esercitazione nucleare sovietica in Kamchatka. In quel preciso momento, era il settembre 1949, è cambiata la politica di sicurezza nazionale degli Stati Uniti e le strade di Nitze e Kennan hanno iniziato a dividersi. Prima di Hiroshima e Nagasaki, Kennan era un falco, ma la reazione che l’apparato politico e militare americano stava mostrando all’ipotesi, per lui remota, che i sovietici potessero usare l’arma atomica contro le città statunitensi, secondo Kennan stava scivolando velocemente verso una pericolosa confusione tra la capacità sovietica di sferrare un colpo di questo tipo e le loro reali intenzione di attaccare.nucleare fosse ancora più decisiva delle intenzioni, perché un regime mansueto potrebbe diventare aggressivo dalla notte al giorno. Allora, come oggi sull’Iran, si scontrarono due dottrine: da una parte chi sosteneva che l’atomica comunista potesse essere contenuta con la politica e la diplomazia, dall’altra chi pensava che l’America avrebbe dovuto armarsi fino al collo per spaventare l’avversario. Il momento decisivo arrivò quando il presidente Truman si trovò a decidere se l’America avesse dovuto dotarsi della potentissima super bomba H o no. I suoi tre consiglieri erano divisi, uno a favore e uno contro. Il segretario di stato, Dan Acheson, era il terzo membro della mini commissione formata da Truman e non aveva ancora deciso se sostenere il progetto militare. Kennan e Nitze lavoravano per lui, ma avevano posizioni diverse. Kennan scrisse un lungo trattato di 79 pagine, che in seguito ha definito il testo più importante che avesse mai scritto, per sostenere che l’America avrebbe dovuto cancellare dal suo orizzonte politico l’ossessione di un attacco nucleare. La sua posizione per scongiurare la guerra atomica era quella di annunciare ufficialmente che Washington non avrebbe mai usato per primo l’arsenale nucleare. Nitze non era per niente d’accordo. Condivideva le preoccupazioni di Kennan sulla pericolosità del conflitto atomico e certamente avrebbe preferito che queste armi non fossero mai esistite. Ma c’erano. E, quanto alla super bomba, era evidente che i sovietici avrebbero cercato di costruirla, quindi il compito degli Stati Uniti non era soltanto quello di non restare indietro, ma anche di tenere il loro passo. Il segretario Acheson per circa un mese ha studiato le tesi dei suoi consiglieri, poi è andato da Truman per la decisione finale. Kennan, nel frattempo, aveva scritto un appassionato discorso al paese che Truman avrebbe dovuto pronunciare per spiegare perché aveva deciso di rinunciare alla corsa al riarmo nucleare. Ma quel discorso è rimasto sulla carta. Truman, infatti, aveva liquidato la questione in pochi minuti, limitandosi a chiedere ai suoi ministri se i russi erano in grado di farsi la super bomba. La risposta è stata chiara: “Yes, they can”. La decisione di Truman non avrebbe potuto essere diversa: “In questo caso, non abbiamo scelta. Andiamo avanti”. La tesi di Kennan aveva perso e, scrive Thompson in “The Hawk and the Dove”, quella di Nitze aveva prevalso. Nitze è rimasto al governo fino all’arrivo di Clinton, Kennan s’è dato con grande successo alla pubblicistica extra governativa (ha anche vinto un Pulitzer). Di tanto in tanto i due vecchi combattenti hanno condiviso le scelte, come quella contraria all’espansione della guerra in Vietnam, ma sul punto centrale della Guerra fredda, la corsa al nucleare, fino alla fine non si sono mai trovati d’accordo. L’ex poeta Kennan è rimasto sempre e comunque contrario, mentre l’ex costruttore di apparecchi telefonici Nitze è diventato così esperto di ordigni e testate nucleari da condurre le trattative diplomatiche sapendo perfettamente che per vincere la sfida con Mosca sarebbe stato necessario contrapporre alle armi che i trattati lasciavano in dotazione ai sovietici lo sviluppo di precise tecnologie americane. “Erano gli equivalenti diplomatici di Larry Bird e Magic Johnson – ha scritto Thompson nel saggio – due icone in competizione che si stimavano e che sarebbero rimasti legati per sempre”. I due si sono scontrati pubblicamente più di una volta, ma non si sono mai attaccati personalmente e non si sono accusati a vicenda di essere l’uno guerrafondaio e l’altro traditore della patria. Kennan ha cominciato a sostenere l’impegno di Nitze, quando questi è diventato il capo negoziatore di Ronald Reagan sugli armamenti. Nel 1982, per esempio, fece scalpore la decisione di Nitze di abbandonare la delegazione e la sala delle trattative per avventurarsi con il suo partner sovietico Yuli Kvitsinsky nei boschi alpini delle montagne intorno a Ginevra per provare a trovare una soluzione faccia a faccia. Quattro anni dopo, a Reykjavik, Nitze ha lavorato giorno e notte per trovare un accordo tra le due parti, poi rifiutato da Reagan e Gorbaciov sulla questione dello scudo spaziale. Alla fine della Guerra fredda, si legge in “The hawk and the dove”, Nitze era orgoglioso dell’esito e poteva vantarsi di aver contribuito alla vittoria occidentale. Kennan invece si lamentava dei soldi e delle risorse sprecate, solo perché non l’avevano voluto ascoltare: “In ogni caso – si legge in “The hawk and the dove” – i due uomini si sono ritrovati come simboli unitari del successo americano nella Guerra fredda: Kennan per aver elaborato la politica vittoriosa e Nitze per averla eseguita”.

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