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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
22.09.2009 Obama toglie lo scudo anti missile e Fareed Zakaria si rallegra
Tanto l'Iran minaccia 'solo' Israele e i Paesi del Golfo

Testata: Corriere della Sera
Data: 22 settembre 2009
Pagina: 8
Autore: Fareed Zakaria
Titolo: «Il giusto addio allo scudo spaziale gestito male dalla diplomazia Usa»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/09/2009, a pag. 8, l'articolo di Fareed Zakaria dal titolo " Il giusto addio allo scudo spaziale gestito male dalla diplomazia Usa ".

Fareed Zakaria condivide la scelta di Obama di archiviare lo scudo anti missile e scrive : "Oggi nel mondo ci sono meno missili rispetto a due decenni fa, meno nazioni dispongono di programmi missilistici e ancor meno missili ostili sono puntati contro gli Stati Uniti.".Il dato (da appurare, Zakaria non apporta dati scientifici che avvalorino le sue dichiarazioni) che oggi ci siano meno nazioni in possesso di missili non rende la minaccia meno pesante. Zakaria continua : " I Paesi che continuano a dotarsi di programmi missilistici a lunga gittata sono in numero inferiore, e dotati di capacità tecnologiche inferiori, rispetto a vent’anni fa.". Il fatto che le capacità tecnologiche dei paesi in possesso di missili a lunga gittata siano inferiori rispetto a una ventina di anni fa non li rende meno pericolosi. Anzi, programmi pasticciati e poco definiti sono un rischio maggiore.
Zakaria, finalmente, espone la sua posizione per quanto riguarda il programma nucleare iraniano. Chi se ne frega. I primi bersagli solo i Paesi del Golfo e Israele : "
Il programma di armamenti iraniano rappresenta un pericolo potenziale, ma per Israele e i Paesi del Golfo, non per la Polonia e la Repubblica Ceca (...) Se la difesa missilistica non ha mai goduto di grande sostegno pubblico tra cechi e polacchi, è perché sembra assai improbabile che l’Iran stia tramando di scagliare missili contro di loro." E infatti il pericolo maggiore per Polonia e Repubblica Ceca è rappresentato dalla Russia, Paese ambizioso e tutt'altro che pacifico e democratico. Ma, nella visione di Zakaria, è lontano e, soprattutto, non è lui ad essere il primo bersaglio. La sua analisi, nel complesso, è superficiale e semplicistica. Ecco l'articolo:

