Un ebreo garibaldino Joseph Marcou-Baruch
A cura di Valentina Vantaggio
Bfs, Pisa Euro 10
Nell’aprile 1897 si era imbarcato ad Alessandria d’Egitto, e poteva sembrare un giovane annoiato, in cerca di emozioni. Ma l’avventura che aspettava Joseph Marcou-Baruch era di un tipo particolare: aveva deciso di andare in guerra per difendere la Grecia nello scontro col vecchio Impero ottomano. Una testa calda, Joseph, troppo inquieto per mettere radici da qualche parte e costruirsi una vita regolare. Ebreo nato a Costantinopoli, aveva vissuto a Parigi, ma dalla Francia se n’era dovuto andare per le sue simpatie anarchiche. Aveva vagabondato da Berlino a Vienna, da Praga alla Bulgaria e infine al Cairo, facendo l’insegnante per sbarcare il lunario, anche se passava la maggior parte del tempo in attività politiche più o meno sospette. Quando si presentò l’occasione di partire volontario per la libertà ellenica, Joseph non ci pensò due volte, sebbene, a rigor di termini, lui con l’irredentismo greco c’entrasse poco. Per di più, si arruolò in un contingente garibaldino, guidato da Ricciotti Garibaldi, figlio dell’eroe. L’eccentricità biografica si trasformò così in un piccolo cammeo di storia controcorrente. Eccolo in Tessaglia, in zona d’operazioni, in camicia rossa, tutto preso a combattere non solo i turchi ma anche l’antisemitismo che serpeggiava tra i suoi commilitoni. Non tra gl’italiani, almeno a dar retta alle sue vivaci memorie, ora riproposte a cura di Valentina Vantaggio. Secondo Joseph, “prussiani”, francesi e greci, quellì sì, trovavano da ridire sull’ebreo apolide, che voleva difendere i diritti altrui. “Non si tratta della Grecia soltanto – scrive – ma della libertà dei popoli in Oriente, se anche morissi in Grecia sarebbe per l’Oriente libero, e nell’Oriente libero il giudaismo è compreso”. Una bella dose di utopia, non c’è che dire. Ma il nostro Joseph poteva, all’occasione, formulare giudizi anche molto taglienti, come quando afferma che gli ebrei sanno bene che cos’è la libertà degli altri ma non conoscono la propria. Tornato dalla Grecia come un eroe, Marcou-Baruch si stabilì a Firenze, dove s’innamorò follemente di una ragazza di buona famiglia. Ma non ci fu lieto fine. Abbandonato, Joseph si uccise con un colpo di rivoltella al cuore. Aveva soltanto ventisette anni.
Giulio Busi
Il Sole 24 Ore