Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
" Dedicato ai pacifisti cultori del Dialogo "
Ecco come si esprme oggi l'odio antico
Cari amici, vi racconto oggi due piccole storie su chi vuol fare la pace in Medio Oriente e su che cosa significa la parola pace per i paesi arabi. La prima riguarda l'Egitto, che ha firmato un trattato con Israele 30 anni fa, per alcuni versi collabora politicamente con esso (ed è anche il luogo "buono" che Obama ha scelto per il suo famoso discorso di sei mesi fa). Bene, è accaduto che una giornalista locale, Hala Mustafa, che dirige un settimanale, "Democracy" che appartiene al maggior quotidiano locale "Al Ahram" ed è notoriamente legata al figlio e probabile successore del presidente Mubarak, abbia avuto la "strana" idea di avere un colloquio con l'ambasciatore israeliano regolarmente accreditato in Egitto. Al colloqui è seguita una reazione indignata del sindacato dei giornalisti, che l'ha accusata di violare il "bando della normalizzazione" che proibisce ogni contatto con cittadini israeliani. Makram Muhammad Ahmed presidente di questo sindacato (che naturalmente NON è stato espulso dalla federzione mondiale dei giornalisti, al contrario di quello israeliano) ha dichiarato che se il sindacato dei giornalisti fosse più forte Hala Mustafa non avrebbe potuto avere l'incontro con l'ambasciatore e che per questo dovrebbe essere licenziata da Al Ahram. Capite. Noi boicottiamo il ministro della cultura egiziano Hosni perché dice di voler bruciare i libri israeliani che trovasse nelle biblioteche egiziane; ma il sindacato dei giornalisti proibisce ai suoi membri di incontrare cittadini israeliani, anche se si tratta ovviamente di fonti importanti, dato che i due paesi confinano, hanno interessi in comune ecc. E la chiamano pace... Al massimo è non belligeranza
La seconda storia riguarda l'Arabia Saudita, che con l'Egitto condivide la leadership dei paesi arabi "moderati" . Bene, l'Arabia Saudita inserisce normalmente nei suoi contratti di fornitura la clausola che i beni forniti non debbano essere di origine israeliana né componenti di tale origine. Si chiama boicottaggio (quello che vogliono i vari "pacifisti", fra cui di recente i sindacati britannici). E non è facilissimo da realizzare, dato che sono frutto almeno in parte di ricerca israeliana quasi tutti i beni di alta tecnologia marchiati Intel, Microsoft, Google, Motorola ecc. Il fatto è che ogni boicottaggio, fra cui questa clausola, è proibito per tutti i membri del WTO (la world trade organisation, l'Onu del commercio), cui l'Arabia è stata di recente ammessa con il patto esplicito di rinunciare a questa pratica. E però continua imperterrita. Come lo sappiamo? Perché la clausola è illegale anche secondo le leggi americani e questi contratti devono essere denunciati al governo federale. Be', secondo il ministero competente americano questo tipo di denunce è salito da 42 nel 2006 a 65 in 2007 a 74 nel 2008. Bel modo di volere la pace, no? D'altro canto l'Arabia forse farà passare sul suo territorio gli aerei israeliani che prima o poi potrebbero andare a bombardare gli impianti atomici iraniani, perché le conviene; ma per il momento proibisce con severità a ogni volo commerciale israeliano l'accesso al suo spazio aereo, sicché gli aerei El Al che vanno da Tel Aviv a New Delhi, per esempio, devono farsi un paio di migliaia di kilometri in più per girare intorno al pacifico reame.
Questa è la situazione. Tutti dicono che Israele e i Paesi arabi potrebbero convivere come oggi fanno nemici storici quali Francia e Germania. Ma vi immaginate un sindacato tedesco che proibisca ai suoi membri di collaborare con i francesi? O la Grecia, con cui l'Italia ha combattuto nella II guerra mondiale proibire l'Italia l'accesso al suo spazio aereo o controllare che nella Fanta non ci siano arance italiane? Questa è la situazione coi paesi arabi. Al di là di ogni accordo ufficiale, c'è un rancore diffuso, un'educazione all'odio, un rifiuto della normalizzazione vera dei rapporti che non riguarda solo il mondo politico ma ancor di più gli strati popolari e la gente comune. Naturalmente tutto ciò è frutto di un'educazione alla guerra e all'odio sistematicamente perseguita. La pace inizierà davvero quando tutti questi segnali di rifiuto e volontà di distruzione spariranno, quando sui libri di scuola Israele avrà lo stesso trattamento della Spagna (che è stata anch'essa territorio islamico) o del Giappone. Purtroppo quei tempi sembrano molto lontani.
Ugo Volli