Romantici guerriglieri, come li vede una certa sinistra/destra catto comunista ? O piuttosto terroristi super finanziati ? Pessimi investitori, però. Lo racconta Guido Olimpio sul CORRIERE della SERA di oggi, 12/09/2009, a pag.17, in un pezzo dal titolo "Il Madoff libanese e la vendetta del Partito di Dio".
Hassan Nasrallah abbraccia il suo finanziatore Ahmadinejad
WASHINGTON — Salah Ezzedine è sempre stato considerato un uomo pio e dedicato alla lotta degli Hezbollah, altro esempio di «purezza sulla Terra». Ricco, intraprendente, con i contatti giusti, l’imprenditore ha aperto due importanti case editrici che esaltavano le azioni dei guerriglieri libanesi, ha coordinato pellegrinaggi alla Mecca e soprattutto ha fatto affari in Medio Oriente. Greggio, costruzioni, attività commerciali con partner tra gli sceicchi del Golfo. Dunque quando ha proposto ai massimi dirigenti dell’Hezbollah e a migliaia di piccoli investitori sciiti di affidargli il denaro per farlo fruttare nessuno ha avuto dubbi. Prometteva la rendita del 40 per cento, assicurava guadagni sicuri e veloci. Una scorciatoia per gonfiare il conto in banca.
Lo schema, però, è crollato miseramente quando un assegno staccato da Ezzedine in favore di un personaggio dell’Hezbollah è tornato indietro. Era «scoperto». Una goccia da 200 mila dollari che si è tramutata in un diluvio da un oltre un miliardo di dollari. Tanto è il buco lasciato da Ezzedine. Il pio uomo ha fregato tutti, in fumo risparmi e denari per coprire le pesanti perdite causate dal crollo del prezzo del petrolio.
Temendo ritorsioni, l’imprenditore ha portato la famiglia all’estero, poi è rientrato in segreto a Beirut, dove si è nascosto in attesa di sviluppi. Una mossa disperata prima della fine. All’intelligence dell’Hezbollah sono bastati pochi giorni per trovarlo. I miliziani, furiosi per la truffa costata ai capi 700 milioni di dollari, invece di consegnarlo alla polizia lo hanno rinchiuso, per una settimana, in luogo segreto. Sotto pressione, minacciato, Ezzedine ha dovuto collaborare. E risultati del piano, nascosto alle autorità libanesi, sono arrivati. Fonti mediorientali a Washington hanno rivelato al Corriere che un buon numero di dirigenti Hezbollah sarebbero riusciti a salvare una porzione del loro tesoretto. Quasi 15 milioni di dollari, dicono i bene informati. Il segretario dell’Hezbollah, Hassan Nasrallah, ne avrebbe recuperato uno, più o meno la metà di quello che la sua famiglia aveva affidato a Ezzedine. Altri beneficiari dell’operazione il numero due Naim Qassem, il responsabile militare Mustafa Badr Aldin, l’inviato in Iran Abdallah Safi Aldin, il capo del reparto coordinamento Wafiq Safa, il presidente del Consiglio esecutivo Hashem Safi Al Din, l’ex deputato Amin Shari, il parlamentare Nawaf Al Mussawi. Un elenco non completo, in quanto – aggiungono le fonti – l’Hezbollah ha cercato in ogni modo di nascondere lo scandalo.
Il movimento, che si è sempre vantato della sua integrità morale contrapponendola alla rampante corruzione degli altri politici, teme contraccolpi seri. Molti dei fondi affidati a Ezzedine, subito ribattezzato «Abu Madoff» o il «Madoff libanese», dovevano servire per aiutare le famiglie sciite vittime del conflitto del 2006 con Israele. Denari per rilanciare attività e sostenere chi ha perso casa o lavoro sotto i pesanti raid israeliani. Sembra che tra le vittime dell’imbroglione ci sia anche la moglie e il clan di Imad Mugnyeh, il capo dell’apparato clandestino Hezbollah ucciso – probabilmente – dagli israeliani a Damasco. La vedova, raccontano i bisbigli incontrollabili di Beirut, si sarebbe vista decurtare l’assegno che il movimento gli assicurava.
Il loquace Nasrallah, famoso per le sue sortite propagandistiche, questa volta ha cercato di mantenere un profilo basso. Intanto per proteggere l’azione di recupero del denaro. Quindi per distanziare il movimento da una vicenda imbarazzante. E dunque prima ha negato il coinvolgimento, poi ha riconosciuto che qualche dirigente aveva affidato i soldi a Ezzedine. Infine ha amm esso che l’Hezbollah aveva investito con l’uomo d’affari, «ma non più di quattro milioni di dollari ». Una fuga controllata di informazioni accompagnata dalla denuncia delle «menzogne» messe in giro, a suo dire, per infangare i duri e puri Hezbollah.
La versione di Nasrallah ha però lasciato buchi più grandi di quello causato da Ezzedine. Persino la stampa vicina agli irriducibili miliziani ha espresso critiche per un comportamento non in linea con le prediche dei mullah. E ora che l’uomo d’affari è stato consegnato alla magistratura libanese c’è chi si attende nuove rivelazioni compromettenti. «Abu Madoff» potrebbe rivelarsi più letale di una bomba.
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