Cari amici, sta accadendo qualcosa di molto interessante - o preoccupante, fate voi (ricordate quella vecchia maledizione cinese: possa tu vivere in tempi interessanti?) Si tratta di questo: sta cadendo in maniera esplicita e diretta la vecchia barriera fra antisemitismo e antisionismo. Certamente l'avete notato. In Italia a parole anche i peggiori nemici di Israele dicono: per carità, noi ci opponiamo alle politiche "criminali" "razziste" "colonialiste" (fate un po' voi, l'elenco potrebbe continuare) del governo di Israele ma non ce l'abbiamo con gli ebrei, anzi condanniamo la Shoà, celebriamo la giornata della memoria, siamo antifascisti/antinazisti. Eccetera eccetera. Così tutti, da D'Alema al Manifesto agli autonomi. Be', questo discorso non è mai stato molto credibile, ma adesso è retroguardia, completamente superato dalle nuove tendenze di Eurabia. Guardate la famosa storia del quotidiano svedese Aftenbladet, con l'accusa ai soldati israeliani di aver sequestrato nel '92 giovani palestinesi per strappar loro il cuore (letteralmente). Contro Israele, si è detto; ma c'era una coda ancor più velenosa: pensate, diceva il "giornalista" che qualche giorno fa hanno accusato in New Jersey un rabbino con l'accusa di traffico di organi. Un rabbino americano, per nulla israeliano. Che cosa lo congiunge attraverso ottomila kilometri e diciassette anni ai soldati israeliani? Be' è chiaro, sono tutti ebrei. Un altro esempio chiaro, difeso con lo stesso argomento svedese sulla libertà di stampa, è la decisione del quotidiano spagnolo El mundo di pubblicare un'intervista al noto negazionista David Irving (notate, un quotidiano di destra, vicino al PPE; ma le ricerche demografiche hanno mostrato che la Spagna è il paese più antisemita d'Eurabia e certe cose vanno al di là delle divisioni politiche). Irving è stato recentemente condannato al carcere in Austria per la sua propaganda negazionista ed è uno dei capofila della teoria, così diffusa nel mondo arabo secondo cui la Shoà non c'è mai stata, o non ha avuto le proporzioni descritte dagli storici. Intervistare Irving non è di per sé una cosa che non si possa fare se l'intervista è giustamente collocata in maniera critica, con i criteri che si possono usare anche per pubblicare Mein Kampf. Il fatto è che il quotidiano spagnolo ha sistemato l'intervista in una serie di contributi per ricordare cos'è stata la seconda guerra mondiale, al di là di quel che tutti sanno. Capite: il ruolo dei paracadutisti, l'importanza del petrolio per la strategia dei combattenti, gli scontri fra i servizi segreti... la bufala della Shoà. Che nella serie figuri anche un'intervista al direttore di Yad Vashem non cambia molto le cose. Israele ha protestato, con il che si è ottenuto il risultato di fare della Shoà un affare che riguarda solo un paese che peraltro, nella propaganda del Mundo e di molti altri giornali della stessa risma, viene frequentemente paragonato ai nazisti. Sulla Shoà c'è anche la notizia uscita nei giorni scorsi dalla striscia di Gaza di una protesta di Hamas perché sembrava che nel curriculum delle scuole dell'agenzia Onu per i rifugiati (UNRWA) fosse entrato il tema: "the refugee camps committees categorically refuse to let our children be taught this lie created by the Jews and intensified by their media." [il comitato dei campi profughi - cioè Hamas - rifiuta categoricamente di permettere che ai nostri figli siano insegnate le menzogne create dagli ebrei e intensificate dai loro media"]. Diciamo che la protesta era scontata, dato che anche il "buon" presidente dell'Autorità Palestinese Abbas ha iniziato la sua carriera con una tesi di laurea negazionista, approvata - questo bisogna sottolinearlo - da un'università dell'URSS. Quel che è più sorprendente, almeno se uno ha delle illusioni sugli organismi sovrannazionali, è la risposta dell'UNRWA. Così Karen Abu Zayd, il commissario generale dell'agenzia nella Striscia: "`I can refuse allegations that the UN school curriculum includes anything about the Holocaust. Anyone can have a look at the school books. Really we focus on human rights in curriculum." [posso smentire le accuse che il curriculum delle scuole dell'Onu includa alcunché sull'Olocausto. Noi nel curriculum ci concentriamo solo sui diritti umani]. Perché naturalmente la Shoà coi diritti umani non c'entra e parlarne è un'accusa. Con un nome così, vi meravigliate? Volevo parlarvi anche dell'Iran, ma questa cartolina sta diventando davvero troppo lunga, lo farò domani
Ugo Volli |