Riportiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 03/09/2009, a pag. 39, l'articolo di Fabio Scuto dal titolo " Turisti in Israele vacanze con stage di anti-terrorismo ".
Fabio Scuto è in mala fede, non approva l'idea del corso e scrive : " Nel gruppo che precedeva il suo, James ha sentito dei ragazzi che si vantavano con i genitori che aspettavano la fine dello stage di essere diventati «capaci di uccidere gli arabi». ". Più che imparare ad uccidere gli arabi, il corso serve ad imparare a difendersi dai terroristi. Quelli che fanno attentati in Israele sono arabi. E' normale che in Paese minacciato dal terrorismo islamico dal giorno della sua fondazione esistano corsi di questo genere.
Poi Scuto scrive : " Lo stage non è centrato solo sull´uso delle armi tiene a precisare Sharon Gat, ha la funzione di insegnare «i valori sionisti». ". Per quale motivo le virgolette? Scuto crede che il sionismo non sia un valore?
Ecco l'articolo:
Sharon Gat, l'organizzatore del corso di autodifesa dal terrorismo
Sharon Gat assiste una ragazzina che gli arriva a malapena all´altezza della cintura. Da dietro l´aiuta a imbracciare un fucile alto più o meno come lei. Aggiustano insieme la mira e aprono il fuoco su una sagoma di cartone. La ragazzina fa parte di un gruppo di civili israeliani, canadesi e americani venuti a seguire uno stage di antiterrorismo, qui nella colonia di Gush Etzion, in Cisgiordania.
«E´ molto importante che ogni ebreo sappia utilizzare un´arma per difendersi», dice Gat che è un ex ufficiale delle Forze speciali israeliane ora nella Riserva, «e senza ipocrisia mi dà anche da guadagnare bene». La Caliber 3, la società fondata da Gat, organizza corsi di diverso livello e durata per compagnie di sicurezza, marshal dell´aria, bodyguards. Prezzi che variano da 5 mila ai 10 mila euro. Questi stage di mezza giornata destinati ai turisti sono l´ultima aggiunta al catalogo della Caliber 3. Al campo di tiro i turisti venuti da Canada, Stati Uniti e Belgio formano un gruppo di 15 clienti, la loro età va dai 10 ai 50 anni. La lezione di tiro comprende due livelli: armi corte - semplici pistole - e lunghe con fucili mitragliatori M-16. James, un ragazzo di una ventina d´anni dell´Ohio, si è iscritto durante le vacanze che sta passando presso dei familiari che vivono non lontano da Gush Etzion. «Certo, il momento più scioccante è stato quando ci hanno fatto gridare ‘Terroristi!´ prima di metterci in posizione di tiro e aprire il fuoco sulle sagome». James ha apprezzato il corso della Caliber 3 e lo giudica senza rischi, ma avanza qualche dubbio sulla partecipazione degli adolescenti. Nel gruppo che precedeva il suo, James ha sentito dei ragazzi che si vantavano con i genitori che aspettavano la fine dello stage di essere diventati «capaci di uccidere gli arabi».
Sharon Gat ha inaugurato questi stage lo scorso anno con un discreto successo commerciale, le entrate della Caliber 3 sono cresciute del 15 per cento e i partecipanti sono stati più di un migliaio. I corsi, spiega Gat, sono una versione semplificata e abbreviata del primo mese di addestramento delle unità dell´esercito destinate alla lotta al terrorismo. L´istruttore insiste sull´essenziale con i suoi allievi: «Con un terrorista non c´è da scherzare, c´è da ucciderlo e basta». Rivka è un´israeliana di 20 anni che vive a Toronto, è qui in vacanza con la famiglia in visita a dei parenti anche per celebrare la memoria di uno di loro, morto a bordo di uno dei jet che si schiantarono contro il World Trade Center nel 2001. «Era un soldato e i suoi figli oggi sono qui. Lo fanno per il loro papà». Per Rivka questa esperienza si iscrive bene nella realtà israeliana. «Cresceranno qui e quando sarà il loro momento entreranno nell´esercito (la coscrizione è obbligatoria in Israele per uomini e donne, ndr) e allora perché non fare un po´ d´esperienza prima?». Lo stage non è centrato solo sull´uso delle armi tiene a precisare Sharon Gat, ha la funzione di insegnare «i valori sionisti». «Nell´insieme», dice ancora l´ex ufficiale dei reparti speciali, «gli ebrei che vivono all´estero non ci assomigliano molto. Studiano per diventare medici, avvocati o ingegneri. Sono pronti alle sfide del lavoro ma non hanno dei caratteri forti. Penso invece sia importante che si sentano vicini a coloro che hanno affrontato le guerre e combattuto per Israele. Questo li renderà fieri di essere ebrei».
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