Vite fragili Rina Frank
Traduzione di Alessandra Shomroni
Fanucci Euro 17
Ci sono scrittori israeliani che sembrano quasi voler sottrarsi alla Storia, forse proprio perché la sua eco condiziona già così tanto la vita d’ognuno laggiù. Come Kenaz, che incrocia solitudini nei cortili dei caseggiati, o Savyon Liebrecht con i suoi vecchietti circondati di badanti polacche. Senza di loro non si ricomporrebbe mai il puzzle di un paese così complicato. In questo panorama si iscrive “Vite fragili”, l’ultimo libro di Rina Frank (dopo il successo di Ogni casa ha bisogno di un balcone): per scriverlo Rina, uscita dall’autobiografismo, ha lavorato in un chiosco. Ogni cliente un racconto. L’affresco che ne è uscito ha al centro Daniel, un tossicomane figlio di religiosi che cerca di uscire dalla droga ma ha tutto il mondo, o quasi, che gli rema contro. Gli piace Revital, un’estetista, che però ha chiara una cosa: suo figlio Jacky viene prima di tutto, anche degli uomini. Su tutti “vigila” una specie di angelo custode, Ben-Avner, ex poliziotto finito a far la guardia a un magazzino, sempre pronto a due chiacchiere; ora è un tipo strano, più amico di malviventi dal cuore d’oro che dei colleghi di un tempo. Rina Frank, con una scrittura asciutta e solare, usa la lente d’ingrandimento su queste piccole esistenze con sapienza e sensibilità, la stessa che ha usato per uscire dalle difficoltà di una famiglia arrivata negli anni ’50 dalla Romania senza una lira in tasca.
Susanna Nirenstein
L’Almanacco dei Libri – La Repubblica