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Giacomo Galeazzi, Gaza come Auschwitz 10/09/2009
------Messaggio inoltrato
Da: Segre Fast Web
Data: Wed, 09 Sep 2009 16:20:15 +0200
A: "direttore@lastampa.it" <direttore@lastampa.it>
Conversazione: All 'attenzione del Direttore
Oggetto: All 'attenzione del Direttore

Buongiorno.
Sul sito de La Stampa trovo l'articolo scritto da Giacomo Galeazzi in
occasione del pellegrinaggio interreligioso ad Auschwitz. Mi permetto di
farle giungere, egregio Direttore, il  mio pensiero su quanto ho letto.
Galeazzi scrive:
-«Essere qui  ad Auschwitz è un messaggio contro ogni violenza, anche di
oggi. Quando sono entrato nel campo ho pensato a Gaza, è normale». Lo ha
detto Mohammed Esslimani, teologo islamico proveniente dalla Mecca.-
Il fatto che queste gravi affermazioni siano scritte in apertura
dell'articolo sembra dimostrare che il pensiero del teologo islamico sia
anche quello di Galeazzi. E questo è particolarmente grave perché unire nel
pensiero Auschwitz a Gaza è abominevole. Ad Auschwitz si veniva deportati
per essere annientati, come popolo; a Gaza nulla di tutto quello che
successe ad Auschwitz si è mai verificato. Sembra forse che le immagini
degli abitanti di Gaza (ne posso inviare tantissime, tratte dai siti
palestinesi) possano essere avvicinate a quelle scattate nei campi di
sterminio? Si pensa forse che ad Auschwitz ci fossero bancarelle piene di
ogni ben di Dio, come a Gaza? Si pensa forse che la gente potesse mai tirare
razzi contro le città tedesche? O che, se gravemente ammalati, quei
poveretti potessero essere ricoverati in qualche ospedale del "nemico"?  Al
contrario, a Gaza si rifiuta perfino il ricordo, la conoscenza di quel che
ha significato Auschwitz per il mondo intero. E allora Galeazzi avrebbe
fatto bene a ricordare che a Gaza si è proibito agli organismi
internazionali che dipendono dall'ONU di far anche solo menzione di
Auschwitz nei libri di testo. Solo così avrebbe dimostrato di prendere le
distanze da quelle parole che hanno unito Auschwitz a Gaza.
Dicendo ciò non penso certo che i palestinesi non patiscano situazioni
pesanti, ma queste non sono neanche lontanamente paragonabili a quelle
patite dagli internati nei campi di sterminio nazisti; ma ricordo che la
causa prima di tutto quel che succede in Palestina va fatta ricadere sui
capi politici palestinesi e arabi, che da tutto ciò traggono enormi
profitti. Nei campi, invece, la situazione era del tutto opposta.
Più avanti, nell'articolo, Galeazzi cita ancora questo teologo che ha osato
dire le seguenti parole: «Sono qui perchè l¹islam è dalla parte dei poveri e
delle vittime, non solo musulmani ma di tutte le religioni: islamici,
ebrei, cattolici, ortodossi, tutti. La sofferenza - ha aggiunto
- è sofferenza per tutti gli esseri umani».
Certo, belle parole, ma false, sulla sua bocca, e di circostanza. Peccato
infatti che contrastino platealmente con quanto la maggior parte dei
responsabili islamici (politici e religiosi, che è di norma la stessa cosa,
oggi) mettono in atto. Ci vuole una bella faccia tosta per unire i poveri di
tutte le religioni, gli islamici con gli ebrei, i cattolici e gli ortodossi,
se non si denuncia chiaramente quanto sempre di più succede nel mondo,
proprio nel mondo islamico (dhimmitudine), e anche tra gli islamici che
vivono in mezzo a noi.
Ma non legge i quotidiani, il signor Galeazzi? Perché non ha scritto queste
verità?
Colgo l'occasione per inviarle, egregio Direttore, cordiali saluti

Emanuel Segre Amar

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