Cari amici, per favore non pensate che io sia fissato. O almeno, non fissato contro gli svedesi. E' certamente brava gente, anche se il sistema socialdemocratico cui si sono affidati per molto tempo non è per nulla la panacea che la sinistra ha immaginato per decenni e ha un bel po' di scheletri nell'armadio. Per dirne uno solo, la mia amica Lucetta Scaraffia mi raccontava che gli svedesi sono stati fra i più attivi cultori dei programmi eugenetici e li hanno tenuti in vita fino agli anni Settanta. Detto in parole povere, "per il bene della comunità", per eliminarne i difetti sterilizzavano quelli che giudicavano poco intelligenti, malati ereditari, diversi di tutti i tipi. Democratico e aperto, no? Un passato che permette di dar lezioni di democrazia a tutto il mondo, no? Ma, vi prego, davvero non pensate che ce l'abbia con gli scandinavi. Per dimostrarvelo, oggi me la prendo con una popolazione al capo opposto di Eurabia, scura di capelli e di pelle, benché anch'essa governata da un partito socialista troppo esaltato dalla stampa: gli spagnoli, che dopotutto per le statistiche sono la popolazione più antisemita d'Europa, pur non avendo quasi più ebrei in casa da 500 anni abbondanti (la famosa cacciata del 1492...) . Un rapporto appena uscito dell'Anti Defamation Legue, per esempio, rivela che sono il 75 per cento gli spagnoli i quali ritengono che gli ebrei abbiano "troppo potere" nei mercati finanziari e la metà in generale "negli affari". Ci sono stati quest'anno un attacco alla casa Chabad (cioè la sede del groppo chassidico Lubavitch) di Barcellona, poi un assalto a un dipendente della sinagoga di Barcellona e a maggio un episodio molto grave, di cui si è parlato poco: l'ambasciatore israeliano a Madrid è stato circondato dai "tifosi" dopo una partita di calcio cui era andato, insultato, minacciato e solo per un pelo la sua scorta è riuscita a evitare che fosse malmenato o peggio. Poi c'è stato il caso delle vignette antisemite sul Pais e sul Mundo eccetera eccetera. L'ultimo episodio è dell'altro giorno. Il ministro degli alloggi spagnolo Javier Ramos Guallart ha "squalificato" l'università di Ariel dalla partecipazione a una gara internazionale per la progettazione di una casa di abitazione completamente ecologica. La ragione è che "Ariel è nei territori occupati" e che "c'è una politica dell'Unione Europea che esclude i finanziamenti a organizzazione che hanno sede nei territori occupati". Non so se esista una simile decisione dell'Unione Europea, sarebbe interessante sapere chi l'ha presa e quando. So però che non vi è nessuna base giuridica per essa, dato che non vi è nessun accordo internazionale sullo status del West Bank, ma solo una rivendicazione palestinese, non troppo diversa da quella che il Marocco ha su Ceuta e Melilla, colonie spagnole occupate nel territorio africano, o a quella che i nazionalisti baschi avanzano sul loro "stato". Intendiamoci, io considero l'Eta un'organizzazione fascista e terrorista, penso che la Spagna faccia benissimo a combatterla; ma guarda un po', gli estremisti di sinsitra filopalestinesi sono di solito anche filobaschi, filo-IRA in Irlanda del Nord e così via. Del resto il Marocco occupa il territorio saharaui ex spagnolo (e proprio la Spagna ha ignorato la volontà della popolazione locale per l'indipendenza, consegmandolo al Marocco trent'anni fa) e Gibilterra è geograficamente spagnola ma "occupata" dalla Gran Bretagna. Insomma i conflitti territoriali sono numerosi dappertutto (riguardano anche l'Alto Adige, ovviamente), ma solo contro Israele si traducono in boicottaggi. La discriminazione contro Ariel è insomma il solito caso di doppio standard, favorito tanto per cambiare da un'organizzazione (gli "Architects and Planners for Justice in Palestine", con sede in Gran Bretagna) in cui hanno parte alcuni collaborazionisti ebrei e israeliani. Ma la decisione poi l'ha presa un ministro spagnolo, e non è diversa da quella del funzionario svedese che citavo ieri. L'Europa unita esiste dal Baltico al Mediterraneo, possono rallegrarsi i suoi tifosi. Sì, almeno nella forma di Eurabia, contro Israele.
Ugo Volli
PS: L'orrido Hosni non sarà il prossimo direttore generale dell'Unesco, come leggerete sugli articoli riportati oggi da IC. Posso dire che per una volta sono contento?