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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
11.09.2009 La scommessa di Amos Oz: 'Un partito contro gli ultraortodossi'
Cronaca di Francesco Battistini

Testata: Corriere della Sera
Data: 11 settembre 2009
Pagina: 15
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «La scommessa di Amos Oz: 'Un partito contro gli ultraortodossi'»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 11/09/2009, a pag. 15, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " La scommessa di Amos Oz: «Un partito contro gli ultraortodossi» ".

L'appello lanciato da Amos Oz riflette la profonda insofferenza e il disagio dell'opinione pubblica laica israeliana. Detto questo ci viene un serio dubbio che la risposta risolutiva sia un nuovo partito, che potrebbe persino procurare un aumento della violenza da parte dei gruppi superortodossi. Ci rendiamo conto che non è quanto si propone Oz, ma non sempre alle buone intenzioni corrispondono altrettanto buoni esiti, come s'è visto con il risultato fallimentare del partito Meretz lanciato da Oz e altri intellettuali altrettanto famosi come il partito della pace. Ecco l'articolo di Francesco Battistini:

 Amos Oz

GERUSALEMME — Un saba­to mattina, una tv stava accesa a Gerusalemme: «Guardavo le contestazioni degli ultraorto­dossi — racconta Uri Regev, rabbino riformato — e non cre­devo ai miei occhi. Urlavano ai poliziotti: 'Nazisti!'. Una cosa intollerabile». Lo stesso saba­to, su uno schermo di Los An­geles: «Quelle scene mi han colpito — spiega Stanley Gold, top manager della Walt Disney —. Non è possibile che la deci­sione 'sacrilega' d’aprire un parcheggio di sabato, sia pure vicino al Muro del Pianto, sca­teni quella furia». Sempre quel sabato, in un tinello di Arad, il televisore era spento ma il pc funzionava da ore. Alla tastie­ra, Amos Oz. Che, nelle pause del suo nuovo romanzo, aveva il tempo per indignarsi via mail: «Shalom, amici. È venuta l’ora di formare la nostra orga­nizzazione. Spero sarà il punto di svolta della realtà israeliana, nell’eterna lotta tra fanatismo e tolleranza...».
Alla lotta. Topolino & gli scrittori israeliani. I rabbini il­luminati & gli ebrei della Cali­fornia. Nasce il partito dei nuo­vi apòti, quelli che tutta que­st’intolleranza religiosa non la bevono più. «Non staremo zit­ti, non sopporteremo oltre». Lunedì prossimo, al 16 di Roth­schild Boulevard, l’indirizzo di Tel Aviv che servì a Ben Gu­rion per proclamare l’indipen­denza, sarà presentato ufficial­mente Hadush, acronimo ebraico di libertà (
hofesh ), reli­gione ( dat ) e uguaglianza ( shi­vion ): «Una formazione aperta a chi, di Ben Gurion, vuole met­tere in pratica l’insegnamento principale: coniugare questi tre valori con le regole dei Pro­feti ». Al nuovo movimento aderiscono intellettuali (Mei­rav Michaeli), un ex giudice dell’Alta corte, Amnon Rubin­stein, i leader delle comunità ebraiche americane, 180 rabbi­ni, pezzi di sinistra... «Noi ebrei della diaspora abbiamo sempre sostenuto la terra d’ori­gine — dice Gold, che col suo colosso di cartoon sta investen­do un miliardo di dollari in Israele —. Ma c’è troppo fonda­mentalismo. Su questa strada, il sistema non può che crolla­re ».
Il sistema già scricchiola. Se­condo la Banca centrale, l’au­mento degli ultraortodossi è «un duro colpo all’economia e alla sicurezza del Paese»: negli ultimi dieci anni, le iscrizioni alle scuole religiose sono au­mentate del 51%, i giovani che rifiutano il servizio militare so­no raddoppiati, ed è un
haredi il 25% dei bambini di prima ele­mentare; solo il 35% degl’inte­gralisti lavora, mentre gli altri campano di pensioni sociali.
«Questo parassitismo — commenta il rabbino Regev— indebolisce la nostra società». Una delle battaglie di Hadush sarà per abolire i contributi pubblici, come accade nelle co­munità Usa, dove gli ortodossi sono tenuti a guadagnarsi la pagnotta: «Per generazioni —
dice Amos Oz, che ci riprova dopo il buco del suo Partito de­gli scrittori — l’ebraismo è sta­to una religione aperta. Questo è lo spirito della sua tradizio­ne. Non a caso non c’è mai sta­to un papa ebreo. Ci fosse, tut­ti gli ebrei andrebbero a dirgli: 'Ehi papa, tu non conosci me, né io te, ma mio nonno e tuo zio commerciavano insieme a Minsk o a Casablanca, e allora lascia dire anche a me quel che Dio vuole da noi'. È questa la vena anarchica del pluralismo ebraico: tutti hanno il diritto di commentare. Noi siamo il ri­sultato di generazioni cresciu­te nel dialogo. Per questo sia­mo sopravvissuti. E non ci fare­mo cancellare da chi protesta per un parcheggio. O sui bus, fa viaggiare separati uomini e donne. Il nostro bus, mi spia­ce, va da un’altra parte».

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