Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/09/2009, a pag. 17, l'articolo dal titolo " Unesco, Hosni in bilico. Rimonta la bulgara Bokova " e l'intervista di Stefano Montefiori a Julia Kristeva, linguista, psicanalista e semiologa, dal titolo " Un appello all’Italia: Non votate un candidato inadeguato ". Ecco gli articoli:
" Unesco, Hosni in bilico. Rimonta la bulgara Bokova "
Farouk Hosni
PARIGI — Ancora una fumata nera per l’elezione alla direzione dell’Unesco. Anche il quarto scrutinio per designare, dopo dieci anni, il successore del giapponese Koïchiro Matsuura, si è concluso ieri con un nulla di fatto, ovvero con la perfetta parità (29 voti a testa) fra i due ultimi candidati rimasti in lizza, il ministro egiziano per la cultura, Farouk Hosni, e l’ambasciatrice bulgara all’Unesco Irina Bokova. Meglio sarebbe parlare di fumata «grigia», nel senso che le possibilità di Hosni, gran favorito alla vigilia, sembrano fortemente diminuite in seguito alle forti polemiche e perplessità che da più parti sono state sollevate sulla sua candidatura. Molti intellettuali e organizzazioni ebraiche hanno denunciato frasi e posizioni antisemite, come ha ricordato proprio ieri Simone Veil, presidente onorario della Fondazione della Shoah. Recentemente, Hosni ha però condannato il negazionismo dell’Olocausto e le posizioni del presidente iraniano Ahmadinejad.
«L’Unesco ha bisogno di unire popoli e culture e di lavorare in un clima di tolleranza e concordia », ha detto la Veil che si è schierata a sostegno della candidata bulgara, una personalità «più qualificata».
Irina Bokova, 57 anni, è una diplomatica di carriera formatasi a Mosca che ha giocato un ruolo politico nel suo Paese dopo la caduta del comunismo. Potrebbe essere la prima donna a guidare l’istituzione.
Considerata all’inizio della contesa poco più di un ’outsider , Irina Bokova ha rimontato le posizioni, grazie al ritiro dell’equadoriana Ivonne Baki e dell’austriaca Benita Ferrero- Waldner, commissario europeo alle relazioni esterne. Il gioco del riporto dei voti e delle alleanze le è stato favorevole al punto da sfiorare già ieri sera la vittoria. Il risultato sarà deciso in ogni caso oggi, anche in caso di nuova parità, essendo previsto il sorteggio.
La candidatura di Hosni ha suscitato imbarazzo, nonostante l’azione diplomatica del suo presidente Mubarak e un iniziale vento favorevole a Parigi, in considerazione degli ottimi rapporti fra il presidente egiziano e il presidente francese Sarkozy e del ruolo cruciale dell’Egitto nel mondo arabo musulmano. L’Europa si è divisa sulla candidatura della Ferrero- Waldner, la quale ha rivolto un appello a sbarrare la strada ad Hosni e a difendere i valori ideali del’Unesco.
Un compito arduo e complicato attende il futuro direttore dell’istituzione. Il bilancio di Matsuura è considerato positivo per essere riuscito a rimettere un po’ d’ordine in una gestione costosa e obsoleta e nel ridefinire i programmi principali dell’organizzazione in rapporto ai principi fondatori. Il grande pubblico conosce l’Unesco per l’impegno per la cultura e la protezione del patrimonio artistico e naturale dell’umanità, ma le attività si sono moltiplicate anche in modo dispersivo e burocratico. Fra i risultati dell’ultima gestione, 30 milioni di bambini scolarizzati in più e il ritorno degli Stati Uniti fra i maggiori contribuenti. 631 milioni di dollari coprono le spese di funzionamento della sede, oltre il 60 per cento per il pagamento degli stipendi di funzionari e impiegati.
Stefano Montefiori : " Un appello all’Italia: Non votate un candidato inadeguato"
Julia Kristeva
MILANO — «Non indeboliamo l’Unesco, che non merita una personalità inadeguata come Farouk Hosni. Il voto dell’Italia potrebbe essere decisivo, e spero proprio che vada alla mia compatriota Irina Bokova». Alla vigilia dello scrutinio finale Julia Kristeva, 68 anni, linguista, psicanalista e semiologa che si definisce «bulgara d’origine, francese di nazionalità, europea di cittadinanza e americana d’adozione» lancia un appello «contro Hosni e per Bokova».
Cominciamo dalla parte negativa. Perché «contro Hosni»?
«Da ministro della Cultura egiziano si è dimostrato arrogante e non all’altezza, e non solo per la famosa frase sui libri israeliani che gli sarebbe piaciuto bruciare di persona».
Frase della quale si è pentito.
«Ma anche se il suo pentimento fosse sincero, l’Unesco ha bisogno di una personalità equilibrata e sicura di sé, non incline a scivoloni verbali. Hosni è stato criticato dagli stessi intellettuali egiziani per la gestione illiberale e burocratica del ministero; Hosni è stato capace di censurare Kundera e Nabokov, quindi la sua inadeguatezza non riguarda solo la posizione sul conflitto arabo-israeliano».
Un candidato impresentabile a giudizio di molti intellettuali, soprattutto francesi. Come è possibile che fosse il favorito e che sia giunto così lontano nelle votazioni?
«Immagino che la realpolitik abbia avuto un ruolo non secondario. Il Mediterraneo è un area fondamentale e da parte della comunità internazionale c’è il bisogno di dare un riconoscimento alla cultura araba. Ma in questo modo si corre il rischio di affossare definitivamente un organismo, l’Unesco, già molto malato. Le istituzioni internazionali, le Nazioni unite, sono già abbastanza screditate. È il momento di dare nuova forza al confronto vero tra le culture, che non vuol dire accettare le prepotenze e le dichiarazioni volgari di un candidato come Hosni».
Perché «pro Bokova»?
«Il mio appello a votare per la candidata bulgara non nasce solo in contrapposizione a Hosni. La Bokova sarebbe un’ottima direttrice generale dell’Unesco perché fa parte di quella generazione di europei che è stata capace di costruire la democrazia dopo la caduta del Muro, trovando punti di consenso tra la sinistra e le nuove forze emergenti. Alla caduta del Muro io vivevo già da tempo in Francia ma ho sempre seguito la politica del mio Paese d’origine, e conosco molto bene Irina. Ha sempre lavorato per la convivenza delle diverse anime della Bulgaria, quella cristiano-ortodossa, musulmana, ebraica. Questo atteggiamento sarebbe molto utile all’Unesco».
Nelle considerazioni geopolitiche inevitabili in queste occasioni, si tratta anche di dare all’Europa un posto ambito che sembrava già assegnato ad altri.
«Credo che l’Europa ne abbia il diritto. Siamo stati capaci di orrori indicibili nel secolo scorso, ma la nostra cultura resta straordinaria, anche se tendiamo a dimenticarlo. E la Bokova è un’europeista convinta. Infine, nel cinquantenario del Secondo sesso di Simone de Beauvoir, una donna alla testa dell’Unesco avrebbe un valore simbolico potente».
È l’ultima chance per l’Unesco?
«Con Hosni direttore generale la sua credibilità ne uscirebbe distrutta. Io credo molto nel ruolo dell’Unesco e dell’Onu. Dobbiamo però non lasciarli nelle mani degli incompetenti».
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