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La Stampa Rassegna Stampa
07.09.2009 Bildt non va più in Israele, ma è coinvolta anche l'Italia
Perchè Bildt ha dichiarato il falso su Frattini. Che però tace

Testata: La Stampa
Data: 07 settembre 2009
Pagina: 14
Autore: Emanuele Novazio
Titolo: «Il premier svedese Bildt cancella la visita in Israele»

Sulla STAMPA di oggi, 07/09/2009, il servizio da Stoccolma di Emanuele Novazio, dal titolo " Il premier svedese Bildt cancella la visita in Israele". Ma non è coinvolta solo Israele in questa decisione, Bildt è quello che ha negato di aver sentito la dichiarazione di Frattini sull'antisemitismo in Europa. Come abbiamo scritto ieri, Frattini non può non chiarire la faccenda. Aspettiamo, da bravi cortigiani ingenui, e in più fiduciosi.
ecco il pezzo:

 Bildt e Frattini

INVIATO A STOCCOLMA
Il presidente di turno dell’Unione europea, lo svedese Carl Bildt, rinvia sine die la visita a Gerusalemme che avrebbe dovuto svolgersi a partire da venerdì prossimo. Spiegazione ufficiale: l’Ue non vuole interferire nei contatti in corso fra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’amministrazione americana per rilanciare le trattative con i palestinesi. «La visita avverrà quando ci saranno condizioni più favorevoli», ha dichiarato ieri un portavoce del ministro. Più verosimilmente, la decisione di Bildt è legata alla polemica - che sta scuotendo la Svezia - sollevata da un articolo del quotidiano «Aftonbladet», secondo il quale l’esercito israeliano avrebbe asportato organi di palestini morti durante la prima Intifada.
Nonostante le forti pressioni israeliane, Bildt si è sempre rifiutato di condannare l’articolo, «per rispetto alla libertà di stampa». La questione è riaffiorata al vertice informale dei ministri degli Esteri dell’Unione europea conclusosi sabato a Stoccolma: il tema non era all’ordine del giorno, ma il capo della diplomazia italiana Frattini ha condannato durante la prima sessione di lavori «l’antisemitismo in tutte le sue forme, che non può avere spazio in Europa». Insistendo che l’Ue deve far sentire la sua voce quando il mondo ebraico «percepisce come antisemite frasi, dichiarazioni o prese di posizione». Interrogato in proposito durante la conferenza stampa finale, Bildt ha negato - non senza ironia - che Frattini abbia parlato dell’argomento: altre fonti europee, in privato, hanno invece confermato.
Che la vicenda stia avvelenando i rapporti fra Stoccolma e Gerusalemme è noto. La settimana scorsa il vice ministro degli Esteri israeliano Dany Ayalon aveva chiesto ancora una volta la condanna formale dell’articolo da parte del governo di Stoccolma. In caso contrario, aveva sottolineato, «il problema Aftonbladet» sarebbe stato all’ordine del giorno dei colloqui di Bildt a Gerusalemme, rischiando di mettere in ombra i temi politici in agenda. L’imbarazzo di Bildt per l’articolo di «Aftonbladet» - e la conseguente gestione della «crisi» da parte del governo svedese - europeizza, di fatto, un problema bilaterale: segnale tanto più negativo in quanto la Svezia ha la presidenza di turno dell’Ue. E rischia di avere spiacevoli conseguenze sul ruolo stesso dell’Unione europea, in un momento in cui la crisi mediorientale entra in una fase di potenziale rilancio: l’amministrazione americana presenterà un nuovo piano di pace in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite di fine mese, quando potrebbe esserci un incontro fra Obama, Netanyahu e il presidente palestinese Abu Mazen.
La stessa motivazione del rinvio addotta dal governo svedese - non interferire nei contatti fra lo Stato ebraico e l’amministrazione Obama - solleva non poche perplessità: sono anni che l’Europa tenta di avere un ruolo sul palcoscenico internazionale, e in particolare in Medio Oriente. Lo stesso Bildt del resto, in quanto presidente di turno dell’Ue fino al 31 dicembre, aveva posto il vertice di Stoccolma sotto il segno del ruolo globale dell’Unione europea.

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