Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
" Ammazzare ebrei non è un crimine, al massimo riguarda Israele "
Continuazione della cartolina di ieri sul tema: sta cadendo la distinzione – se mai c'era – fra antisionismo e antisemitismo.
Avete letto tutti, credo, della nomina di Ahamad Vahidi a ministro della difesa dell'Iran. Si tratta del mandante di una terribile strage in Argentina: 86 persone uccise da un'autobomba al centro sociale ebraico. Vahidi è responsabile di numerosi altri atti terroristici, avendo comandato l'unità dei pasdaran dedicata a questo tipo di responsabilità ed è inseguito da un mandato di cattura dell'Interpol, emesso dalla procura argentina per questo reato. Vahidi è stato nominato ministro della difesa, non dello sporto o della religione – roba pesante – ed è stato approvato col più alto numero di voti parlamentari fra tutti i ministri di Ahamadinedjad, in mezzo a grida di "a morte Israele". Un macellaio degli ebrei eletto per distruggere Israele... Bene, possiamo capirlo. Non c'è molto rispetto della legge nel mondo islamico, almeno della legge normale, quella civile, che proibisce le stragi e i rapimenti. Per farvi solo un esempio, ai recenti festeggiamenti di Gheddafi era presente Omar Al Bashir, presidente del Sudan, inseguito anche lui da un mandato di cattura del tribunale dell'Onu per il genocidio che ha organizzato in Durfur. (Ma in questo Gheddafi non è il solo. Sapete chi è stato l'ultimo ospite di Al Bashir, lo scorso 2 settembre? Il puro e onesto Romano Prodi, ex primo ministro italiano e ex presidente dell'Unione Europea, icona dei "democratici" buoni. Leggete qua: "La conversazione con Bashir - ha detto Prodi in qualità di presidente della Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli - è stata approfondita e aperta: abbiamo discusso di questioni come la preparazione delle elezioni politiche, il referendum per l'autodeterminazione del Sudan meridionale, il mantenimento della pace e l'assistenza umanitaria in Darfur" Che faccia di tolla, eh? Parlare con la volpe della buona gestione del pollaio... ma i giornali italiani, che si interessano solo di questioni di letto, su questo non hanno fiatato... e i deputati democratici, scandalizzati per la visita di Berlusconi a Gheddafi, su quella di Prodi a Bashir non hanno avanzato obiezioni di sorta...). Da Gheddafi era ospite anche il capo dei pirati della Somalia, Mohammed Abdi Hassan Hayr «Afweyne» "(quest'ultimo è un soprannome che vuol dire «Bocca larga», non per la conformazione delle mascelle, ma per la voracità con cui il conto nelle banche occidentali ingurgita il denaro dei riscatti delle navi catturate) [...] D'altro canto Gheddafi non ha mai nascosto la sua simpatia per pirati e durante l'ultimo summit dell'Unione Africana ad Addis Abeba non ha esitato a giustificarli: «È brava gente con una missione: combattere la pesca illegale nelle acque del proprio Paese»." [i commenti sono del "Corriere della sera"] E naturalmente anche qui nessuno ha fiatato, né nel nostro governo, né fra i giornalisti presenti... Dunque non fa meraviglia che l'Iran nomini un pericoloso terrorista ricercato con mandato di cattura internazionale ministro della difesa: la pirateria e lo stragismo fanno parte del DNA dell'islamismo "militante". Ma guardate le reazioni della stampa italiana. Cecilia Zecchinelli sul "Corriere" dice pudicamente che Vahidi è "ritenuto responsabile" dell'attentato e il titolo è costruito in questa maniera "un <> nel governo", mettendo "ricercato" fra virgolette, come se non fosse vero. Altri giornali, fra cui "Repubblica" "Giorno", "Carlino", "Nazione" titolano citando senza virgolette – e dunque facendola propria - l'espressione del terrorista secondo cui la sua elezione è "uno schiaffo a Israele". Il "Manifesto come al solito primeggia nella sua posizione di simpatica col terrorismo. Scrive Marina Forti, proprio in fondo al suo articolo, dopo due colonne di pettegolezzi vari sui membri del nuovo governo iraniano: "E l'approvazione più alta, 227 voti su 286, è stata riservata al brigadiere Ahmad Vahidi, ministro della difesa: la sua nomina è stata commentata in occidente come una provocazione, perché Validi è ricercato dall'Interpol, su richiesta dell'Argentina, con l'accusa di aver organizzato l'attentato a un centro culturale ebraico a Buenos Aires nel 1994 (l'Iran ha sempre respinto l'accusa)." E bravo l'Iran, pensa la Forti, che respinge la bizzarra accusa argentina. Se non ammette, è innocente: ma via, volevate che uno stato rivendicasse una strage di civili innocenti in un paese neutrale? Sarebbe stato troppo anche per l'Iran. Siavus Randjbar-Daemi su "Il messaggero" ha pensato bene di corredare la notizia con l'osservazione che "Un portavoce dell'Interpol ha comunque precisato che gli Stati sono liberi di decidere se attuare la disposizione d'arresto." Reazioni, lo ammetterete, molto tiepide; ancor meno forti sono le "critiche internazionali" (come educatamente le chiama Da Rold sul "Sole"): non si sono registrate reazioni ufficiali né europee né americane: cavoli di israele, si legge fra le righe. E però il macellaio Vahidi non ha organizzato una strage di massa di soldati o perfino di cittadini israeliani. Ha ammazzato cittadini argentini (dato l'origine etnica degli argentini è probabile che un bel po' di loro fosse titolare di una doppia cittadinanza europea e molto probabilmente italiana). Avevano il torto di essere ebrei, come quel Gaj Taché, cittadino italiano di anni due, ammazzato il 9 ottobre 1982 da agenti di Gheddafi, fra cui i tribunali italiani hanno identificato e condannato Osama Abdel Al Zomar, di cui il nostro ministro degli esteri pochi giorni fa ha dichiarato di non voler chiedere l'estradizione. Anche qui, saranno cavoli di Israele... Del resto l'ex presidente Cossiga non ha confermato qualche mese fa l'esistenza di un "lodo Moro", che ha consentito per anni e forse ancora adesso, libertà di movimento in Italia per i terroristi palestinesi, purché non colpissero interessi italiani, a parti quelli legati al sionismo (traducendo in italiano: esclusi gli ebrei)? Aggiungeteci tutto quello che vi ho raccontato nella cartolina di ieri e anche le vignette negazioniste e antisemite pubblicate in Olanda dalla Arab European League, "in rappresaglia" a Fitna, il film contro il Corano di Geert Wilders, per cui il Centre for Information and Documentation on Israel ha ottenuto un processo che si dovrebbe svolgere nei giorni prossimi. Insomma, è sempre più chiaro che non c'è più troppa differenza, agli occhi di Eurabia, della sua stampa e dei suoi governi fra antisemitismo e lotta contro Israele e il sionismo, quest'ultima considerata legittima se non lodevole. Gli Stati nazionali, che hanno nella difesa della vita e della sicurezza dei propri cittadini il primo scopo istituzionale, incominciano a fare di nuovo qualche distinzione rispetto agli ebrei. Forse è vero, come dicono i difensori dell'immigrazione clandestina, che stiamo tornando vicinoi ai tempi delle leggi razziali: ma non come la intendono loro, perché gli immigrati sarebbero i perseguitati; piuttosto perché l'anti-sionismo del mondo arabo e dei governi di Eurabia si sta estendendo verso l'antisemitismo.