Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/09/2009, a pag. 39, la risposta di Sergio Romano ad un lettore ( evidentemente abituato a ragionare dalla lettura dei pezzi di Romano sull'America) dal titolo " Le vittime dell'11 settembre e gli occhi del mondo ".
Sergio Romano, non potendo negare l'11 settembre e le sue conseguenze catastrofiche, si scaglia contro Bush, criticando la guerra al terrorismo.
Romano, così attento ai diritti umani dei terroristi islamici reclusi a Guantanamo e Abu Grahib, tace su quelli delle vittime degli islamisti nei paesi musulmani e delle vittime degli attentati terroristici islamici in Europa. Nessun commento sulla notizia dell'introduzione della sharia in Indonesia. Non una sillaba sulla discriminazione della donna nella cultura islamica. Romano non è credibile, nè oggettivo. La sua risposta dimostra solo astio nei confronti di qualcuno che, a sua differenza, aveva come priorità la difesa delle democrazie occidentali. Ecco lettera e risposta di Sergio Romano:
11 settembre
Perché nessuno in Occidente si sforza di leggere il triste evento dell’11 Settembre con gli occhi di un abitante di uno dei Paesi in cui le truppe Usa e/o Nato hanno portato o stanno portando «pace e democrazia»? Gli errori politici e militari, i danni e i morti causati si pagano oggi anche se commessi dal Paese più potente della terra: li pagano specialmente i cittadini Usa e di Gran Bretagna, la cui vita viene oggi complicata enormemente dalla paura di attacchi terroristici.
Qualcuno potrebbe forse dire che «è una lieve ma pur giusta punizione».
Ranieri Ricci
ranieri@mail.com
Caro Ricci,
Come disse il titolo dell’editoriale apparso nel Corriere del 12 settembre, in quei giorni «fummo tutti americani». Non lo furono soltanto coloro che hanno con gli Stati Uniti antichi legami di sangue, di interessi e di cultura politica, ma anche africani, asiatici e latino-americani che sono stati educati a considerare l’America un padrone o, peggio, un nemico. Oggi è utile chiedersi, come lei sembra suggerire nella sua lettera, se le reazioni della presidenza Bush a quel tragico evento non abbiano contribuito a cancellare, in una parte dell’opinione mondiale, il ricordo del dramma e ad allargare l’area dell’ostilità verso l’America e i suoi alleati. Le manifestazioni di cordoglio a New York in occasione dell’ottavo anniversario sono state straordinariamente dignitose e solenni. Le note dell’inno americano cantate sotto una fitta pioggia autunnale da un coro di giovani donne e i nomi dei morti scanditi nel silenzio, uno ad uno, dai parenti delle vittime dimostrano quanto brucino ancora, nel corpo della nazione, le ferite dell’11 settembre. Ma sarebbe giusto, oltre che politicamente utile, ricordare che vi sono oggi Paesi in cui quelle commemorazioni possono suscitare la sensazione che i morti degli Stati Uniti pesino più di quelli degli altri. Per gli iracheni, gli afgani e i pachistani le vittime sono i loro congiunti, uccisi dagli attentati suicidi o dal «fuoco amico », caduti in guerre che si sono rivelate sbagliate o mal condotte. Non basta. Qualcuno potrebbe ricordare che dopo l’11 settembre sono crollate altre torri, con effetti che hanno investito come un’onda sismica l’intero pianeta. Sono le torri del capitalismo finanziario americano, e anche il loro crollo, come sappiamo, ha provocato danni e sventure.
L’attentato contro le Torri gemelle fu un evento esecrabile e gli Stati Uniti hanno il diritto di perpetuarne il ricordo onorando i loro morti. Ma il problema che noi dobbiamo affrontare oggi non è soltanto quello dell’estremismo islamico. È anche quello delle situazioni politiche create nel mondo dalla presidenza Bush dopo l’11 settembre. Niente potrà cancellare il ricordo dei poveri corpi che cadevano come fuscelli dalle torri colpite. Ma nell’album delle nostre memorie le loro immagini vivono oggi accanto a quelle dei detenuti di Abu Ghraib, di Bagram e di Guantanamo. Credo che Barack Obama lo abbia compreso e che cerchi di correggere gli errori politici del suo predecessore. È questo il modo migliore per rendere onore alle vittime dell’ 11 settembre.
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