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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
13.09.2009 Iran, Obama sempre pronto al dialogo
Intanto a Teheran la bomba è quasi pronta

Testata: Corriere della Sera
Data: 13 settembre 2009
Pagina: 10
Autore: Paolo Valentino
Titolo: «America pronta al dialogo con l'Iran, ma il dossier nucleare va discusso»

"America pronta al dialogo con l'Iran, ma il dossier nucleare va discusso", è il titolo della corrispondenza di Paolo Valentino sul CORRIERE della SERA di oggi, 13/09/2009, a pag.10. A noi pareva che il dossier nucleare fosse stato oggetto di discussioni ormai da molti anni, con i risultati che conosciamo. Obama è sempre pronto al dialogo, anche questo è ormai storia vecchia, che finirà solo quando l'Iran annuncerà che ha la bomba. A quel puntò che farà Obama, si dichiarerà dispiaciuto ? A meno che non succeda qualcosa prima.
Ecco l'articolo:

 Ride, ma non ne ha motivo.

WASHINGTON — Gli Stati Uniti hanno accettato l’offer­ta di dialogo dell’Iran alla co­munità internazionale. L’Am­ministrazione americana è pronta a negoziati senza con­dizioni con Teheran, nono­stante l’insistenza dei dirigen­ti sciiti di non voler trattare sul futuro del loro program­ma nucleare.

Lo ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato, Philip Crowley, esprimendo la delu­sione di Washington per l’esclusione del dossier atomi­co, ma anche sottolineando che la proposta iraniana rap­presenta un’opportunità che sarebbe sbagliato non coglie­re: «Vogliamo verificare la lo­ro apertura e capire se sono pronti a impegnarsi veramen­te », ha spiegato Crowley.

Lanciata mercoledì scorso, con una lettera di cinque pagi­ne dal titolo «Cooperazione, Pace e Giustizia», la proposta di Teheran prevede trattative «complessive e costruttive» con gli Stati Uniti e i Paesi (Ci­na, Russia, Gran Bretagna, Germania e Francia) che in questi anni, nel cosiddetto format «5 più 1», hanno tenu­to aperto il dialogo con il regi­me sciita senza la partecipa­zione americana, bloccata dal­l’Amministrazione Bush, tran­ne un singolo incontro sul fi­nire del suo mandato.

L’annuncio di Washington è stato commentato positiva­mente dal ministro degli Este­ri dell’Iran, Manouchehr Mot­taki, che ha lasciato perfino intravedere un piccolo spira­glio
anche sul vero tema della discordia: «Se le condizioni saranno mature — ha detto — c’è anche una possibilità che parleremo del dossier nu­cleare ».

L’Amministrazione non si farà comunque problemi a sollevare il tema: «Forse non è quello di cui vorrebbero par­lare, ma posso assicurare che noi lo porteremo al tavolo del­le discussioni», ha detto ieri il portavoce della Casa Bian­ca,
Robert Gibbs, al seguito del presidente a Minneapolis. «Gli iraniani — ha aggiunto — hanno verso la comunità internazionale la responsabili­tà di abbandonare il loro pro­gramma di armi balistiche nu­cleari: questo è il nostro obiet­tivo e su questo si concentre­rà la nostra attenzione». Gib­bs ha spiegato che l’apertura offre una opportunità agli Usa e ai partner di «tenere sot­to pressione» Teheran. Non è chiaro dove e quando gli eventuali incontri avranno luogo.

Secondo il
New York Ti­mes , il più probabile rappre­sentante del governo di Washington sarà il sotto-se­gretario di Stato per gli Affari Politici, William Burns, che ha guidato la partita diploma­tica con Teheran. Parlando ve­nerdì a New York, l’ambascia­trice americana all’Onu Su­san Rice aveva detto che gli Usa «non vogliono imporre scadenze artificiali» all’Iran.

La decisione di accettare il dialogo diretto esporrà sicura­mente la Casa Bianca sia alle critiche dei conservatori, che accusano il presidente di de­bolezza e ingenuità, sia a quel­le dei gruppi per i diritti uma­ni, che considerano l’apertu­ra una legittimazione di un re­gime autoritario. Ma accettan­do quantomeno di vedere la proposta, Obama spera di al­lentare la pressione interna ad abbandonare l’approccio diplomatico e insistere subi­to per un nuovo round di san­zioni internazionali. Pochi giorni fa, a Vienna, è stato proprio l’inviato americano all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, Glyn Davies, a dire che Teheran sa­rebbe vicina a possedere o già in possesso di uranio a basso arricchimento, suffi­ciente, se ulteriormente arric­chito, a fabbricare una o due bombe atomiche.

A conferma di un appoggio di fondo dell’Amministrazio­ne, la disponibilità al dialogo degli Usa non si ferma al­l’Iran. Crowley ha infatti det­to che Washington è pronta a «colloqui diretti» anche con la Corea del Nord sul suo pro­gramma nucleare, nel quadro già esistente dei negoziati a sei, con Corea del Sud, Cina, Russia e Giappone.


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