 Fareed Zakaria

Rinunciando al piano di installare sistemi missilistici antibalistici in Polonia e nella Repubblica Ceca, il presidente Obama ha abbandonato il mondo della fantasia per tornare alla realtà.
Dagli anni Ottanta in poi, gli Stati Uniti hanno speso più di 150 milioni di dollari per sviluppare questa tecnologia: molto di più del Manhattan Project che portò alla bomba atomica o della missione Apollo sulla Luna.
Eppure in 25 anni il programma non ha prodotto un sistema difensivo davvero affidabile, un fatto, questo, senza precedenti persino negli annali dei cospicui stanziamenti destinati al Pentagono.
Un gruppo di illustri scienziati, tra cui una decina di Premi Nobel per la fisica, nel mese di luglio ha inviato una lettera a Obama per ribadire che gli intercettori piazzati in Polonia e nella Repubblica Ceca «non sarebbero in grado di offrire un’adeguata capacità difensiva, nemmeno teorica».
Per questo motivo il governo Bush aveva posticipato al 2018 l’installazione degli impianti, con la speranza che entro quella data il sistema sarebbe stato operativo.
Consideriamo ora le minacce dalle quali i sistemi missilistici dovrebbero difenderci.
Oggi nel mondo ci sono meno missili rispetto a due decenni fa, meno nazioni dispongono di programmi missilistici e ancor meno missili ostili sono puntati contro gli Stati Uniti. I Paesi che continuano a dotarsi di programmi missilistici a lunga gittata sono in numero inferiore, e dotati di capacità tecnologiche inferiori, rispetto a vent’anni fa.
Il programma di armamenti iraniano rappresenta un pericolo potenziale, ma per Israele e i Paesi del Golfo, non per la Polonia e la Repubblica Ceca. La nuova proposta di Obama — installare intercettori di missili a breve e medio raggio su navi da guerra nella regione — prevede un sistema in grado di rispondere adeguatamente alla minaccia reale. Ecco una politica difensiva basata su dati concreti.
E allora, perché ci lascia l’amaro in bocca?
Zbigniew Brzezinski, già consigliere per la difesa nazionale e ben noto per la grande attenzione che da sempre riserva ai problemi di sicurezza dell’Europa Orientale, appoggia la decisione di Obama ma puntualizza che l’amministrazione ha gestito male l’intera faccenda: «Nel modo in cui è stata trasmessa la decisione della Casa Bianca, due fedelissimi alleati che si erano fatti in quattro per sostenere la politica difensiva degli Stati Uniti si sono sentiti profondamente umiliati». Se la difesa missilistica non ha mai goduto di grande sostegno pubblico tra cechi e polacchi,
è perché sembra assai improbabile che l’Iran stia tramando di scagliare missili contro di loro. Ma Brzezinski fa notare che «per i governi di questi due Paesi, l’accordo era diventato un test dell’affidabilità e della protezione americana. Il governo americano, dal canto suo, avrebbe dovuto riconoscere quanto fosse rilevante l’impegno preso».
Il momento scelto per l’annuncio, il 70˚ anniversario dell’invasione sovietica della Polonia, ha segnato un altro passo falso della diplomazia Usa. Il primo ministro polacco ha rifiutato la telefonata di Obama a mezzanotte, e successivamente anche quella di Hillary Clinton, facendo trasferire quest’ultima chiamata al suo ministro degli Esteri.
Il vero spauracchio europeo resta, ovviamente, la Russia. Polacchi e cechi si preoccupano per la debolezza degli Stati Uniti, che potrebbe spianare la strada a una rinnovata influenza di Mosca sull’Europa dell’Est. La Russia stessa aveva definito lo scudo missilistico il principale ostacolo alla collaborazione con Washington.
Ma ostinarsi su posizioni sbagliate, semplicemente perché in antagonismo alla Russia, non è una buona premessa per le future scelte strategiche americane.
La Russia sarà oggi disposta a collaborare sull’Iran? Mosca non sembra avvertire la stessa urgenza degli Stati Uniti quando si tratta di Teheran. Un eventuale conflitto tra l’America e l’Iran farebbe schizzare verso l’alto il prezzo del petrolio: un disastro per Stati Uniti e Cina, una manna per Mosca.
Un attacco militare scatenerebbe con ogni
probabilità una rappresaglia iraniana in Afghanistan e in Iraq, costringendo l’esercito americano a restare impantanato in quei Paesi. Eppure i russi hanno dimostrato negli ultimi tempi una certa buona volontà, posticipando intenzionalmente la consegna agli iraniani di un sistema difensivo antiaereo, l’S-300, e negando la vendita del più avanzato S-400. Inoltre, la retorica russa nei confronti dell’Iran si è inasprita.
Nel nostro colloquio, la settimana scorsa, il presidente Dmitrij Medvedev ha tenuto a sottolineare che l’Iran deve collaborare con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica; che la Russia si oppone a qualsiasi programma di armi nucleari; e che le dichiarazioni del presidente Mahmoud Ahmadinejad nei riguardi di Israele sono «inaccettabili». «I rapporti tra Russia e Stati Uniti devono essere fondati su intese chiare, reciproche e costruttive», sostiene Brzezinski. «Se la Russia vuol flirtare con il Venezuela, che faccia pure. E se la Polonia aspira a stringere nuovi accordi di sicurezza con l’Occidente, che si muova liberamente in questa direzione». Nel lungo periodo, il miglioramento dei rapporti con la Russia servirebbe a smorzare le tensioni in tutto il mondo, a cominciare dall’Europa dell’Est.
Sulla difesa missilistica, il governo Obama ha fatto la cosa giusta e per i motivi giusti, ma in modo sbagliato. Non gli resta che correggere il tiro e proseguire per la sua strada.

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