Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/09/2009, a pag. 41, l'articolo di Dino Messina dal titolo " Hosni candidato all’Unesco ora imbarazza la Francia ".
Farouk Hosni
La candidatura di Farouk Hosni a direttore generale dell’Unesco sta diventando un caso che crea imbarazzo anche all’Eliseo. Ieri, mentre il ministro della Cultura egiziano annunciava di lasciare il Cairo per Parigi, dove sosterrà le proprie ragioni davanti ai 58 membri del Consiglio esecutivo dell’Organizzazione delle nazioni unite per la cultura, «Le Monde» pubblicava un caustico commento di Claude Lanzmann e Bernard-Henry Lévy. I due intellettuali francesi, che già avevano sottoscritto con Elie Wiesel un appello contro Hosni in cui si ricordava tra l’altro l’infelice frase pronunciata l’anno scorso dal ministro pronto «a bruciare personalmente libri di autori israeliani», ironizzano questa volta sul ruolo svolto dal ghost writer di Nicolas Sarkozy, Henri Guaino. Il collaboratore del presidente, secondo indiscrezioni riportate da «Le Monde», avrebbe se non scritto almeno letto prima della pubblicazione l’articolo con cui Farouk Hosni lo scorso maggio si scusava sul giornale francese per le parole pronunciate e replicava all’appello di Lanzmann, Lévy e Wiesel. Lanzmann e Lévy ribadiscono che tra Hosni e la direzione generale dell’Unesco permane una «scandalosa incompatibilità» e osservano che «la risposta di Hosni non nega niente dei fatti di cui lo si accusa».
Mentre si avvicina il momento della decisione, che sarà presa entro settembre, all’Eliseo si confrontano due linee: quella del ministro degli Esteri, Bernard Kouchner, secondo il quale Parigi non esprimerà preferenze, e quella dell’ascoltato consigliere presidenziale, Guaino, che invece avrebbe parlato di «benevolenza » verso la candidatura egiziana. In effetti, un’alleanza franco-egiziana si era profilata già dal 2007 quando l’Eliseo lanciò il progetto dell’Unione per il Mediterraneo con l’essenziale appoggio dell’Egitto. Nel 2008, in un quadro mutato, secondo «Le Monde», la Francia pensò alla candidatura di Jack Lang, «idea presto abbandonata per non irritare Mubarak». Intanto, sul versante italiano della polemica, registriamo la dichiarazione di Gian Luigi Rondi, uno dei firmatari dell’appello di personalità italiane in favore di Hosni: «Le accuse che gli si rivolgono di nemico della cultura israeliana mi sembrano del tutto prive di fondamento » .
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