Un tempo si diceva che i proverbi sono la saggezza dei popoli, in Italia, uno dei dei più noti, era " mogli e buoi dei paesi tuoi ", di un tempo nel quale non c'erano nè immigrazione nè altri probelmi collegati. Per cui non si capisce perchè debba stupire la campagna dell'Agenzia ebraica per un problema che in Israele ha persino delle valenze in più, così come li ha nella diaspora, dove la maggior parte dei matrimoni "misti" producono una famiglia non più ebraica. Il discorso è più lungo e complicato, e non è questa la sede per farlo, ma è inutile lamentarsi delle decrescita ebraica se nessuna delle autorità competenti pone mano (e testa) al problema. Almeno in Israele qualcuno ci pensa. E poi smettiamola con queste accuse di razzismo, come si dovrebbero difendere i valori fondanti di un popolo ? In Israele si è detto a voce alta quello che tutti pensano ma non osano dirlo.
Ecco l'articolo di Aldo Baquis sulla STAMPA di oggi, 09/09/2009, a pag.16, dal titolo " Ebrei della diaspora, campagna shoc contro le unioni miste ".
La telecamera si fissa su un volantino appeso ad un muro. Mostra un giovane, Joel Fine, che è «lost», andato perduto. Appeso a un albero un altro volantino informa che anche Josh Feldman, purtroppo, è «lost». Poi la telecamera si sofferma su altri giovani, ragazzi e ragazze, spagnoli, francesi, russi: ciascuno - tutti nella rispettiva lingua - risulta perduto. Il volantino del ragazzo disperso in Russia, scritto in caratteri cirillici, è caduto sul marciapiede ed è impregnato di pioggia: la musica di sottofondo si fa ancora più melanconica.
Nei primi giorni - quando questi spot sono passati alla televisione israeliana e su Internet - la nuova campagna pubblicitaria ha riscontrato vette di successo, distaccando gli spot sgargianti dei telefoni cellulari alla moda. Ma repentinamente il vento è cambiato e un’ondata di critiche ha indotto a sospendere le loro trasmissioni.
Solo pochi giorni fa l'iniziativa era stata presentata in pompa magna dall’Ufficio del primo ministro israeliano e dalla Agenzia Ebraica, l’ente che organizza la immigrazione in Israele. La direttrice del progetto, Ayelet Shilo-Tamir, aveva detto alla stampa che «il popolo ebraico si avvia verso una crescita negativa», ossia si sta riducendo. Aveva poi presentato dati raccolti dall’«Istituto per la politica di programmazione del popolo ebraico» secondo cui fra i giovani ebrei della Diaspora oltre il 50% concludono matrimoni misti.
È stato allora deciso - aveva aggiunto Shilo-Tamir - di lanciare una campagna di sensibilizzazione nazionale, da 600 mila dollari, per chiarire agli israeliani che devono mobilitarsi nella lotta contro la «assimilazione» degli ebrei nella Diaspora. Ma i siti internet sono stati investiti da un diluvio di proteste. Migliaia di interventi, al 90% - stima il giornale economico Globes - negativi. «Una campagna che fomenta il razzismo e l’odio» hanno stimato il 55% di quanti hanno partecipato a un suo sondaggio. L’Agenzia ebraica si è trincerata dietro un muro di riserbo. Il problema della assimilazione resta grave: ma la campagna sarà ora profondamente rielaborata.