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La Stampa Rassegna Stampa
12.09.2009 Il ricordo dell' 11/9, assente Obama
L'articolo di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 12 settembre 2009
Pagina: 10
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Mai più un attacco contro l'America»

Con l'assenza da Ground Zero del presidente Obama, l'America ha ricordato l'anniversario dell'attacco alle Twin Towers. Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 12/09/2009, a pag.10, l'articolo di Maurizio Molinari, dal titolo " Mai più un attacco contro l'America ". Speriamo non rimanga solo un desiderio.

CORRISPONDENTE DA NEW YORK
Lotta senza quartiere contro Al Qaeda, impegno a difendere l’America da nuovi attacchi e l’abbraccio con i giovani volontari che rappresentano l’altruismo della nazione: Barack Obama celebra il suo primo 11 settembre da presidente sovrapponendo il ricordo delle vittime all’agenda dell’amministrazione.
Nell’ottavo anniversario dell’attacco di Al Qaeda, New York si sveglia trovando sulle pagine del «Daily News» il messaggio di Obama: «Ogni anno in questo giorno siamo tutti newyorkesi, è una tragedia che ha cambiato la vita di questa città e segnerà per sempre la coscienza della nazione, non dimenticheremo mai quanto avvenne». Alle 8.46 il presidente e la moglie Michelle sono sul prato della Casa Bianca per il minuto di silenzio che ricorda l’impatto iniziale sulle Torri Gemelle degli aerei trasformati in missile dai 19 dirottatori-kamikaze inviati da Osama bin Laden.
Contemporaneamente a Ground Zero inizia la lettura dei 2752 nomi delle vittime. A fianco dei parenti c’è Joe Biden, il vicepresidente, che sotto una pioggia battente parla della «fratellanza» fra tutti gli americani perchè «sentiamo di appartenere l’uno all’altro». Il sindaco, Michael Bloomberg, ricorda l’«altruismo e la compassione» dei volontari che corsero ad aiutare le squadre di soccorso: intorno a lui Ground Zero mostra la novità di un cantiere dove la ricostruzione è iniziata, con l’obiettivo di terminare entro l’11 settembre del 2011 la realizzazione della «Freedom Tower» che sorgerà dove erano le Torri Gemelle.
A Washington, sul selciato del memoriale che ricorda le 184 vittime causate dall’impatto del volo American Airlines 77 sul Pentagono, Obama pronuncia il discorso sull’attacco terroristico di Al Qaeda. Al suo fianco ha l’ammiraglio Mike Mullen, capo degli Stati Maggiori Congiunti, e parla da comandante in capo: «Rinnoviamo la determinazione contro chi ha perpetrato questo atto barbarico e contro chi ancora sta complottando contro di noi, non vacilleremo mai nella difesa della nazione come nel perseguire Al Qaeda e i suoi alleati estremisti». Per un giorno toni e termini di Obama sono gli stessi del predecessore George W. Bush che in un comunicato diramato con la moglie Laura afferma: «Rinnoviamo la determinazione a prevenire il ritorno del Male sulle nostre spiagge». Tanto il testo scritto di Bush che quello pronunciato da Obama rendono omaggio ai soldati in Iraq e Afghanistan. E Barack rinnova la promessa solenne più volte fatta dal predecessore: «Il mio impegno più importante è rendere sicura l’America, è la prima cosa a cui penso quando mi sveglio al mattino ed è anche l’ultima a cui penso prima di coricarmi la sera».
A mezzogiorno Obama, accompagnato dalla First Lady vestita di nero, entra nella Cattedrale di Washington per il servizio di commemorazione delle vittime di New York, Washington e Shanksville in Pennsylvania, che quest’anno ha per protagonisti i giovani volontari giunti da ogni angolo del Paese. Il coro intona «America The Beautiful» e Obama sottolinea l’importanza di «unirci come popolo e come nazione» per «affrontare le sfide più difficili». Il giorno di riflessione, ricordo e lutto serve per prepararsi ad affrontare l’incombente battaglia politica per l’invio di nuovi rinforzi in Afghanistan. Nancy Pelosi, presidente della Camera, svela l’esistenza di «malumori che serpeggiano fra i democratici su ulteriori aumenti di truppe» ma Obama è determinato a ottenerli per il motivo che, come scrive sul «Daily News», «quanto avvenuto otto anni fa spiega perché dobbiamo garantire le necessarie risorse e strategie contro coloro che ci attaccarono allora e si rifugiano oggi in Pakistan e Afghanistan».

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